| 

4-L’influenza sulla narrativa contemporanea dei romanzi veristi: Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga (1889) e I Leoni di Sicilia di Stefania Auci (2019). Letture ed esercizi

Ora lavora tu, paragonando il precedente estratto de I leoni di Sicilia ad un altro, tratto da Mastro don Gesualdo, e rispondendo alle domande in coda al testo:

― Nossignore, ― rispose don Gesualdo, ― le terre le piglio tutte io. Mentre gli altri erano contenti e approvavano coi cenni del capo l’occhiata trionfante che il notaro tornava a volgere intorno, quella risposta cadde come una secchia d’acqua. Il notaro per primo rimase sbalordito; indi fece una giravolta e s’allontanò canterellando. Don Ninì scappò via senza dir nulla. Il barone stavolta finse di calcarsi il cappello in capo per davvero. Lo stesso canonico saltò su inviperito: ― Allora vi pianto anch’io!… Se volete rompervi le corna, il balcone è lì, bell’e aperto!… Vi offrono dei buoni patti!… vi stendono le mani!… Io vi lascio solo, com’è vero Dio! Ma don Gesualdo si ostinava, col suo risolino sciocco, il solo che non perdesse la testa in quella baraonda. ― Siete una bestia! ― gli disse sempre ridendo. Il canonico spalancò gli occhi e tornò docile a vedere quel che stava macchinando quel diavolo di mastro-don Gesualdo. Il notaro, prudente, seppe dominarsi prima degli altri, e tornò indietro col sorriso sulle labbra e le tabacchiera in mano lui pure. ― Dunque?… le volete tutte? ― Eh… eh… Cosa stiamo a farci qui dunque! ― rispose l’altro. Neri gli offrì la tabacchiera aperta, e riprese a voce bassa, in tono di confidenza cordiale: ― Che diavolo volete farne?… circa cinquecento salme di terre!… Don Gesualdo si strinse nelle spalle. ― Caro notaro, forse che voglio ficcare il naso nei vostri libracci, io? ― Quand’è così, don Gesualdo, state a sentire… discorriamola fra di noi… Il puntiglio non conta… e nemmeno l’amicizia… Badiamo agli interessi… A ogni frase piegava il capo ora a destra e ora a sinistra, con un fare cadenzato che doveva essere molto persuasivo. ― Se le volete tutte, ve le faremo pagare il doppio, ed ecco sfumato subito metà del guadagno… senza contare i rischi… le malannate!… Lasciateci l’osso, caro don Gesualdo! tappateci la bocca… Abbiamo denti, e sappiamo mordere! Andremo a rotta di collo noialtri e voi pure!… Don Gesualdo scrollava il capo, sogghignando, come a dire: ―Nossignore! Andrete a rotta di collo voialtri soltanto! ― Seguitava a ripetere: ― Forse che io voglio cacciare il naso nei vostri scartafacci? Poi, vedendo che il notaro diventava verde dalla bile, volle offrirgli una presa lui. ― Vi spiego il mistero in due parole, giacché vedo che mi parlate col cuore in mano. Piglierò in affitto le terre del comune… e quelle della Contea pure… tutte quante, capite, signor notaro? Allora comando ai prezzi e all’annata, capite?… Ve lo dico perché siete un amico, e perché a far quel che dico io ci vogliono molti capitali in mano, e un cuore grande quanto il piano di Santamargherita, caro notaro. Perciò spingerò l’asta sin dove voialtri non potrete arrivare. Ma badate! a un certo punto, se non mi conviene, mi tiro indietro, e vi lascio addosso il peso che vi rompe la schiena… ― E questa è la conclusione?… ― Eh? eh? Vi piace? Il notaro si volse di qua e di là, come cercasse per terra, si calcò il cappello in capo definitivamente, e volse le spalle: ― Salute a chi rimane!… Ce ne andiamo… Non abbiamo più nulla da fare.

DOMANDE:

  1. Fai un riassunto in 5-8 righe dello stralcio tratto da I leoni di Sicilia e del pezzo appena tratto da Mastro don Gesualdo
  2. Spiega qual è l’atteggiamento dei nobili e del notaio, nell’uno e nell’altro testo
  3. Segnala, trascrivendole, quali sono le frasi che mostrano il disprezzo profondo nutrito dagli aristocratici verso i borghesi in entrambi i testi.
  4. Spiega con parole tue in quale modo Gesualdo Motta e Vincenzo Florio umiliano i loro avversari nei rispettivi romanzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *