Come è stata scritta la Costituzione italiana
Dopo un anno e mezzo di lavori, l’Assemblea costituente, che era stata eletta dopo il referendum costituzionale del 2 giugno 1946, varò la Costituzione repubblicana. Essa entrò in vigore il 1 gennaio 1948.
All’interno di questo documento, molto avanzato, si trovano alcune sezioni. La prima sezione si articola in 12 principi cardine; subito dopo si definisce la divisione dei diritti e dei doveri degli italiani (in politica, economia, giustizia. Rapporti sociali, rapporti familiari, scuola e istruzione); la seconda parte della Costituzione riguarda l’ordinamento della Repubblica (con la sua suddivisione dei poteri): la Repubblica viene retta da un parlamento bicamerale (camera+senato) che, a seduta congiunta, ogni 7 anni, elegge un presidente della Repubblica. Il Parlamento (potere legislativo) esercita un controllo sull’attività di governo politico legalmente eletto dal popolo (che costituisce il potere esecutivo) ed è svincolato dal controllo del potere legislativo (la magistratura). Nel testo costituzionale si applica la divisione dei poteri; altro principio è che la maggioranza non può imporre in modo dittatoriale la sua volontà sulle minoranze (questo a causa dell’esperienza nata col il Fascismo). La Costituzione sancisce che siano presenti iistituzioni di controllo dei poteri di Stato: ad esempio, il Presidente della Repubblica (cui spetta la decisione finale in merito alla firma delle leggi da far entrare in vigore) e la Corte costituzionale (che deve controllare se i testi di legge rispettino quanto sancito dagli articoli della Costituzione).
La Costituzione nacque unendo sensibilità politiche e religiose diverse: si voleva il rispetto delle libertà personali ed economiche (dal lato capitalista) e della giustizia sociale (lato socialista). In sostanza, gli ideali che sottostanno al nostro testo costituzionale sono quelli del Liberalismo (per quanto riguarda le libertà individuali e di impresa), del Socialismo (per quanto concerne i diritti del lavoro) e del Cristianesimo (per quanto riguarda il fondamento educativo del popolo).
Piero Calamandrei, uno dei grandi padri della Costituzione, mise da subito in luce la portata idealista del suo testo, che, per i tanti riferimenti a pensieri astratti, rischiava di non essere compresa – e quindi attuata – dal popolo. Egli diceva: “Guardate, una delle più gravi malattie, una delle più gravi eredità patologiche lasciate dal fascismo all’Italia è stata quella del discredito delle leggi; gli italiani hanno sempre avuto assai scarso, ma lo hanno quasi assolutamente perduto dopo il fascismo, il senso della legalità, quel senso che ogni cittadino dovrebbe avere del suo dovere morale, indipendentemente dalle sanzioni giuridiche, di rispettare la legge, di prenderla sul serio; e questa perdita del senso di legalità è stata determinata dalla slealtà del legislatore fascista, che faceva leggi fittizie, truccate, meramente figurative, colle quali si industriava di far apparire come vero, attraverso l’autorità del legislatore, ciò che in realtà tutti sapevano che non era vero e non poteva esserlo”.