Il gruppo di lavoro in cucina

La mia storia di cucina

L’essere umano è la macchina più perfetta a questo mondo; la sua vita è dettata dal battito del cuore ed i suoi gesti, le sue emozioni e sensazioni sono governati dalla mente.

La mente ed il subconscio sono elementi sensazionali del nostro essere che guidano le nostre idee ed i pensieri, visualizzano e creano immagini anche contro la nostra volontà.

Pensate ora, se io chiedessi a un centinaio di persone di visualizzare la prima cosa che gli dovesse venire in mente se dicessi la parola “Italia”: tredici di queste penserebbero ad un paesaggio, come gli imponenti cipressi toscani o le scogliere incontaminate della Sardegna; dieci persone, per la maggior parte uomini, visualizzerebbero un auto: Maserati, Lamborghini, una Fiat o la magnifica Ferrari; venticinque persone penserebbero ad un monumento come il Colosseo, la Torre di Pisa o i canali di Venezia… le donne, circa quindici, prediligerebbero un bell’abito di Armani, Gucci, Prada o Valentino per esempio, e solo un 2% di queste persone penserebbe ad altro… ma ovviamente ai rimanenti, l’Italia farebbe guizzare nella propria mente l’immagine di un piatto di spaghetti al pomodoro o di rigatoni alla carbonara, una bella pizza napoletana, una fetta di Gorgonzola o ancora un buon Tiramisù, perché, stereotipi o no, in Italia si mangia bene, anzi molto più che bene e la nostra cucina negli anni e nei decenni ha superato tutte le altre, anche quella dei nostri temuti cugini d’oltralpe, diventando così un’ istituzione ed uno status symbol del nostro Bel Paese, che fra le altre cose ci rende amati ed anche un po’ invidiati nel mondo.

Il fatto è, che la nostra cucina è “solo” la punta di diamante di uno straordinario paese, il quale è ricco di ogni sorta di bellezza: dai monti innevati del Tirolo e delle Alpi, alle incontaminate colline del Chianti, passando per le grandi pianure emiliane che da sempre incantano gli stranieri ma anche gli stessi italiani, alla tipicità dei piccoli borghi che si alternano a metropoli ricche anch’esse di grande fascino… e poi l’arte! La moda! Le auto! Icone senza tempo di quello stile lussuoso, eccentrico ed anche un po’ vanitoso, della dolce vita italiana di un tempo… la dolce vita che i grandi Federico Fellini e William Wyler avevano raccontato così bene nei loro film da incantare la stessa Hollywood!

Perché per noi italiani l’arte non è solo qualche spennellata su una tela, la moda non sono solo capi con cui coprirsi e ovviamente la cucina non è solo cibo con cui metter a tacere la fame. Per chi nasce in Italia i pasti di Natale e Pasqua saranno sacri, il rituale del caffè intoccabile, e crescerà interpretando un pranzo o una cena per molto più di quanto non sembri!

Chi nasce italiano, nasce con una missione: portare avanti le antichissime tradizioni che da sempre caratterizzano ogni luogo della nostra penisola; dalla Valle d’Aosta alla punta più remota della Sicilia, la nostra cultura è storia della civiltà umana e di popoli che passando e abitando le nostre terre le hanno rese quello che sono oggi.

E ovviamente, la mia storia personale inizia proprio da queste terre, quelle della Pianura Padana piemontese precisamente, dove le mie radici e quelle della mia famiglia sprofondano da anni.

A casa mia il buon cibo non è mai mancato e la cucina, quella vera, quella di casa, ha sempre fatto parte di me in qualche modo senza nemmeno accorgermene: è iniziato tutto da piccola, per gioco quasi, quando in cascina veniva il tempo di ammazzare il maiale e creare delizie come pancetta, lardo e ovviamente il salame; d’autunno il vino, con le uve nelle grandi botti di legno girate con bastoni che quasi sembravano remi; l’orto tutto l’anno e i frutteti di mele, pesche, pere e fichi d’estate; poi veniva il tempo del raccolto, col mais ed il grano recisi da quelle immense mietitrebbie che quasi facevano paura… e poi i formaggi! I formaggi! Prelibatezze assolute che insieme ai salumi non mancano mai (essendo i miei genitori venditori e produttori)!; e poi ci sono gli animali: i tori piemontesi con le loro spalle imponenti e le mucche pezzate con il latte saporito e caldo appena munto, le capre con il loro odore particolare e le galline che ancora oggi fanno le uova più buone che abbia mai mangiato.

Vivendo in un posto così, la scelta di una scuola alberghiera come indirizzo di studi mi era quasi sembrata scontata, come se tutto mi avesse portato inconsapevolmente a quella decisione. Così cinque anni fa, è iniziato il mio viaggio in questo mondo di hotel, ristoranti, cibo e chef che ricercano così follemente la svolta alla loro carriera, sognando per tutta la vita quelle ambitissime stelle rosse; ma c’è forse qualcuno, che come me, vive in questo mondo e non le sogna?

A quasi diciotto anni, e dopo quattro anni di studio, la mia conoscenza in campo culinario è sicuramente aumentata, ma gran parte di ciò che so non è sempre attribuibile alla scuola; ciò che in questo tempo ha principalmente formato me, e moltissimi miei coetanei, sono le esperienze di stage, di lavoro in aziende esterne che, all’inizio, ci hanno come travolti con questa realtà forte, esigente e veloce che è il mondo del lavoro di oggi.

Fino ad ora ho avuto l’onore ed il piacere di lavorare con persone diverse, con competenze diverse e con conoscenze diverse, ma tutte accomunate dalla passione per un lavoro che, se fatto bene e con amore può dare grandiosi risultati, ma se trascurato o fatto senza passione porta ad una rovina fisica ed anche mentale della gente… sicuramente non è da tutti.

Il mio primo stage è stato in un rinomato ristorante di Torino, il “Vintage 1997”, stella Michelin meritatissima a mio riguardo, che premia una cucina semplice ma curata, buona, fresca e di alto livello; e poi premia una brigata che, dopo poco, è diventata una squadra e ancor più una famiglia di veri e propri artigiani del mestiere. Qui ho imparato moltissimo ed ho conosciuto una realtà, che è quella stellata, particolare e molto intrigante, di cui non mi dispiacerebbe affatto, un giorno, farne parte.

Ho imparato molto anche in alcuni ristorantini e piccoli alberghi dove lo stagista diventa essenziale e parte integrante della brigata di cucina e dove impari davvero a farti valere.

Molto importante per me personalmente, è stata un’altra esperienza di lavoro in un hotel pentastellato sulle rive del lago Maggiore, “Castello Dal Pozzo”, dove in cinque facevamo il lavoro di venti, cucinando colazioni, pranzi e cene per i matrimoni e ricevimenti, oltre che per il ristorante del palazzo, il servizio in camera e i tre bar dell’hotel. Un’esperienza fondamentale per me, grazie alla quale sono maturata moltissimo.

L’ultima grandiosa esperienza lavorativa, quest’anno, si è concretizzata a febbraio: grazie alla comunità europea, mi è stata data l’occasione di poter partecipare ad un progetto chiamato “Erasmus plus”, con il quale sono partita, insieme ad altri miei quattordici coetanei provenienti da Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, per un mese di tirocinio all’estero, nella magnifica capitale della Sassonia, Dresda, in Germania.

Da questo mese siamo tornati tutti molto diversi, come avevano predetto prima ancora della partenza; siamo cambiati, siamo più ricchi… ricchi di cultura, di sapere, di emozioni e, ovviamente, di amicizie. Dresda ha cambiato la mia vita radicalmente, catapultandomi in un realtà straniera completamente diversa dalla nostra che però mi ha fatto crescere, sia come persona, sia come futura professionista nel mio ambito lavorativo.

Da prima ancora di iniziare la scuola superiore, nella mia mente continuava a rimbombare l’idea e la volontà di andare a vivere e lavorare all’estero; perché per quanto l’Italia sia bella e per quanto la ami, non offre più possibilità per i giovani di oggi.

Io sogno di girare il mondo per lavoro, sogno di conoscere persone diverse e culture diverse da cui apprendere; sogno di vedere e visitare posti nuovi come le grandi metropoli americane, o i deserti incontaminati dell’Australia; sogno di realizzare tutto questo in un futuro non troppo lontano… perché per quanto la mente sia una macchina straordinaria nel creare realtà impossibili, io so che se posso sognarlo, posso farlo! Non lascerò mai dirmi chi devo essere o cosa devo essere, non avrò paura di dimostrare chi sono perché nessuno è bravo o cattivo, nessuno è intelligente o stupido, nessuno è bello o brutto… noi siamo semplicemente chi siamo a questo punto della nostra vita, perché è la vita stessa che ci ha obbligato ad essere tali. Lotterò e vincerò o fallirò e cadrò , ma in ogni caso prenderò ciò che mi spetta e mai smetterò di combattere per ciò che sogno.

Per tutto questo ho scelto di diventare cuoca: ho scelto di essere un’ambasciatrice del mio Piemonte e della mia Italia ovunque io vada, ho scelto di essere orgogliosa delle mie radici e della mia storia, ho scelto di farmi valere per chi sono, sempre!

di: Martina Drago  – classe 4’C, Istituto alberghiero “Arturo Prever”, Pinerolo.

 

 

2 Commenti

  1. Martina hai fatto un lavoro egregio! È così pieno di passione, amore, sentimento ma soprattutto è sincero, così come lo sei tu. Brava. Ti auguro ogni bene per te e per il tuo futuro, che sarà sicuramente radioso e pieno di soddisfazioni.

    1. La ringrazio tantissimo Professoressa… il merito è vostro che, in ogni caso, ci avete cresciuto per così tanti anni!!

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