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Pillole di saggezza o esercizi di comprensione? Romain Gary, “La promessa dell’alba”

Dal capolavoro di Romain Gary, scrittore franco-Lituano, suicidatosi a Parigi nel 1980 in concomitanza con la pubblicazione dell’edizione definitiva, uno stralcio dal capitolo iniziale di La promessa dell’alba, pp. 11-13.

Ancora oggi, dopo più di vent’anni, quando tutto è stato detto e mentre me ne sto disteso sul mio scoglio sulla sponda dell’Oceano, e mentre le foche fanno udire il loro grido nella vasta solitudine marina dove passano a volte le balene col loro spruzzo d’acqua minuscolo e risibile in quest’immensità- ancor oggi, quando tutto sembra vuoto, non ho che da alzare gli occhi per vedere le schiere nemiche che si piegano su di me in cerca di qualche segno di disfatta e di sottomissione.

Ero bambino quando mia madre per la prima volta mi rivelò la loro presenza; prima di Biancaneve, prima del Gatto con gli Stivali, prima dei Sette Nani e della Fata Carabosse, vennero loro a schierarmisi attorno e non mi lasciarono più; mia madre me li indicava uno a uno e sussurrava i loro nomi, abbracciandomi stretto. Ancora non capivo, ma già presentivo che un giorno li avrei sfidati per lei. […]

C’era prima di tutti Tatoche, il dio della stupidità, col sedere rosso da scimmia, la testa da intellettuale di grande levatura, l’amore sconfinato per le astrazioni; nel 1940 era il cocco e il teorico dei tedeschi; oggi si rifugia sempre più nella scienza pura e spesso lo si può vedere appollaiato sulle spalle dei nostri scienziati; […] la sua malizia sta nel dare alla stupidità una parvenza di genio […]

C’è Merzavka, il dio delle verità assolute, una specie di cosacco ritto sopra cumuli di cadaveri, il frustino in mano, un berretto di pelo calato sull’occhio e la smorfia beffarda; quello è il nostro più antico padrone e signore, da così lungo tempo presiede al nostro destino, che è diventato ricco e onorato; ogni volta che uccide, tortura e opprime in nome delle verità assolute, religiose, politiche o morali, la metà del genere umano gli lecca le scarpe con commozione; ciò lo diverte moltissimo, perché sa bene che le verità assolute non esistono, che sono un semplice mezzo per ridurci in schiavitù […]

C’è anche Filoche, il dio della meschinità, dei pregiudizi, del disprezzo, dell’odio – affacciato alla guardiola della portineria, all’ingresso del mondo abitato, che sta gridando: “Sporco americano, sporco arabo, sporco ebreo, sporco russo, sporco cinese, sporco negro”. Lui è un meraviglioso organizzatore dei movimenti di massa, delle guerre, dei linciaggi, delle persecuzioni, abile dialettico, padre di tutte le formazioni ideologiche, grande inquisitore e fautore delle guerre sante; nonostante il pelo rognoso, la testa di iena e le zampette ritorte, è uno degli dei più ascoltati, lo si trova sempre dappertutto; è uno dei più zelanti guardiani della nostra terra, e ce ne contende il possesso con malizia e abilità.

Vi sono anche altri dei, più misteriosi e più loschi, più insidiosi e nascosti, difficili da identificare; le loro schiere sono numerose e numerosi i complici che hanno in mezzo a noi.

Mia madre li conosceva bene; me ne parlava spesso nella mia cameretta, stringendomi al petto e abbassando la voce […]

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