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La coscienza di Zeno. Conclusione

Come si sente nell’ultimo file audio, il volume La coscienza di Zeno si conclude – dopo la morte per suicidio di Guido Speier, il colloquio di Zeno con Ada (moglie di Guido), la partenza di Ada e dei figli alla volta di Buenos Airescon l’ingresso in guerra dell’Impero Austro-Ungarico (nel quale Trieste è ancora inclusa).

Lo scoppio della guerra nel 1914 costringe Zeno a fare poco, ancora meno di quanto faceva prima. Lui è ormai quasi anziano, ma è riuscito a concludere, dopo il suicidio del cognato Guido, alcuni buoni affari di borsa.

La conclusione, leggibile alle pp. 495-497 dell’antologia, riprende i temi forti di tutto il romanzo (anche se di fatto non conclude nulla): così come aveva iniziato il romanzo lamentandosi del suo paziente Zeno, il dottor S, riceverà le ultime righe autobiografiche scritte dal protagonista, con cui si interromperà la terapia. Sarebbe forse stato meglio che lo psicanalista non le avesse mai ricevute: sono righe in cui Zeno Cosini mette in ridicolo le capacità terapeutiche della psicanalisi. Zeno scrive infatti tutto ciò che pensa del suo terapista, dicendo che le sedute non sono servite a nulla, se non a peggiorare la sua situazione psicologica.

E’ stata l’attività commerciale, quella borsistica, non la psicanalisi, a rendere più sano Zeno. L’attività manuale, che l’ha indotto a comprare anche merci che sembravano invendibili, l’ha costretto ad adeguarsi alle varie situazioni dell’esistenza.

Zeno ha dunque capito che la malattia non è affare di poche persone: è comune a tutti gli esseri umani. L’uomo ha inquinato la vita alle radici. Ha distrutto la natura e ha trasformato l’uomo naturale di Jean-Jacques Rousseau in uomo culturale, un uomo sempre meno in grado di difendersi con le sue mani, sempre più tecnologico. Ora, chi vuole imporsi, deve usare le armi migliori, più raffinate, per soggiogare gli altri (la Prima guerra mondiale serve proprio a sperimentare le migliori invenzioni di morte delle singole potenze europee, lungo le trincee).

Un domani, quando sarà stata inventata la carica esplosiva più devastante di tutte quelle brevettate sino ad ora, qualche uomo, più malato degli altri, la ruberà, la collocherà al centro del mondo e la farà esplodere.

In questo modo, distruggendosi del tutto la terra, finirà anche la malattia generale che la abita. Unico rimedio per tornare ad essere uomini naturali è distruggere ogni cosa naturale.

Finale paradossale, amaro, grottesco, ma che riprende la visione di Zeno di inizio testo: nulla serve, nulla può curare, è solo questione di accettare il proprio destino, se si vuol vivere una vita che non sarà mai bella, solo passabile (concetto che era già stato fatto proprio dai crepuscolari).

Per quanto riguarda Svevo, i brani letti e spiegati nei file audio sin qui caricati sono stati estrapolati dall’antologia letteraria delle quinte (pagine 393-397, 443-444, 447-452, 468-471, 481-483, 491-493, 495-497).

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