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“Uomini e no” di Elio Vittorini (1945)

Il primo testo dell’antologia letteraria della Resistenza italiana è tratto dal libro di Elio Vittorini Uomini e no. Si tratta di un romanzo edito nel 1945 nel quale l’autore narra la vicenda di uno dei partigiani più importanti di Milano, Enne 2 (nome in codice), ritratto all’interno della quotidianità degli ultimi anni di guerra in nord Italia: l’odio che prova nei confronti di un gerarca nazista che gli dà la caccia (Cane nero), la gestione della brigata garibaldina di cui è comandante, i problemi di relazione con la sua amante e collaboratrice Berta. Il finale, pur con la cattura e uccisione di Enne 2, simboleggia la grandezza romantica dell’eroe che accetta il suo destino che decide di non sottrarsi, scappando da Milano, alla morte.

Il brano che si riproduce qui di seguito è tratto dalla parte finale del libro: è il momento in cui Enne 2, denunciato da un tabaccaio che ne ha riconosciuto la foto su di un giornale milanese, rifiuta di lasciare Milano e aspetta il suo destino nella camera in cui vive, durante un dialogo serrato e asciutto, quasi a monosillabi, con frasi brevissime, con l’altro amico partigiano Barca Tartaro.

Uomini e no, capitoli CXXII e CCXXIV

Quando l’operaio fu uscito [si tratta di un operaio che partecipava alla discussione in tabaccheria sull’identità di Enne 2 e che era andato da lui ad avvertirlo che qualcuno lo aveva riconosciuto ed era pronto a denunciarlo ai nazifascisti], Enne 2 vide che imbruniva.

Aveva già veduto questo; e aveva veduto il sole sorgere, stare nella nebbia, scioglierla, stare nell’aria fredda, tutto il giorno abbracciare dal freddo cielo la sua stanza, staccarsi poi a poco a poco, e aveva pensato con lui tutto il giorno, aveva guardato in lui fino alle montagne, aveva aspettava, e ora di nuovo questo vedeva: che imbruniva.

Significava qualcosa se un tabaccaio parlava? E se qualcuno lo ascoltava?

Se gli uomini di Cane Nero apprendevano dove trovare chi cercavano? Se anche venivano e lo catturavano? Significava qualcosa? E che significava?

Poteva cambiare quello che lui doveva fare? Che non andasse via da Milano? Che restasse dov’era? Che aspettasse? Egli ora aveva in questo la sua cosa più semplice da fare. Poteva, per altro che accadesse, fare diverso?

Pensò la terra e gli uomini, nell’aria senza più sole, e gli parve che fosse riposo; non più la luce; il sonno. Gli parve che avesse bisogno soltanto di riposo; si stirò le membra; erano due giorni che non si stirava; e pensò alla notte che veniva per non pensare.

Di nuovo sentì bussare: “Ciao, capitano”.

Era un’altra volta, con la sua voce grossa Barca Tartaro  [un altro membro del gruppo partigiano di Enne 2, la brigata Garibaldi, di ispirazione comunista].

“Ciao, che accade?”

Barca Tartaro scuoteva la sua grossa testa tonda. “Non va capitano”.

“Non va”?

“Non va”.

“Che cosa non va?”

“Che tu non sia andato via da Milano”.

“Ho le mie ragioni, Barca”.

“Di restare qui e farti ammazzare?”

“Di restare un altro giorno o due. Andrò con Orazio e Metastasio [altri due partigiani del gruppo]

“Ma loro vanno martedì”.

“Non posso aspettare sino a martedì?”

“Sono ancora quattro giorni fino a martedì”.

“Non posso aspettare ancora quattro giorni?”

“Non va, capitano”.

“Va sì, Barca Tartaro”.

“Va no, capitano. Se vieni a dormire da me forse va. Ma in questa casa non può andare”.

“E’ lo stesso, Barca. Questa casa o un’altra è lo stesso”.

“Non è lo stesso”.

“E’ lo stesso. Verrò da te anche, se ci tieni.”

“Andiamo allora”.

“Ora? Ora no. Verrò domani”.

“Perché non ora?”

“Ora ho voglia di riposare”.

“Puoi riposare anche da me. Sei un po’ malato?”

“Forse un po’ di influenza”:

“ Da me ti puoi curare”.

“Grazie, Barca. Vengo domani”.

“ E se qui fosse pericoloso proprio stasera?”

“Non lo è più di ieri. Non lo è più di altrove”.

“Ho visto un camion di loro all’angolo della strada”.

“Dove c’è un tabaccaio?”

“Dove c’è un tabaccaio.”

“Ma guarda! – disse Enne 2 – “Dove c’è un tabaccaio?”

CXXII

Fu in silenzio un momento, pareva riflettere, e Barca Tartaro stava al suo fianco, grande e grosso, un po’ curvo il capo, toccando con le nocche delle dita, dalle sue lunghe braccia, l’orlo del letto.

“Ma questo non può cambiar nulla”. Soggiunse Enne2.

“Che dici, capitano?”

“Forse è un buon uomo”.

“Parli del tabaccaio?”

“Parlo di lui e di ognuno. Forse ognuno è un buon uomo”.

“Questo non è vero, capitano”.

“Non si può mai saperlo”.

“Si può saperlo. Sai che hanno dato un uomo ai cani?”

“Hanno dato un uomo ai cani?”

“Clemm e i suoi [i nazisti che controllavano Milano]. E Figlio-di-Dio [un partigiano garibladino] oggi ha ucciso i cani”.

Disse Enne 2: “E’ morto Figlio-di-Dio?”

“Egli ha messo i due cani in ghiacciaia.”

“Nella ghiacciaia di Clemm,” disse Barca Tartaro.

“Figlio-di-Dio è un gran burlone”.

“Anche lo spagnolo [un altro partigiano] è un gran burlone.”

“Che ha fatto lo spagnolo?”

“Ha fatto fuori Clemm, capitano”. […]

“Ora c’è da far fuori Cane Nero”.

“Faremo fuori anche lui”.

“Li faremo fuori tutti”.

“Se resti in questa casa faranno fuori te”. Disse Barca Tartaro.

“Ma io domani vengo via”.

“Vieni via stasera. Se ti fanno fuori stasera?”

“Stasera debbo star qui. Non mi fanno fuori.”

“Ma se ti accadesse una disgrazia che dovremo pensare?”

“Non mi accadrà nessuna disgrazia, Barca”.

“Ma se ti accadesse? Dovremo pensare che l’hai voluta tu?”

“Io non voglio niente”, disse Enne 2, “Tu non sa che cosa io possa aver da fare”.

“Non arrabbiarti, capitano”.

“Io non mi arrabbio, ma non voglio niente”.

Barca Tartaro salutò.

“Però lo spagnolo c’è rimasto”.

“Lo hanno preso mentr’era ancora su Clemm”.

“Ah! Lo hanno preso?”.

“Anche Figlio-di-Dio hanno preso”.

“Hanno preso anche Figlio-di-Dio?”.

CXXIV […]  Figlio-di-Dio si era perduto; lo spagnolo lo stesso, persino lui, ma nessuno mai avrebbe detto che l’avrebbero voluto loro, se si erano perduti. Si sarebbe detto di loro quello che loro stessi avrebbero detto. […] E perché si sarebbe detto di lui che l’aveva voluto lui? Era perché voleva star lì anche a costo di perdersi? Anche lui si sarebbe perduto in un modo altrettanto semplice, se doveva perdersi. Essi avevano fatto fuori Clemm. E non poteva fare qualcosa di simile anche lui?

Comprensione del testo

prova a strutturare una mappa concettuale in cui indicherai i principali temi di discussione che emergono all’interno del testo.

Prova poi a fare un riassunto del testo che non ecceda le 20-25 righe.

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