Il teatro del Settecento europeo
Nel corso del XVIII secolo, in Europa, oltre che in Italia, il teatro conobbe un buon numero di “riforme”, che vennero introdotte per permettere agli autori, agli attori e al loro pubblico di accrescere il livello di interesse verso quanto veniva rappresentato sul palcoscenico.
Il primo teatro pubblico, con biglietto di ingresso a pagamento, fu aperto a Venezia nel 1636 (il teatro di San Cassiano). In seguito essi si moltiplicarono sia nella città lagunare sia in tutte le altre metropoli europee.
Il repertorio teatrale del Settecento
Nel Settecento, sintetizzando in modo molto netto, era possibile assistere a tre tipologie di spettacoli teatrali. Il primo, il più nobile, secondo Aristotele, era la tragedia, forma di recitazione che utilizzava un linguaggio molto elevato, nobile, retorico, e che basava le sue trame sullo scontro tra un ideale impossibile da realizzare e la dura legge del più forte (umano o divino che fosse). Nel secondo Settecento, in Italia, fu soprattutto Vittorio Alfieri da Asti ad eccellere, portando sulle scene la lotta tra un eroe destinato alla sconfitta (il Titano) e un tiranno o Dio stesso (come si vede nelle sue opere La Mirra o Saul).
Il secondo tipo di spettacolo teatrale era quello comico. Esso, per lo più, veniva recitato, soprattutto in Italia, in assenza di copioni ed era lasciato alla libera improvvisazione degli attori, che improvvisavano un racconto, una storia, un evento seguendo un canovaccio o una tipologia umana (il dottor Balanzone doveva essere burbero e un po’ avaro, Colombina doveva essere la serva scaltra, Arlecchino un burlone in grado di imbrogliare il prossimo). Attorno a 1743-47 (con le commedie La donna di garbo e Il servitore di due padroni), Carlo Goldoni, commediografo italiano autore di una famosa riforma del teatro comico, volle introdurre il copione e mettere fuori gioco l’improvvisazione tipica della “commedia dell’arte”. Tutti gli attori, anziché recitare liberamente su tema dato, avrebbero dovuto seguire le battute scritte dall’autore all’interno dei loro dialoghi, senza alcuna variazione. La riforma di Goldoni serviva per riportare nella commedia una maggiore professionalità dell’autore e degli attori, ridurre le parolacce e le buffonerie tipiche della commedia dell’arte, aumentare il livello di realismo all’interno delle opere, dare un’identità precisa ai personaggi, che da maschere diventavano uomini e donne in carne e ossa. Il capolavoro di Goldoni fu la commedia Mirandolina, del 1753, con cui egli fece risaltare le qualità intellettuali di una semplice albergatrice che, grazie alla sua grazia e alla sua intelligenza, riesce a tenere testa a diversi nobili e a sposare Fabrizio, un servitore di cui però lei è autenticamente innamorata.