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Analisi e commento della novella “La lupa” di G. Verga (pp.120-123 antologia di letteratura)

La lupa, tratta dalla raccolta Vita dei campi del 1880, è una novella che parla della realtà rurale siciliana dell’ultimo quarto dell’Ottocento, dura e priva di speranze. Accanto all’Etna, e dunque vicino a Catania, nasce un triangolo amoroso che porterà alla completa perdizione di tre vite, quelle dei tre personaggi principali:

  1. La Gnà [termine dialettale che sta per “donna”] Pina, bracciante, bellissima donna di mezza età, ha un atteggiamento che oggi si definirebbe, con terminologia da psichiatra, da ninfomane: non sa fare a meno del sesso, che consuma con chiunque le piaccia, senza remore e senza mai fermarsi. E’ una sorta di demonio, per il parroco e per le donne del suo paese. Queste ultime temono che lei porti via loro i rispettivi mariti. Il soprannome la lupa deriva dal fatto che, per natura e per istinto, lei non sa rinunciare ad avere rapporti sessuali e non conosce la parola continenza. E’ istinto puro, tutto ciò che vuole, lo sbrana. Ad un certo punto, però, la gnà Pina dimentica il sesso e scopre l’amore vero, quello che le fa battere il cuore: si innamora infatti di un giovane appena rientrato dal servizio militare, che si chiama Nanni e fa il bracciante. La gnà Pina vuole a tutti i costi avere Nanni (che sa essere interessato a sposare sua figlia Maricchia): per fare ciò è disposta a tutto, anche a sacrificare la volontà e il bene di sua figlia. Obbliga perciò sua figlia Maricchia a sposare Nanni. Gnà Pina darà alla coppia la sua casa, riservandosi un giaciglio al suo interno, così lei potrà avere un letto in casa loro e vedere tutti i giorni l’amato Nanni, per riuscire a sedurlo.
  2. Maricchia, figlia di gnà Pina, si vergogna della madre perché ella, con la sua condotta, le impedisce di trovare marito. Anche dopo il matrimonio con il giovane Nanni, vedendo la condotta della madre con il marito, Maricchia sta malissimo: ha capito che la madre vuole sedurre suo marito, per questo lo raggiunge sempre nei luoghi in cui lavora durante la pausa del mezzogiorno estivo.
  3. Nanni, marito di Maricchia. Nanni cerca in tutti i modi di sfuggire alle attenzioni morbose di gnà Pina: dopo essere stato dal brigadiere a chiedere di essere messo in prigione, riceve un calcio molto forte da un asino e rischia la vita. Guarito, si reca ancora dal parroco (che non aveva voluto vedere gnà Pina quando gli aveva portato la comunione e l’estrema unzione a casa), per farsi dare le penitenze peggiori, come leccare il sagrato della chiesa con la lingua, per punirsi e per cercare di resistere a questa enorme tentazione che ha in casa.

Non sapendo più come fare per evitare di giacere con Pina, Nanni decide che è meglio ucciderla per liberarsi del suo tormento. Quando lei lo raggiunge nei campi, dopo averla avvertita ed invitata ad andarsene, dato che lei si avvicina a lui, la uccide con la scure.

Questa novella è tristissima: non c’è via d’uscita per nessuno dei personaggi, tutti sono obbligati a compiere le scelte che fanno.

La Natura umana, la posizione sociale dei poveri protagonisti è più forte, in ogni caso, della loro forza di volontà. Essi non vivono, sono costretti a vivere solo in un modo, in una forma. Non c’è libertà per chi è debole, povero, ultimo: può solo agire in un modo (se Nanni e Maricchia fossero ricchi, scapperebbero via di casa con i loro figli e non avrebbero più il problema di dividere la casa con la gnà Pina). Ciascun personaggio svolge azioni che lo portano a peggiorare la sua vita (Nanni andrà in carcere per omicidio, gnà Pina morirà, Maricchia non avrà di che nutrire i suoi figli).

Un commento

  1. Novella interessante. Non trova, però, che se il giovane si fosse concesso alla suocera, seppur resti una scelta “obbligata”, avrebbe potuto preservare il futuro dei figli?

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