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Il “Canzoniere” di Francesco Petrarca

Il Canzoniere ha un titolo effettivo molto più articolato: Rerum vulgarium fragmenta. Frammenti di cose volgari (scritte cioè in italiano volgari ma anche basse, in quanto evocano l’amore fisico).

Probabilmente il lavoro poetico iniziò nel 1333-35 e andò piano piano perfezionandosi con il tempo. Esso fu finito solo dalla morte di Petrarca, avvenuta nel 1374, quando le poesie erano ancora in fase di revisione.

Il Canzoniere  è una sorta di diario poetico in 366 poesie, iniziato – secondo quanto dice Petrarca – il Venerdì Santo del 1327, giorno in cui egli vide Laura per la prima volta. Anche se il 6 aprile di quell’anno era lunedì, il poeta sembra dire con questo primo sonetto che la sua passione per Laura ebbe inizio nel giorno più tragico della cristianità, ovvero nel giorno della morte di Cristo (anche Dante aveva iniziato il suo viaggio in quello stesso giorno, ma nel 1300). Altra data cardine del libro è la morte di Laura, avvenuta il 6 aprile 1348, per peste.

Petrarca ci comunica una sorta di percorso intimo, fatto di volontà e di mancanza di volontà , di desideri e di disillusioni: un alternarsi di sentimenti opposti tra loro. Petrarca si sente sempre fragile, a volte più forte, poi disilluso, triste e sconsolato: per ottenere un buon dosaggio di sentimenti il poeta lavorò moltissimo sul testo del Canzoniere. Egli vuol fare vedere come l’uomo non sia Dio: non procede attraverso un cammino ben assodato ,determinato, che lo porta a salvarsi. Egli procede a tentoni, per sbagli e verifiche, senza avere molte certezze (Laura del resto non ha mai detto a Petrarca di amarlo).

Il libro è diviso in due grandi parti: la prima in “vita” di Laura (263 poesie), la seconda in “morte” di Laura (103 poesie). Laura viene sovente evocata anche con metafore quali l’aura (l’aria che si respira) o lauro (l’alloro del poeta, il simbolo della grandezza poetica di Petrarca): ciò lascia intendere che il legame del poeta con la donna era variabile, un po’ pienamente rispondente all’amore fisico, un po’ rispondente al miglioramento spirituale della sua capacità di creare e scrivere. Di Petrarca cogliamo quindi, in tutto il libro, l’IO poetico e la sua PSICHE: una confessione che va avanti e indietro, a seconda di quanto egli voglia capire che cosa lo fa stare tanto male per un amore non corrisposto eppure a lui necessario.

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