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Appunti sulla Prima Guerra mondiale (1914-1919)

La genesi della Prima guerra mondiale va ricercata nella fortissima contrapposizione che esisteva in Europa, tra il 1875 e il 1910, soprattutto tra due blocchi di nazioni (Impero Austro-ungarico, Germania e Italia, unite dal patto chiamato “Triplice alleanza” sin dal 1882, e Russia, Francia e Gran Bretagna, alleate per convenienza dal 1907).

I trattati tra le principali nazioni europee avevano permesso alla Francia di colonizzare il Marocco, a danno della Germania, nel 1907, e di evitare scontri tra potenze amiche in Africa e in Asia. Inoltre, le due guerre balcaniche, combattute tra il 1912 e il 1913 tra le nazioni di quell’area contro l’Impero Turco (la prima guerra) e contro la Bulgaria (la seconda guerra), avevano reso molto incandescente il clima politico di quei territori.

L’attentato di Sarajevo (28 giugno 1914)

La Bosnia, piccola regione balcanica annessa come protettorato dall’Impero Austro-ungarico sin dal 1878, fu sede dell’attentato che costò la vita all’Arciduca Francesco Ferdinando d’Austria (erede al trono dell’anziano Francesco Giuseppe, che morirà nel 1916). La mano dell’attentatore, il giovane Gavrilo Princip, fu forse armata dall’organizzazione irredentista Mano nera, che aveva base in Serbia e si batteva per l’indipendenza dei bosniaci da Vienna. L’Austria pretese di poter giudicare Princip in territorio serbo e perciò inviò un ultimatum alla Serbia. Questa piccola nazione, alleata della Russia, lo respinse potendo contare sull’appoggio di Mosca.

Le rivalità tra le nazioni europee e lo scoppio della guerra

Ecco il quadro deglle rivalità alla vigilia dello scoppio della guerra:

  • Austria contro Serbia e Russia (non intende lasciare spazio ai russi e ai loro alleati serbi sul mar Adriatico)
  • Germania contro Francia (per la supremazia militare sul continente europeo e per il possesso della regione dell’Alsazia-Lorena)
  • Inghilterra contro Germania (per la supremazia industriale in Europa)

Ai primi di agosto del 1914, la guerra era pronta su due fronti: il fronte occidentale (che contrapponeva Francia e Inghilterra alla Germania) e il fronte orientale (che coinvolgeva Austria e Germania contro la Russia)

Le prime battaglie del 1914 furono quelle combattute:

in Belgio (stato neutrale, invaso dai tedeschi per penetrare in Francia), con quella che doveva essere una “guerra lampo”;

sul fiume Marna prima e sul fiume Somme dopo il contrattacco franco-inglese,

ai Laghi Masuri (al confine tra Polonia, Lituania e Russia) tra Austria-Germania e Russia.

Altri scontri a livello internazionale

Approfittando del caos generatosi in Europa, il Giappone, che voleva prendere tutte le coste della Cina a sud della penisola di Corea, attaccò la Germania nel 1914. Nel 1915 intervenne a fianco dell’alleanza austro-tedesca anche la Turchia, Il 24 maggio 1915 anche l’Italia abbandonava l’alleanza con Austria e Germania e dichiarava guerra all’Austria. In seguito, la Bulgaria avrebbe dato una mano agli imperi centrali di Austria e Germania e invece il Portogallo avrebbe sostenuto, con la Romania, l’alleanza russo-franco-italo-inglese.

Perché l’Italia entrò in guerra nel 1915?

L’Italia, alleata dell’Impero Austro-ungarico e della Germania, non intervenne a fianco della Triplice alleanza soo perché questa era stata una guerra offensiva (portata dall’Austria alla Serbia) e non difensiva. Giolitti non voleva impegnarsi in un nuovo conflitto, dopo quello, vittorioso ma molto costoso, sostenuto nel 1911-12 per conquistare la Libia, Rodi e le isole del Dodecaneso a spese dell’Impero Turco.

La società e la politica si spezzò in due tronconi:

  • INTERVENTISTI: coloro che volevano entrare in guerra per portare a compimento l’unità nazionale (i territori di Trento, Trieste, dell’Istria e di parte della Dalmazia erano infatti di cultura italiana ma sotto il controllo austro-ungarico). Tra di loro abbiamo: 1) gli irredentisti (chi voleva che le terre irredente, non liberate dalle guerre d’indipendenza, venissero condotte sotto la sovranità di re Vittorio Emanuele III); 2) i nazionalisti (movimento costituitosi ufficialmente nel 1910 sotto la guida di Enrico Corradini); 3) i socialisti rivoluzionari (seguaci delle teorie di Karl Marx, che volevano usare la guerra per abbattere il potere del partito liberale borghese di Giolitti e inaugurare la dittatura del proletariato ispirato da valori comunistici; uno di essi era il giovane Benito Mussolini, direttore del quotidiano socialista Avanti!); i liberali non giolittiani (come il liberale nazionalista Antonio Salandra, primo ministro nel 1914).
  • I NEUTRALISTI: 1) i cattolici, appena entrati in politica con il patto Gentiloni e guidati da Papa Benedetto XV, pacifista, e da don Romolo Murri, fondatore del partito Popolare; 2) i liberali giolittiani, che non volevano un impegno economico e sociale così forte; 3) i socialisti riformisti, guidati da Filippo Turati, che non volevano uno scontro con lo stato borghese ma volevano ottenere da esso miglioramenti del livello di vita degli operai.

Grazie alle notevoli campagne di stampa e ai raduni di piazza, gli interventisti convinsero Salandra e Vittorio Emanuele III a prendere in considerazione l’idea della guerra. Salandra, con il ministro degli esteri Sonnino, si recò a Londra in gran segreto ad aprile 1915. Qui gli inglesi offrirono agli italiani Trento, Trieste, Istria e Dalmazia in caso di vittoria degli stati dell’Intesa. Salandra, Sonnino e il Re proposero il patto segreto all’approvazione del Parlamento. Questi, dapprima lo bocciò e poi, di fronte alla femezza del re e al rischio di nuove elezioni in cui avrebbero vinto i socialisti, si arrese di fronte al fatto compiuto e dichiarò guerra all’Austria il 23 maggio 1915.

Gli scontri militari tra 1915 e 1916

Come preventivato da Giovanni Giolitti, anziché una guerra veloce, la Prima guerra mondiale fu una guerra di trincea e di logoramento. Le nuove armi impiegate dagli eserciti, unitamente ad una strategia ancora ispirata ai valori militari del passato (che prevedevano che gli eserciti si affrontassero in un corpo a corpo), causarono una strage mai vista sino ad allora. Si pensi che, sul fronte francese, morirono circa 1 milione di soldati nella sola battaglia di Verdun del 1916; sul fronte italo-austriaco (tra Gorizia, Tolmino e Plezzo) vennero sarificate decine di migliaia di uomini alle bocche delle mitragliatrici solo per avanzare di qualche centinaio di metri. Nel 1915, l’unico movimento significativo di truppe si ebbe nella zona polacca e in Serbia: in entrambe le aree i russi furono sconfitti e ricacciati indietro, ma senza alcuna vittoria decisiva da parte austro-germanica.

Nel 1916, lungo il fronte italiano, l’Austria lanciò la “spedizione punitiva”, con cui intendeva punire l’Italia per aver tradito la Triplice alleanza; in agosto, gli Italiani, a prezzo di enormi perdite, presero la città simbolo di Gorizia. Nello stesso 1916, nel mare del Nord si fronteggiarono le flotte inglese e tedesca per il possesso di quella fascia marittima; continuava inoltre lo scontro tra sottomarini, altra novità tecnologica della guerra 1914-18., oltre ai gas asfissianti (come l’Yprite, il carro armato e gli aerei da combattimento).

Il fronte interno negli stati in guerra

L’assenza di così tanti uomini giovani dalle rispettive case provocò l’aumento del lavoro femminile, in fabbrica, nei servizi e in tutti quei comparti lavorativi che, sino ad allora, erano stati di completa competenza maschile. Ciò comportò una nuova presa di coscienza del valore della donna nella società, finalmente fuori dal tradizionale ruolo di moglie e madre. Molti giovani e molte famiglie, oltre a molti operai, inoltre, erano sempre più scontenti dei risultati pratici di una guerra così lunga ed inconcludente. Per questo lo stato si rafforzò: utilizzò la censura nelle lettere e nei giornali, punì con la morte i casi di pacifismo o di rinuncia alle armi, utilizzò la propaganda per rianimare chi non credeva in un esito positivo dello scontro.

La svolta del 1917

Due grandi eventi si verificarono nel 1917: la Russia, a causa di una rivolta guidata dai bolscevichi (in sostanza i socialisti rivoluzionari marxisti russi, guidati da Nikolaj Lenin) presero il potere in ottobre con una rivoluzione e decretarono l’immediata uscita dalla guerra della nazione. Nello stesso 1917, per tutelare i propri commerci sull’Atlantico e verso l’Europa, anche gli Stati Uniti decisero di intervenire militarmente a fianco di Francia, Inghilterra e Italia.

Le battaglie decisive del 1917-18

In Italia, nell’ottobre 1917, sembrò che l’Austria potesse invadere tutto il nord: a Caporetto, usando molte truppe stanziate prima sul fronte russo, gli austriaci riuscirono a frantumare le linee di difesa italiane e a penetrare sino al fiume Piave, in Veneto. Qui venne attestata la resistenza dell’esercito italiano (che cambiò condottiero: da Raffaele Cadorna ad Armando Diaz) e si evitò l’invasione dell’area settentrionale. Nel 1918 i tedeschi cercarono di sconfiggere gli eserciti francese, inglese ed americano vicino al fiume Marna. Dopo iniziali successi, essi non ressero la controffensiva alleata. Per evitare l’invasione del territorio tedesco, nell’autunno 1918,,la Germania chiese l’armistizio. Lo stesso fece l’Austria, battuta a Vittorio Veneto dagli italiani.

Se Ciò provocò la fine dell’Impero Austro-ungarico (che si disgregò in molti piccoli stati: Cecoslovacchia, Jugoslavia, Austria, Ungheria, in parte Polonia), la Germania perse la guerra senza perdere un centimetro di terreno. La pace di Parigi del 1919, oltre a sancire i 14 punti per la pace internazionale scritti dal presidente Woodrow Wilson (tra cui la fine dei trattati diplomatici segreti, il libero commercio, il rispetto dell’autonomia dei popoli), condannò come unica responsabile della Guerra la Germania, a cui fu tolta la Prussia (che divenne parte della neonata Polonia), insieme al corridoio di Danzica. Ciò causò una profonda crisi sociale ed economica in questo stato, preludio ad un nuovo conflitto che non avrebbe tardato a mostrarsi: la Seconda guerra mondiale.

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