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Il radicamento del Fascismo in Italia (1920-1928): appunti e spiegazione in podcast

Si può ascoltare la spiegazione orale di queste pagine nel file audio allegato. Essa riguarda le pp. 109-123 del volume di storia delle classi quinte.

Nel 1920, Giolitti cede la Dalmazia alla Jugoslavia. CIò fa infuriare tutti i nazionalisti (come D’Annunzio).

Nel 1921, a gennaio, Bordiga, Gramsci e Togliatti si staccano dal Partito Socialista e fondano quello comunista (di estrema sinistra, cui una volta appartenevano i socialisti rivoluzionari). Dopo un anno e mezzo di violenza pubblica, i membri delle squadracce di picchiatori dei Fasci di Combattimento si costituiscono in partito: nasce il Partito Nazionale Fascista (PNF), voluto da Mussolini per poter rendere spendibile in politica l’esperienza antisocialista nelle piazze.

Sempre nel 1921 si va a votare: i liberali coinvolgono nelle loro liste (chiamate “listoni”) anche i fascisti, nella convinzione di poterli domare, come minoranza di destra, in parlamento. Dopo le elezioni, entrano in parlamento 35 deputati del PNF. I socialisti da 32% dei voti scendono al 25%.

Nel 1922 la crisi finale del governo liberale. Dato che le elezioni del ’21 hanno frammentato i gruppi parlamentari, non si riesce a trovare una maggioranza stabile. Luigi Facta di Pinerolo, liberale, diventa primo ministro e il suo governo non riesce a contenere la violenza dei fascisti nelle piazze (essi hanno fatto finta di far la pace coi socialisti per poi aggredirli; la forza pubblica li lascia fare, impuniti). I grandi proprietari terrieri e gli industriali – dopo che Mussolini ha depurato i fasci di combattimento degli ideali egualitari, repubblicani e contrari agli accumuli di denaro di guerra – iniziano a pagare i fascisti perché mantengano l’ordine nei campi e nelle fabbriche.

In questo clima teso e privo di soluzioni parlamentari forti, il 27-28 ottobre 1922 parte la marcia su Roma. Mussolini aspetta i risultati da Milano. Facta chiede al Re Vittorio Emanuele III di firmare lo stato d’assedio (documento con cui l’esercito potrebbe sparare per disperdere i manifestanti fascisti). SI rifiuta per paura di una guerra civile.

Facta si dimette; il Re dà l’incarico di Primo Ministro a Mussolini, nel frattempo precipitatosi a Roma. Egli diventa il capo di un governo che tiene insieme fascisti, liberali e popolari (don Sturzo è contrario al’appoggio, ma il Vaticano lo farà prima tacere e poi lo obbligherà a lasciare la segreteria dei Popolari).

Nascono il Gran Consiglio del Fascismo (organo di controllo e di aiuto nelle decisioni a Mussolini), la cui importanza diventa superiore a quella del Parlamento, e la Milizia volontaria, una sorta di polizia non autorizzata, nata all’interno del PNF per proteggere la rivoluzione fascista e la figura di Mussolini.

Nel 1924 viene approvata una legge elettorale che sostituisce il sistema proporzionale (introdotto nel 1919) con quello maggioritario: la forza politica che avrà il 25%+1 dei voti alle elezioni meriterà il 66% dei seggi in parlamento. L’opposizione non avrà dunque più alcuna forza.

Le elezioni della primavera 1924 sono caratterizzate da violenze delle squadre di picchiatori fascisti e da brogli. L’unico che denuncia la cosa è il deputato del partito socialista unitario (una terza costola staccatasi dall’antico partito socialista, più al centro) Giacomo Matteotti. Egli verrà rapito e ucciso ad inizio estate del 1924. Tra l’estate e l’inverno 1924 sembra possibile rovesciare il governo fascista. Però le sinistre (comunista e socialista) e il centro (i popolari di don Sturzo) non si alleano; le sinistre vanno sul colle Aventino (modo di dire con cui si intende la sospensione dalle attività parlamentari) e quindi lasciano strada libera a Mussolini.

Nel 1925 egli si incolperà, come fondatore dei Fasci di combattimento, della morte di Matteotti. Nessuno gli si opporrà, in un parlamento di fatto privo di poteri e privo delle opposizioni. Grazie al buon andamento dell’economia, alla tregua con i cattolici – che allontaneranno dal partito Popolare l’unico vero nemico politico di Mussolini, Sturzo, e otterranno dal Fascismo, nel 1929, i patti Lateranensi, con cui si concorda che il cattolicesimo sarà la religione di stato in Italia, introducendo l’insegnamento della religione nelle scuole del Regno -, all’imbavagliamento dei giornali non fascisti e dei sindacati. si arriverà alle leggi fascistissime del 1925-26, con cui si conclude l’età del liberalismo in Italia e si dà inizio al Totalitarismo fascista (che durerà sino al 25 luglio 1943, dopo l’invasione degli Anglo-Americani del sud Italia nella seconda guerra mondiale).

Chi farà maggiormente le spese di questo controllo sulle persone e sulle idee, più di tutti, saranno gli oppositori politici del Fascismo: Sturzo (cattolico) andrà in esilio, il liberale Gobetti (di Torino) scapperà in Francia (come il socialista Sandro Pertini, poi presidente della repubblica italiana tra il 1978 e il 1985) ma sarà ucciso dai fascisti; il liberale Giovanni Amendola sarà percosso a morte nel 1926; Antonio Gramsci (comunista) finirà alle carceri Nuove di Torino, morendo nel 1937.

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