Fermarsi è come morire
Mi fermo qui. Sull’orlo di questo immenso baratro, dove la Terra è stata masticata, e i suoi pezzi, sputati nello spazio, stanno sospesi in cielo, ruotano intorno alla Luna, vuoti e senza scopo.
Luoghi che prima ospitavano paesi, città, persone, ora sono gelidi pezzi di materia senza vita.
Quello che rimane della Terra, è come una mela presa a morsi da un bruco gigante. E così è stato. Arrivato velocissimo, ha mangiato e se ne è andato. Nel buio dell’Universo. Nell’eternità di questo spazio immenso, riempiendo invisibili vite, con distruzione e disperazione.
Seduto guardo e ammiro il disastro. Incredulo. Non una vita, ma un pianeta è cambiato in pochi istanti.
Accendo l’auto e mi avvio verso il Colle Boèn. Oggi, ho deciso di andare a fare una passeggiata nei boschi di una valle isolata, sulle tracce di ricordi e momenti. Storie che fanno una vita meno inutile.
Non vado al lavoro. Un’emergenza improvvisa ha fatto chiudere gli impianti di fotosintesi per la trasformazione del carbonio in energia industriale.
È presto. Il sole ancora non è sorto e la luna ha cominciato la sua fase discendente. Grande, tonda e piena, mi rassicura. Tutto è come sempre, niente cambia.
Mi sento strattonare, sembra che l’auto voglia precipitare all’indietro. Guardo dallo specchietto retrovisore e dietro di me vedo un’immensa oscurità. Avanza veloce. Sembra un gigantesco tunnel che copre l’orizzonte e nasconde la luna, non vedo dove inizia e dove finisce.
Un attimo, un frastuono di mille tuoni, e scompare. Mi fermo, scendo dall’auto, ed è tutto distrutto, franato. Sto fermo, immobile, non so per quanto tempo. Il vento è forte, e mi avvolge in uno strato di polvere e terra. Cammino per qualche metro, intanto la polvere comincia a disperdersi, lasciando lo spazio per vedere un po’ più in là.
Il terreno è sempre più scosceso, e dopo un po’ devo fermarmi. Proseguire è impossibile. La Terra non c’è più. Tutto quello che c’era, fin dove si poteva distendere lo sguardo, era sparito. Avevo davanti un immenso vuoto, come un mare all’improvviso evaporato, lasciando un buco sterminato e profondissimo.
Seduto guardo incredulo. In alto la luna, sempre solitaria, adesso ha tre satelliti, sparsi a caso nell’infinito.
Non sono tondi come lei. Hanno forme irregolari, sembrano pezzi di una mela staccati a morsi e sputati in aria, così per gioco, con indifferenza, senza un motivo, senza importanza.
Mi lascio andare e sprofondo nell’angoscia. Mi siedo. Non riesco nemmeno a pensare che adesso non c’è più niente e non so nemmeno cosa sia stato o a chi dare la colpa.
Cammino tra quanto rimane di quello che un tempo era un bosco di faggi e betulle, animato da una natura selvaggia ma comprensibile. La stessa che ha causato tutto questo. Cosa sia stato non so! Una bizzarria dell’Universo che in un istante ha trasformato il mondo, anche il mio mondo, riempiendolo di detriti, avanzo di un pasto frettoloso.
Continuo a muovermi senza un percorso tra quello che resta, frammenti di cose dispersi senza senso, a volte vedo oggetti ammucchiati alla rinfusa dai turbini del vento. Immagino storie e vite dietro ognuno di loro. Storie, adesso mute, come il silenzio sceso a zittire il mondo.
Non riesco a resistere e guardo in cielo anche se l’angoscia è forte e molte lacrime confondono lo sguardo. Quei pezzi di mondo ora sono là, a ricordare, a chi è rimasto, una vita che non c’è più.
Forse un giorno riuscirò a comprendere cosa è successo, forse me ne farò una ragione. Forse non lo capirò mai. Ma so che il tramonto di oggi vedrà un pianeta diverso, e io sarò qui, con quelli rimasti.
Il mio tempo si è fermato. Inizia un nuovo tempo. Sconosciuto come è sconosciuto il domani. Un tempo dove ora devo navigare tra i frammenti di quel mondo che è finito, per cercare una nuova via, mentre tutto si è dissolto all’improvviso.
E so che il mondo di prima, eterno e immutabile per le nostre brevi vite, in un istante si è trasformato, lasciandomi vuoto e immobile, con un solo pensiero. Fermarsi è come morire.
L’immagine di copertina è stata creata con AI Bing Image Creator
Un bel racconto, molto emotivo. La tua storia affronta temi profondi come la transitorietà dell’esistenza, la fragilità della vita e il contrasto tra l’eternità e l’istante. Questi temi sono intrinsecamente legati alla natura umana e alla filosofia, e possono sicuramente stimolare la riflessione e il dibattito tra i lettori.
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Lo trovo un racconto fantascientifico che ha i tratti tipici del genere, come una cornice spaziotempo suggestiva e un elemento di mistero e angoscia che aleggia nella storia. Inoltre, viene anche esplorata la dimensione emotiva del protagonista e la sua ricerca di senso in un mondo che è radicalmente cambiato.
Mi chiedo: fantascienza o un modo per invitare a non fermarsi mai nell’osservare ogni parte di questa mela?