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La situazione politica ed economica in Spagna, Portogallo e Italia tra XIV e XV secolo

In Spagna e Portogallo, mentre Inghilterra e Francia combattevano la Guerra dei cent’anni, la situazione politica stava cambiando in fretta. Per tutto il Trecento, la penisola iberica era stata percorsa da notevoli lotte intestine tra regnanti e loro cavalieri feudali. Essa, all’epoca, era suddivisa in quattro regni: il regno di Portogallo, il regno di Navarra, il regno di Aragona e il regno di Castiglia.

Erano regni, soprattutto gli ultimi tre, molto litigiosi, con forti scontri tra feudatari e regnanti per la difesa delle rispettive prerogative di imporre tasse, riscuoterle e comportarsi come giudici. In Aragona, la Catalogna (ovvero la regione di Barcellona) pretendeva (come oggi!) la propria autonomia. La Castiglia, nel centro della Spagna, aveva vissuto nel Trecento una grande anarchia e una guerra civile tra feudatari. La sua produzione di lana, però, a causa del prolungarsi della guerra tra Inghilterra e Francia, aveva ampliato il proprio circuito di distribuzione in Europa. Lo stato era molto superstizioso, intollerante e razzista (soprattutto contro ebrei e musulmani: costoro abitavano a Granada). Violente persecuzioni vennero scatenate contro i cosiddetti mozarabi (islamici convertiti al cristianesimo) e i marrani (ebrei convertiti al cristianesimo).

Nel 1469 i regni di Castiglia di Aragona si unirono, grazie al matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona. Oltre a permettere la parola fine sugli scontri interni, questa unione fu proficua anche per le conquiste esterne. I due re, detti cattolicissimi in quanto difensori strenui dei valori della cristianità, conquistarono nel 1492 Granada (sino ad allora musulmana) e, nello stesso anno, dotarono Cristoforo Colombo, marinaio genovese, di tre caravelle per espandere, attraverso l’oceano Atlantico, l’influenza commerciale spagnola sino alle Indie (non si conosceva ancora, ovviamente, l’esistenza delle Americhe). Nello stesso tempo, per conservare intatto il cattolicesimo, obbligarono tutti gli ebrei di Spagna ad emigrare altrove in Europa: tale fuoriuscita del popolo israelita è nota come la DIASPORA (dispersione degli ebrei sefarditi, il ceppo di origine spagnola dell’ebraismo europeo). Anche la Navarra venne aggregata a fine Quattrocento a Castiglia ed Aragona, mentre il Portogallo rimase indipendente, grazie anche alla minore conflittualità tra nobili e regnanti che vi era.

Anche il Portogallo, grazie a re Giovanni I, aveva forti interessi commerciali verso l’Atlantico, soprattutto verso le coste dell’Africa occidentale, lungo le quali erano molte le colonie che i portoghesi erano riusciti ad installare e che permettevano loro di controllare diversi traffici di merci e di schiavi umani. Questa politica aggressiva tolse a Pisa e a Genova il monopolio del commercio delle spezie dalle Indie.

Le signorie italiane del Quattrocento

A livello politico, l’Italia del Quattrocento iniziò a superare le forti contese tra comuni e a far nascere, attorno a signori politicamente e militarmente forti, stati regionali più grandi: le cosiddette Signorie. I Signori erano coloro che, ad eccezione di Venezia, divenuta Repubblica basata sul potere di pochi (oligarchia), si erano meritati tale titolo onorifico dall’Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico e magari erano stati capitani del popolo in un comune o magistrati delle corporazioni lavorative più in vista in città importanti.

Le Signorie italiane più importanti furono quelle di Milano, Firenze e Roma. A causa di ciò, il regno di Napoli, controllato dalla dinastia degli Angioini (che avevano ospitato nel Trecento anche Giovanni Boccaccio a Napoli), non riuscì ad espandere la propria area di influenza, pur essendo alleato con la Francia e con il Papato. A causa delle forti tendenze all’autonomia da parte dei feudatari, il regno di Napoli passò , nel 1435, sotto il controllo degli Aragonesi, che già regnavano in Sicilia.

Anche il Papa stava concedendo molta libertà ai suoni nobili, vessato com’era dal problema dello scisma (separazione) con la chiesa d’oriente del 1452. Ciò non capitava al nord, dove la signoria dei Visconti, insediatasi a Milano grazie alla figura di Gian Galeazzo Visconti, cercava di assoggettare molti territori dell’area padana e mirava al Veneto e alla Toscana. A Firenze, nel Quattrocento, si impose la dinastia dei Medici, famiglia di origine borghese, che prestava denaro ad usura e esercitava l’arte della banca. Cosimo I ne fu l’iniziatore.

La novità militare della situazione quattrocentesca fu la creazione delle cosiddette “milizie di ventura”, ovvero soldati che combattevano a pagamento, i mercenari, guidati da condottieri che, oltre ad essere militari, erano anche politici e usavano la forza per allargare i confini dei propri domini.

La necessità di ampliare la propria terra fu bloccata nel 1454 dalla cosiddetta Pace di Lodi, con cui i Medici indussero tutti gli altri signori italiani a rispettare, in condizioni di reciproco equilibrio politico e militare, la suddivisione dei confini tra signorie fino a quel momento attestati. Ciò permise circa quarant’anni di relativa pace e la nascita del movimento chiamato Umanesimo, nel quale si riprese la lettura dei classici greci e latini, interrotta durante il Medioevo, e si pose l’uomo, con i suoi bisogni culturali e personali, al centro dell’interesse delle arti e della religione (vedasi gli studi sull’uomo di Vitruvio di Leonardo da Vinci, sulla moneta italiana da un euro).

Nel 1492 l’equilibrio politico italiano si infranse a causa della morte di Lorenzo de’ Medici. Ciò favorì l’ingresso in Italia dei grandi sovrani stranieri, come il re di Francia Carlo VIII, che entrò in Italia per strappare agli spagnoli il regno di Napoli e riportarlo sotto il controllo francese, dando vita al Cinquecento, un secolo che videro l’Italia diventare campo di battaglia per le maggiori potenze europee (Spagna e Francia soprattutto).

Questa spiegazione riguarda le pagine 134-136 e 138-142 del libro di storia delle classi terze.

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