Vini della Campania
Sommario
Fattori naturali
La ridente posizione della regione Campania e la rinomata fertilità delle sue terre crearono il mito della “Campania Felix”, dove la coltura della vite ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza, non per la resa delle uve ma per la qualità di esse. Il territorio è diversificato, ma maggiormente di origine vulcanica grazie alla presenza del Vesuvio, che crea ambienti particolari utili per la produzione dei vini. Il panorama delle zone vitate campane e dei vitigni autoctoni è ampio, alcuni di questi presenti da moltissimo tempo ed in modo esclusivo.
La superficie campana è caratterizzata da rilievi, depressioni e incisioni terrestri causate dalla violenza delle eruzioni vulcaniche. Inoltre sono presenti diversi tipi di terreni come quello argilloso (argille verdi e grigie) che favorisce lo scambio di nutrienti, quello roccioso di cui la superficie è generalmente grumosa, poco profonda, che causa un drenaggio lento, limitazione che può essere agevolmente superata mediante determinati meccanismi agricoli.
Fattori umani
La “cultura del vino” è importante in tutte le regioni italiane, ma la tradizione campana ha origini più profonde e antiche. Ai tempi degli antichi romani era conosciuta come “Campania Felix” (Campania felice) per la consistente produzione vinicola che grazie alle cure amorevoli dei suoi vignaioli, ha conservato nei secoli forme di allevamento e vitigni di origine antichissima.
Se il Sud-italia, infatti, è sempre stato giustamente considerato un territorio di transito della vite, che dall’Asia Minore e dalla Grecia si diffuse lungo le coste del Mediterraneo e verso l’Europa continentale, la Campania ha sicuramente rappresentato uno dei primi e più rilevanti centri di insediamento, di coltivazione, di studio e di diffusione di questa coltura. Gran parte del vino prodotto nella provincia di Benevento e quello proveniente anche da altre parti della Campania veniva venduto al mercato di Roma, diventando così un vino pregiato.
Varietà dei vitigni
In Campania la percentuale dei vini DOC e DOCG sul totale della produzione regionale non supera il 10%. In Campania ci sono 4 DOCG; Taurasi, Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Aglianico del Taburno.
I vini doc sono 15: Ischia, Capri, Vesuvio, Cilento, Falerno del Massico, Castel San Lorenzo, Aversa, Penisola Sorrentina, Campi Flegrei, Costa d’Amalfi, Galluccio, Sannio, Irpinia, Casavecchia di Pontelatone, Falanghina del Sannio.
I vini IGP sono 10; Colli di Salerno, Dugenta, Epomeo, Paestum, Pompeiano, Roccamonfina, Beneventano, Terre del Volturno, Campania, Catalanesca del Monte Somma.
I principali vitigni a bacca rossa della Campania sono: Aglianico, Aleatico, Barbera, Cabernet, Franc, Cabernet Sauvignon, Cesanese Comune, Ciliegiolo, Greco Nero, Malvasia Nera, Merlot, Montepulciano, Piedirosso, Pinot Nero, Primitivo, Sangiovese, Sciascinoso, Uva di Troia.
L’Aglianico o Ellenico è un vitigno che si vuol fare derivare dal greco Ellenico, è presente pressoché in tutta l’Italia meridionale ma trova il miglior habitat in Campania e Basilicata. Il vitigno Aglianico predilige i terreni vulcanici, presenti nei territori in cui offre i migliori risultati. Col vitigno Aglianico si producono grandi vini, quali il Taurasi in Campania e l’Aglianico del Vulture diffuso in Basilicata. I vini prodotti con l’Aglianico si prestano ad affinamenti in legno, sia in botte grande che in barrique; l’affinamento in legno tende a smussare il tannino dei vini giovani e addolcire il prodotto rendendolo fine e armonico.
I principali vitigni a bacca bianca della Campania sono: Asprinio, Bellone, Biancolella, Bombino Bianco, Coda di Volpe, Falanghina, Fiano, Forastera, Greco Bianco, Malvasia Bianca, Malvasia di Candia, Montonico Bianco, Moscato Bianco, Pinot Bianco, Pinot Grigio, San Lunardo, Trebbiano Toscano.
Zone di produzione doc e docg
In provincia di Benevento troviamo il Piedirosso, l’Aglianico, lo Sciascinoso e la Falanghina, con le la DOCG Aglianico del Taburno o Taburno e le DOC Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Sannio. In provincia di Avellino il vitigno più diffuso è l’Aglianico con la DOCG Taurasi e due vitigni autoctoni bianchi nelle DOCG Fiano di Avellino e Greco di Tufo, l’intera provincia ha avuto il riconoscimento della DOC Irpinia.
In provincia di Caserta si trovano le tradizionali alberate aversane dell’Asprinio e gli alberelli di Mondragone, e qui si producono le DOC Galluccio, Falerno del Massico e, insieme con la provincia di Napoli, l’Asprinio di Aversa.
In provincia di Napoli numerose sono le DOC: Campi Flegrei, Capri, Ischia, Penisola Sorrentina e Vesuvio.
La provincia di Salerno le DOC riconosciute sono: Costa di Amalfi, Castel San Lorenzo e Cilento.
Vini DOCG
Aglianico del Taburno Taburno DOCG
L’area di produzione comprende 13 comuni, tutti nel cuore del Sannio, sparsi alle falde del Taburno e sui colli che circondano Benevento.
L’Aglianico del Taburno docg è prodotto principalmente nella versione rosso, pur esistendo anche il rosato, è ottenuta dalle uve del vitigno omonimo con l’eventuale aggiunta per un massimo del 15% di altre uve a bacca nera. Di colore rosso rubino più o meno intenso, tendente al granato con l’invecchiamento; l’odore è caratteristico, gradevole, persistente e può avere intensi sentori speziati al gusto è secco con sapore leggermente tannico. La gradazione minima è del 12% e l’invecchiamento obbligatorio di almeno due anni.
Con invecchiamento di tre anni, di cui almeno 12 mesi in botti di legno e sei in bottiglia, e gradazione minima del 13%, può essere classificato Riserva.
L’Aglianico del Taburno è un vino rosso consigliato con le grigliate di carni sannite, le carni rosse arrosto, e su tutte il capretto al forno e il cinghiale, o con il pecorino piccante o altri formaggi ben stagionati.Greco di Tufo DOCG.
Il Greco di Tufo è un vino bianco prodotto da uve del vitigno Greco di Campania, vinificato in purezza o per un minimo dell’85%, e un massimo del 15% al Coda di Volpe, un vitigno di origine locale; è prodotto nei tipi bianco e spumante metodo classico.
Greco di Tufo docg
La zona di produzione del Greco di Tufo, comprende l’intero territorio di alcuni comuni della provincia di Avellino.
Caratterizzato da un colore giallo paglierino vivace, dal profumo ampio e intenso ha un sapore secco, morbido, e un piacevole sentore di mandorla.
Si consiglia con antipasti a base di pesce, frittura di pesce, ostriche, crostacei arrosto o saltati, pesce alla griglia, baccalà e aragosta, frutti di mare o zuppe di pesce. per tradizione accompagna la pasta con i cavoli e la spigola in bianco.
Fiano di Avellino DOCG
L’area di produzione è compresa nella provincia di Avellino, in Irpinia, dove il terreno è origine vulcanica, ricco di sali minerali, su vigneti collinari ben esposti al sole. Si produce da vitigno Fiano di Avellino, per 85%, e Greco, Coda di Volpe bianca e Trebbiano toscano fino a un massimo complessivo del 15%.
Il Fiano di Avellino ha colore giallo paglierino intenso, un odore persistente, fruttato, un finale di nocciole tostate. Ha sapore fresco e armonico.
Il Fiano di Avellino per il suo gusto secco è consigliato all’aperitivo, insieme a crostacei alla griglia, scampi, polpo alla napoletana, primi piatti al sugo di pesce e verdure, pesci di mare al forno, filetti di rombo al vino con tartufo bianco, formaggi non stagionati o anche con piatti di carni bianche.
Tra tutti i piatti caratteristici della cucina napoletana esprime al meglio le sue doti con i vermicelli con cozze al naturale e con i polpi alla Luciana, cioè cucinati alla maniera tipica dello storico rione Santa Lucia di Napoli. Si serve fresco, a 10° C.
Taurasi DOCG
La zona di produzione di questo vino è detta Medio colle dell’agro Taurasino, che comprende 17 comuni dell’Irpinia.
Si ottiene da uve provenienti da vigneti costituiti dal vitigno Aglianico, possono concorrere altri vitigni a bacca rossa, fino a un massimo del 15%. È un vino dal colore rosso rubino intenso, tendente al granato, che acquista riflessi arancione con l’invecchiamento.
Ha un odore caratteristico, etereo, gradevole con sapore asciutto, pieno, armonico. Si presta a lungo invecchiamento, evolve aromi e sapori di grande e complessa intensità. L’invecchiamento obbligatorio è di 3 anni, ma può arrivare fino a 8 anni e oltre, il tipo Riserva si ottiene con oltre 4 anni di invecchiamento obbligatorio.
È un vino consigliato con la selvaggina, servito a una temperatura di 16-18° C, accompagna piatti dai aromi intensi, primi piatti al sugo di carne e secondi a base di carni rosse, arrosto, pollame e formaggi a pasta dura stagionati.
La varietà Riserva è un vino da meditazione da assaporare insieme a carni rosse brasatre e stufate selvaggina da pelo marinata e cotta in casseruola.
Uno dei vini più famosi della Campania è il vino doc Vesuvio Lacryma Christi. Sull’origine del nome di questo vino esistono vari miti e leggende. Tra le più conosciute: “Dio riconoscendo nel Golfo di Napoli un lembo di cielo strappato da Lucifero durante la caduta verso gl’inferi, pianse e laddove caddero le lacrime divine sorse la vite del LacrimaChristi”.
Un’altra versione narra invece di Cristo in visita ad un eremita redento che prima del commiato gli trasforma la sua bevanda poco potabile in vino eccellente. Versioni cristiane ereditate dalla mitologia pagana ben radicata sin dai primi insediamenti umani come dimostrano l’affresco di Bacco sul Vesuvio conservato nella Casa del Centenario a Pompei e le sue infinite presenze nei resti romani scampati all’eruzione del 79 d.C., la più antica di cui si abbia testimonianza scritta.
Approfondimenti
I vini doc e docg della Campania – Agricoltura Regione Campani: schede e disciplinari.
Lavori da fare
Compila le schede dei 4 vini docg della Campania e di 4 doc a scelta.