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Breve analisi de “La metamorfosi” di Franz Kafka (1912)

Il racconto lungo (o romanzo breve) La metamorfosi fu scritto nel corso di circa un mese da Franz Kafka (tra novembre e dicembre del 1912). Il giovane autore, nato a Praga nel 1883, soffriva di gravi patologie psichiche (ansia, insonnia, angoscia patologica) e aveva un rapporto molto difficile con se stesso (si trovava troppo magro e nervoso) e con gli altri, soprattutto il padre e la fidanzata. Da un lato, soffriva di un forte complesso di Edipo (patologia psichiatrica che fa sentire chi ne soffre sempre inadeguato, inferiore, alle aspettative del proprio padre, che nel caso di Kafka era un borghese affermato, anche all’interno della comunità ebraica di cui non era un acceso frequentatore). Dall’altro lato, Franz era in forte difficoltà a precisare se stesso, a livello fisico ed affettivo: egli avrebbe dovuto sposare la giovane Felice, ma non volle mai incontrarla direttamente e si limitò a scriverle lunghe lettere. Nella sua vita – scrive Pietro Citati nella biografia che gli ha dedicato – Kafka cercava una cantina, un posto chiuso e oscuro in cui liberare la sua enorme capacità di scrittura, che si sprigionava soprattutto di notte. In lui, tipico segno del Decadentismo europeo del primo Novecento, sembra che la letteratura prenda del tutto il posto della vita vissuta e che il sogno, ovvero le visioni interiori destinate ad essere isolate nell’inconscio, abbiano la stessa evidenza ed importanza della vita vissuta in prima persona. Un dato, molto presente ne La metamorfosi, lo dimostra: egli inorridiva pensando agli animali come i topi e gli scarafaggi, ma dentro di sé sentiva di essere topo e scarafaggio. Il terrore di se stesso, delle sue ansie più inconfessabili, lo portava ad immaginarle vive e presenti. Da qui, forse, l’ispirazione a scrivere di Gregor Samsa, il commesso viaggiatore che si trasforma inspiegabilmente in scarafaggio.

Gregor è un giovane sulla cui capacità lavorativa si basano le aspettative e i bisogni finanziari di tutta la famiglia (il padre ha infatti da poco smesso di lavorare, la sorella ha solo diciassette anni, la madre è da sempre casalinga). Dopo una notte difficile, Gregor si sveglia con la schiena dura come una corazza,un ventre arcuato e una serie di zampette che sono spuntate. La cosa stranissima del racconto è che Gregor non pare affatto stupito da questa trasformazione: lo preoccupa molto di più avere perso il primo treno del mattino con cui avrebbe dovuto recarsi al lavoro. Restringendo il campo alla sola stanza di Gregor, Kafka, all’inizio del racconto, non ci dà alcuna informazione sul modo di sentire di questo ragazzo trasformatosi in scarafaggio.

Progressivamente, tutto lui stesso diviene animale: perde la voce umana, si muove articolando le zampine e usa le antenne. A livello alimentare ama i cibi scaduti e marciti. Però non è diventato del tutto un animale. In lui permangono i sensi di colpa per non essere andato al lavoro, la vergogna per la sua trasformazione in scarafaggio, la volontà di rispondere, aprendo la porta della sua stanza, alle sollecitazioni dell’incaricato del suo datore di lavoro che vuole controllare il motivo del suo ritardo. Inoltre, altro punto di vista totalmente umano, lui continua a pensare alla sorella e al suo destino: una sorella, che, dalla metamorfosi in poi, sarà incaricata di portargli il cibo in stanza e di pulire per quanto possibile questo spazio domestico che simboleggia la cantina stretta e buia in cui Kafka si sarebbe augurato di vivere. Lei, seppur schifata, lo farà, dato che Gregor, ogni volta che lei si affaccerà da lui, si rintanerà sotto il letto per non crearle fastidio.

Nonostante la sua condizione ormai inabile al lavoro, la famiglia riesce a stare in piedi a livello economico: il padre torna a lavorare come usciere in una banca e ritrova lo smalto perso in precedenza, quando il figlio lo aveva scalzato dal ruolo di capofamiglia.

Una volta che Gregor esce dalla sua stanza, il racconto tocca il suo culmine espressivo e simbolico: la madre lo vede e sviene. Il padre rincasa, nota la scena e, per difendere la moglie dallo scarafaggio, prende una mela e gliela lancia addosso. Questa forerà la corazza sulla schiena e sarà la causa della morte di Gregor, un mese dopo, per setticemia.

Per alcuni commentatori, questo gesto è il simbolo della figura cristologica di Gregor: egli accetta di essere sacrificato per salvare il padre. Qui il complesso di Edipo si rovescia: non è il figlio ad uccidere il padre ma il padre ad uccidere il figlio.

Dopo che Gregor, attirato dal violino che la sorella suona alla sera per allietare tre pensionanti, si fa vedere da loro, la sua sorte è segnata. Nessuno dei suoi familiari lo riconosce più come figlio e fratello. Gregor è diventato, con la sua metamorfosi, solo un peso per la famiglia (anche questo il simbolo di chi, a livello sociale, rifiuta la consuetudine borghese e non si piega alle sue aspettative?).

La sua fine coinciderà con la fioritura della giovinezza della sorella Greta, che finalmente potrà programmare il suo futuro senza doversi vergognare di quanto nascondeva nell’intimo della sua abitazione e tornare ad una vita pienamente realizzata nella norma e nelle aspettative dei borghesi.

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