La guerra fredda, appunti (1946-1963)
Alla fine della Seconda guerra mondiale, il mondo vide tramontare la potenza europea (soprattutto quella delle due potenze Francia e Gran Bretagna, i cui imperi coloniali si disgregarono tra il 1946 e il 1975) e sorgere il controllo bipolare di Usa e URSS.
Le due nazioni erano piuttosto simili dal punto di vista antropologico e geografico: esse contenevano al loro interno molteplici stati e popolazioni e disponevano di risorse naturali, data la loro estensione territoriale, molto ingenti. La grande differenza tra loro era quella politica e ideologica. Gli Usa erano liberisti, democratici e tesi al raggiungimento del profitto; l’Urss era invece uno stato socialista, in cui vigeva il potere di un partito unico e l’economia era diretta dallo Stato.
La guerra fredda affonda le sue radici già all’interno della Seconda guerra mondiale. Nel 1944, per evitare futuri crolli dell’economia, rilanciare il capitalismo e il liberismo economico e imporre il dollaro come moneta di scambio internazionale, gli Usa sottoscrissero, con la GB gli Accordi di Bretton Woods. Era questo un documento che permetteva la costituzione di una enorme riserva di oro, all’interno del Fondo Monetario Internazionale. Allo stesso tempo nacque anche la Banca mondiale, il cui scopo era concedere prestiti a lungo termine alle economie dei paesi più devastati dalla guerra.
Il problema principale da risolvere, per i quattro stati vincitori della Seconda guerra mondiale (Francia, GB, Usa e Urss) era la risistemazione e la denazificazione della Germania. Siccome i russi avevano affrontato la campagna militare più dura per attaccare la Germania hitleriana, gli Usa si rimangiarono i principi della Carta Atlantica del 1941 (quelli che sancivano il rispetto delle volontà popolari), permettendo ai sovietici di porre sotto il loro controllo i governi di quei paesi che avevano liberato dai nazisti tra il 1944 e il 1945 (Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania e area balcanica-jugoslava). Oltre a ciò, gli Usa permisero che i russi riprendessero il controllo sugli stati baltici (Lituania, Lettonia, Estonia). In tutti questi paesi, i governi erano formalmente liberi, ma di fatto erano sotto il controllo dei locali membri dei singoli partiti comunisti che rispondevano alle direttive di Mosca e di Stalin.
Tali problemi di influenza politica vennero discussi nelle due conferenze di Potsdam (luglio-agosto 1945 ) e di Parigi (1946). Gli Usa, con il presidente conservatore Truman (fervente anticomunista), si assicurarono il controllo del Mediterraneo, supportando i regimi di destra nati in Turchia e in Grecia. Nel 1947, inoltre, gli Usa vararono il piano Marshall, un enorme piano di investimento che permise la ripresa dell’industria europea, distrutta dai bombardamenti (buona parte di questo piano economico prevedeva investimenti a fondo perduto, a patto che le nazioni che ne beneficiavano diventassero alleate degli Usa).
Per dare uno strumento di controllo alle diplomazie internazionali, venne creato l’ONU, che però fu una sorta di direttorio delle quattro potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale e della Cina (ancora oggi è cosò, dato che nel Consiglio di Sicurezza siedono stabilmente membri francesi, russi, americani, britannici e cinesi; gli altri 10 paesi del consiglio sono ammessi solo a turno e variano con il tempo).
La cortina di ferro, o guerra fredda, fu dunque una guerra non combattuta tra potenze continentali distinte che, in Europa, influenzavano i paesi che o erano stati loro alleati in guerra o erano stati da loro liberati (come l’Italia, che entrò nella sfera di influenza americana). Già nel 1946 Churchill (nel frattempo sconfitto alle elezioni) poteva dire che l’Europa era divisa in due grandi parti, una comunista e l’altra liberista, da Stettino (sul Baltico) a Trieste (sul Mediterraneo).
La guerra fredda, oltre che in nord e al sud d’Europa, fu combattuta soprattutto in Germania.
La nazione, dopo la fine di Hitler, fu smembrata in quattro parti: una sotto il controllo Usa, una sotto il controllo della GB, una sotto il controllo della Francia e l’ultima sotto il controllo dell’Urss. Lo stesso successe nella capitale Berlino, spaccata in quattro aree distinte.
Nel 1947, Usa e Gb unirono le loro parti, nell’intento di portare la Germania denazificata all’interno del blocco delle nazioni liberiste, vicine alla politica e all’economia americana.
Stalin si infuriò e decretò il blocco di Berlino nel 1948. Grazie ad un ponte aereo, gli americani rifornirono le tre parti della città controllate dagli stati occidentali, rendendo inutile il blocco.
La Germania venne perciò divisa, da quattro originarie parti, in sole due, che costituirono due stati condotti secondo principi politici diversi: la Repubblica Federale Tedesca (con capitale Bonn), alleata Usa, e la Repubblica Democratica Tedesca, con capitale Pankow (Berlino), vicina all’economia socialista dell’Urss. Tale situazione venne esasperata nel 1961, con la costruzione del muro di Berlino, che intendeva impedire l’accesso ad ovest (capitalista) dei cittadini che vivevano a est (comunista).
Nel 1949 si ebbe la ratifica di questo scontro combattuto sotto banco, senza armi ma in cui si fronteggiavano due ideologie, due tipi diversi di società (una capitalista e l’altra collettivista): fu costituito il Patto Atlantico, alleanza a scopo difensivo che raccoglieva tutti i paesi occidentali appartenenti all’orbita liberista americana. Suo braccio militare, ancora oggi esistente, fu la Nato.
Nel momento in cui la Germania Federale (vicina agli Usa) prese parte al patto Atlantico (1955), i russi diedero vita ad una loro alleanza militare, il patto di Varsavia, nel quale confluirono tutte le nazioni di orientamento socialista.
Fuori Europa, importanti eventi storici furono, nel 1949, la presa del potere del partito comunista cinese guidato da Mao Tse Tung (che ebbe la meglio sulle forze nazionaliste di destra) e, nel 1950, la guerra di Corea, nella quale si scontrarono Corea del nord (comunista, sostenuta dalla Cina) e Corea del sud (capitalista, sostenuta dagli Usa). La guerra si concluse nel 1953, con un nulla di fatto.
Nello stesso 1953 morì Stalin, sostituito da Cruscev, e nel 1952 divenne presidente degli Usa il generale conservatore Eisenhower (eroe dello sbarco in Normandia). Dopo alcuni momenti di tensione, legati soprattutto alle sperimentazioni legate alla bomba all’idrogeno, alla fine degli anni ’50 e poi con il repubblicano John F. Kennedy, nuovo presidente americano tra il 1960 e il 1963, si assistette ad un certo ammorbidimento delle posizioni tra Usa e Urss (unica grave crisi, quella del 1962, quando i russi tentarono di installare a Cuba, da pochi anni governata dal marxista Fidel Castro, una serie di batterie missilistiche atomiche; l’obiettivo non venne raggiunto, ma la terra rischiò per qualche giorno la terza guerra mondiale).