Breve antologia letteraria della Resistenza Italiana (1945-1970)
La cultura italiana del secondo dopoguerra, influenzata dalla corrente culturale del Neorealismo, dalla volontà di guardare in faccia alla realtà delle cose in modo scientifico e diretto (ricordate il Naturalismo francese di Zola e il Verismo italiano del tardo Ottocento?), dalla necessità di prendere posizioni nette nella vita e nella storia (atteggiamento molto sentito soprattutto dagli scrittori di orientamento politico marxista), si dedica con film (Ladri di biciclette e Roma città aperta di Roberto Rossellini) e con alcuni importanti romanzi a celebrare la resistenza italiana al nazifascismo.
Autori come Italo Calvino (vissuto tra il 1923 e il 1985, autore di volumi quali Marcovaldo, Le città invisibili, Palomar, Il barone Rampante, Il Visconte dimezzato, oltre al libro resistenziale Il sentiero dei nidi di ragno), Elio Vittorini (vissuto tra il 1908 e il 1966, fondatore della rivista Politecnico, oltre che autore del romanzo Uomini e no), Davide Lajolo (giornalista astigiano di orientamento comunista a cui si deve Il voltagabbana) e Beppe Fenoglio (1922-1963, alla cui penna si devono Il partigiano Johnny, I 23 giorni della città di Alba, Primavera di bellezza, Una questione privata) scrivono, pur con stili, linguaggi e orientamenti politici diversi (Calvino, Lajolo e Vittorini erano molto vicini al Partito Comunista Italiano; Fenoglio era invece più vicino al movimento “Giustizia e Libertà”), storie legate alla lotta degli antifascisti contro l’oppressione di Mussolini e Hitler.
Il momento storico, quello che coincide con le elezioni politiche del 1948, con il piano Marshall per la ripresa dell’Europa e con lo scontro tra i due principali partiti politici italiani (Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi e Partito Comunista Italiano di Palmiro Togliatti), è molto teso e tesa – di conseguenza – è anche la ricostruzione che i letterati fanno della guerra civile tra partigiani e repubblichini in Italia (1943-45).
Se autori come Lajolo e Vittorini tendono a dividere in modo netto i “buoni” (i partigiani) dai “cattivi” (i nazifascisti), scrittori come il langarolo Fenoglio (che, per vivere, lavorava nel campo della produzione vinicola ad Alba) – influenzati dalla letteratura americana (soprattutto dal volume Moby Dick di Hermann Melville) – restituiscono una narrazione piena di chiaroscuri, in cui anche i partigiani appaiono per quello che erano, non eroi assoluti ma giovani che difendevano la libertà personale e nazionale, che non avevano avuto il tempo per maturare e per prepararsi nel campo della guerra, della politica e dei rapporti interpersonali.
Qui di seguito si potranno leggere alcuni estratti da tre romanzi che più di altri rappresentano la narrazione della guerra e delle scelte di libertà che i giovani letterati nati attorno al 1910-20 fecero di fronte alla minaccia nazifascista. Al termine di ciascuno, alcune proposte di lavoro (domande, costruzione di mappe concettuali, analisi del testo).
Elio Vittorini, Uomini e no
Beppe Fenoglio, Il partigano Johnny
Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno