La Seconda guerra mondiale: gli anni 1941-43
Nel 1941, l’azione di Hitler in Urss portò a grandi risultati sino al novembre 1941. Arrivati a poche decine di km da Mosca., i tedeschi dovettero fronteggiare la duplice reazione dell’Armata rossa e della popolazione. Il fronte di guerra si arrestò tra Leningrado (a nord dell’Urss) e Stalingrado (all’estremo sud, in vicinanza di importanti giacimenti di petrolio). Tra il 1941 e il febbraio 1942 i russi combatterono allo strenuo delle loro forze e riuscirono ad imbottigliare le forze naziste del generale von Paulus dopo mesi di violentissimi scontri.
Sempre nel dicembre 1941, il Giappone attaccò la flotta americana ormeggiata a Pearl Harbor (Hawai). Questo scatenò la immediata reazione degli Usa che dichiararono l’8 dicembre guerra alle forze dell’Asse. Questo assalto non dichiarato, seguì di quattro mesi la firma della Carta Atlantica, voluta dal presidente americano Roosevelt e dall’inglese Churchill, documento con cui essi dichiaravano al mondo di non essere interessati a nuove conquiste territoriali ma solo al crollo dei regimi autoritari nazista e fascista e al successivo nuovo status mondiale, basato sulla parità degli stati grandi e piccoli.
Questa Carta ebbe un seguito, nel 1942, con la firma dell’Alleanza delle Nazioni Unite, che comprendeva Usa, Urss, Cina, GB e, in seguito, la Francia. Era il documento da cui sarebbe nata l’attuale ONU (i cinque stati sono ancora oggi membri permanenti del Consiglio di sicurezza di quell’istituzione).
La guerra, nel 1942, divenne effettivamente mondiale. Anche se non lo sapeva ancora, questa era la fine dell’avanzata delle truppe di Hitler. Egli intanto, nel gennaio 1942, stava preparando la “soluzione finale”, ovvero lo sterminio della popolazione ebraica sotto il suo dominio, dalla Francia alla Russia, utilizzando i campi di sterminio, per la prima volta progettati in Germania per i disabili sin dagli anni 1937-38. Le battaglie che capovolsero il conflitto nel ’42-’43 furono quelle di Stalingrado, di El Alamein (Egitto: dove gli inglesi sconfissero italiani e tedeschi), e di Guadalcanal (nell’oceano Pacifico, dove gli americani batterono i giapponesi tra il ’42 e il’43). Era giunta l’ora della riscossa: nel gennaio 1943, a Casablanca, nel Marocco francese, gli alleati decisero di attaccare Hitler partendo dal suo alleato più debole: l’Italia. Da Casablanca si uscì con una convinzione: non si sarebbe mai accettata una pace senza la completa rimozione dal potere di Hitler.
Dopo massicci bombardamenti su Italia e Germania, il 10 luglio ’43, grazie anche al determinante contributo dei capifamiglia mafiosi, l’esercito anglo americano sbarcò in Sicilia e la liberò in poco meno di un mese.
Il 25 luglio 1943, di fronte agli scioperi nelle fabbriche e alla pessima gestione della guerra, Vittorio Emanuele III, in una drammatica riunione notturna del Gran Consiglio del Fascismo, utilizzò una mozione di sfiducia presentata da Dino Grandi per mettere in minoranza il Duce e farlo arrestare per alto tradimento. Consegnato ai carabinieri Mussolini e internato sul Gran Sasso, per paura che Hitler (come poi avverrà) lo facesse liberare, il Re nominò primo ministro il Maresciallo Pietro Badoglio. Egli, per circa un mese, farà il doppio gioco: fingerà di continuare l’alleanza coi tedeschi mentre in segreto, a Lisbona, tratterà con gli anglo americani la resa. Gli italiani gioirono per la rimozione di Mussolini e festeggiarono quella che inizialmente sembrava la fine della guerra.
Non sarebbe stato così per nulla. L’8 settembre 1943, il giorno più buio di sempre dell’Italia contemporanea, Badoglio informò tutta la popolazione che “La guerra è finita, ma la guerra continua”. Che cosa voleva dire? Non avendo comunicato nulla di ufficiale alle truppe italiane, sino ad allora alleate dei tedeschi, esse si sbandarono, rimasero senza ordini, si consegnarono ai tedeschi e per lo più vennero deportate nei campi di lavoro in Germania. Badoglio, il re e l’erede al trono Umberto II si rifugiarono a Brindisi, sotto il controllo alleato. Hitler fece liberare Mussolini e gli diede il controllo della Repubblica di Salò, con sede nell’omonima cittadina sul lago di Garda: uno stato satellite di Hitler, privo di reale potere politico, concesso al Duce solo per stima nei suoi confronti e per dare la caccia ai partigiani antifascisti italiani, non per vera necessità strategica. Mussolini, politicamente, era già morto.
L’Italia si spezzò in due parti: dopo la liberazione alleata di Napoli dell’autunno 1943, l’avanzata anglo americana si arrestò all’altezza della linea Gustav (vicino a Montecassino) a causa della fiera resistenza tedesca. Gli anglo americani lasciarono allora “perdere” l’Italia: vollero infatti concentrarsi in una manovra a tenaglia che circondasse la Germania nazista. Nel 1944, a giugno, scattò l’operazione “Overlord”, ovvero lo sbarco in Normandia, operazione colossale, che vide impegnate circa 4000 navi e 11000 aerei da guerra. Dopo un mese di fieri combattimenti, le truppe anglo americane giunsero a Parigi, che venne liberata dai tedeschi nell’agosto 1944.
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