Eros e thanatos

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se l’ultimo mio pezzo parlava di Amore oggi vi propongo due canzoni che trattano dell’argomento opposto, ossia l’odio, la violenza. E’ un argomento che, dalle mie conoscenze, non molti cantanti hanno affrontato. La prima artista che vi propongo è, a mio modesto parere, una delle cantanti più eclettiche, capace di passare da canzoni facete come “Get the party started” a “Stupid girl” nella quale si analizza lo stereotipo della ragazza attenta al proprio aspetto a cui tutte le giovani sembrano ambire che però alla fine viene considerata solo per quello.

In “Family portrait” Pink invece affronta  uno dei temi più “maturi” della sua produzione artistica, la separazione, vista attraverso la sofferenza di una figlia che, impotente, assiste ai conflitti che si creano nella famiglia. Se già l’amore, come ho avuto modo di evidenziare con la canzone Istrice e il dilemma del porcospino, causa sofferenze, la situazione qui esposta è così dolorosa da essere paragonata ad una guerra “non è facile crescere nella terza guerra mondiale”.
Ma in questa canzone c’è qualcosa di più, perché non solo la soffrenza per quello che avviene nella famiglia, ma anche dovuta paragone con il ritratto della famiglia “bella e felice” ma è una situazione reale o apparente. Le famiglie sono realmente quello che appaiono o il ritratto è solo apparenza? Giusto per sfoggiare un po’ dei miei ricordi di letteratura vi propongo un altro paragone ardito con Pirandello e con l’opera “L’uomo la bestia e la virtù”
Breve analisi dell’opera presa dai miei appunti:

In quest’opera  Pirandello parla del formalismo della famiglia borghese dove la donna che tradisce il marito con il professore del figlio, rappresenta ironicamente la “virtù”, il marito, che rifiuta la moglie poiché ha un’amante, rappresenta simbolicamente la “bestia” ed il professore rappresenta l’”uomo”. L’effetto comico viene raggiunto dal paradosso, cioè dal contrasto tra ciò che è e ciò che appare agli altri. Questa famiglia, infatti, è solo apparentemente unita. Succede però, come sempre in Pirandello, un fatto imprevisto: la donna rimane in cinta. Si tratta ora di giustificare di fronte al marito ed al mondo borghese questo. Si tratta ora di indurre il marito, riluttante, ad avere almeno un rapporto con la moglie, per questo motivo si escogita una cena dove sarà data al marito una sostanza afrodisiaca. Il fatto succede e la donna, per avvisare il professore Paolino della cosa, mette alla finestra un vaso di fiori. Questa opera rappresenta il simbolo dell’ipocrisia della famiglia borghese solo apparentemente unita, in realtà profondamente immorale dove la forma esteriore prevale sui contenuti.

Ritornando alla canzone il video è molto bello e la scelta di far “cantare” la bambina rafforza la percezione che sia proprio lei a raccontare quello che succede.

La seconda canzone che ci parla di rapporti conflittuali è di Suzanne Vega, una canzone che le prime volte che ho sentito mi è sembrata la classica canzone melodica da canticchiare senza troppi pensieri ma quando mi sono soffermato sul testo è stato come un colpo allo stomaco, in realtà parla di un bambino che denuncia le violenze subite in ambito domestico ad un suo vicino…

Vi invito a cercare i testi di entrambi le canzoni!
¡Hasta pronto!

GM

3 Commenti

  1. La lettura dei tuoi commenti, caro Collega, e le due canzoni mi fanno riflettere su quanto sottile sia il filo che separa Amore da Morte. Quanto molte realtà, che dovrebbero avere come base fondante il sentimento amoroso in tutte le sue forme-anche insospettabili, come gli stati, le comunità, la famiglia – siano terreno fertile per “corruzioni d’amore”. Mi spiego: proprio dove ci sono forti legami e affetti, emergono i fantasmi della mente, le debolezze, le insicurezze, i più pericolosi istinti. E proprio quei nuclei, dove la comunanza dovrebbe legare, che potrebbero essere risorsa di crescita, diventano teatri di situazioni artefatte e costruite, dove diventa normale diventare maschere, luoghi dove si creano dissapori e incomunicabilità. E proprio questo pian piano logora l’amore, e disgrega i gruppi, le famiglie, gli stati e tutti i luoghi dove ci siano importanti interazioni e dove potrebbero avvenire splendidi progressi. Allora si inventano teatrini di parole false, situazioni falsamente idilliache, promesse che mai si manterranno. E l’Amore si converte in falso Amore, che poi diventa Morte. Morte della serenità, della sincerità, del sentimento, della gioia e della pace…Così, superato quel filo sottile tra Amore e Morte,l’Amore si converte in Morte, come fine, termine, e cesura della possibilità di creare, crescere, progredire, e Amare.

    1. Si, penso che tu abbia colto proprio nel segno. Sei riuscita ad esplicitare molto meglio di me, potrei dire che sei stata le parole che non riuscivo a trovare.

  2. Ma grazie, Giuseppe. Per una insegnante di italiano, un commento del genere è veramente graditissimo!!! Credo molto alla possibilità di leggere in altri le parole che mi si confanno, e che non avrei potuto esprimere meglio; o viceversa di essere io quella che a volte può dar voce ai pensieri di altri. E’ una grande soddisfazione! Grazie, Collega!!!!

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