Puntualizzazioni sempre verdi (leggete alunne e alunni, leggete!)

Lo ammetto, sono Facebook dipendente. E siccome sono anche parecchio narcisista (chi l’avrebbe detto, eh?) mi piace andare a vedere, nella rubrica “oggi accadde” le cose che scrivevo in questa data negli anni scorsi. 

Due anni fa scrivevo quello che segue. Forse è bene ribadirlo perché tutti i miei alunni e le mie alunne abbiano le idee chiare.  Detto per inciso L si è diplomato a giugno e serbo un bel ricordo di lui e della sua classe.

L’altra mattina viene interrogato L, che conosco dall’anno scorso, in terza. Esordisce con: “Io lo so che mi odia.”
Faccio un salto sulla sedia. 
“Io ti odio?!?!?”
“Sì, perché l’anno scorso mi sono comportato molto male e anche all’esame di riparazione non sono andato bene.”
“L, ti ho dato segnali che ti facessero pensare che io ti odi?”
“No, ma me lo sento perché mi sono comportato molto male. E poi il primo giorno di scuola mi ha detto quella cosa!”
Il primo giorno di scuola, in effetti, gli ho detto: “Vedi L che sei passato Per Grazia Ricevuta. Se quest’anno fai la stessa cosa in quinta non ci vai. Regolati.”
Ok. Fermiamo tutto. Le interrogazioni possono aspettare.

Ragazzi cari. Una parte del mio lavoro consiste nel valutare le vostre interrogazioni e i vostri compiti in classe e produrre, alla fine, un numero che dovrebbe essere indicativo della media delle prestazioni o performance, come si direbbe ora, di ciò che avete fatto durante l’anno. 
Quando io vi metto un voto non valuto la vostra persona, il vostro carattere, la vostra storia, il vostro essere a questo mondo. Ma nemmeno il vostro essere in quest’aula quest’anno. Ma nemmeno la vostra globale conoscenza dell’inglese.
Mi limito a valutare QUELL’interrogazione, QUELLA verifica, QUEL TEST. 
Tutto ciò non ha niente a che fare con quello che provo per voi e di sicuro non con quello che voi siete. 
Detto per inciso io in questa classe ci sto pure molto bene. Siete carucci e simpatici e intravedo, per quel poco che mi è concesso, mondi di potenzialità, di unicità, di sfaccettature, di ricchezze interiori che sono una gioia per il cuore. Ma anche dove mi fanno girare le balle e ogni tanto sarei tentata di buttarne un paio dalla finestra per vedere se davvero sono fatti di gomma come sembra vogliano farmi credere, anche in quel caso, ciò non ha niente a che vedere con la Grandezza unica di ognuno di voi e non significa nemmeno che io vi odi. 
Significa che sono umana con tutte le limitazioni degli umani e anche qualcuna in più e che sono sanguigna e che ho il pessimo vizio di alzare la voce. E che gradirei un comportamento più collaborativo e che è pure possibile che i vostri sforzi nella mia materia non siano tali da pensare che possiate affrontare la classe successiva. 
Non confondetevi.

[silenzio]

“Prof, ci porta in gita?”
“No”

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