Dino Buzzati

Le piacciono i racconti di Dino Buzzati?

Dino BuzzatiDino Buzzati era un giornalista che aveva il compito di chiudere il giornale “Il corriere della sera”; scrisse diversi racconti come “Le mosche” ed “Il palloncino”, oltre che a libri, fra cui il più famoso è “Il deserto dei Tartari” (1940). Uno dei racconti che scrisse, “Umiltà”, parla di un frate che diviene eremita, ma, al posto di trasferirsi in un posto lontano da tutti, si trasferisce al centro di una metropoli e utilizza una cabina di camion come confessionale. Un giorno, si presenta a lui un giovane prete che, dopo molti tentativi, confessa al frate che pecca di orgoglio perché, quando viene chiamato reverendo, è pervaso da un senso di gioia eccessiva. Ciò si ripete anche quando viene chiamato, anni dopo, con il titolo di monsignore, cardinale ed infine di Sua Santità.
Il frate pensava fosse la gente a prendere in giro il prete, che puntualmente tornava a confessarsi dello stesso peccato, fino a quando, in punto di morte, non andò a Roma e scoprì che in realtà il Papa era davvero il prete che aveva confessato molte volte.
I personaggi utilizzati da Buzzati hanno sempre delle caratteristiche uniche e a volte fuori dagli schemi, come per esempio i santi che fumano nel racconto “Il palloncino”.
Uno di quelli che mi è rimasto più impresso è Antonio, il segretario dell’ ispettore Santi Liguori all’interno del racconto “Le mosche”. Può sembrare strano, dato che si tratta di una semplice comparsa, ma mi è piaciuto per il fatto che, quando Liguori cade in depressione, egli si interessa a lui e, quando trova una mosca, gliela porta per farlo tornare di buon umore.
Nei racconti di Buzzati viene spesso usata l’ironia ponderata, in sintonia con altri sentimenti come la tristezza. Ad esempio, ne “Il palloncino”, la tristezza della protagonista Noretta è grande ma ci sono gesti come il fatto di fumare dei santi e la scena finale, nella quale san Segretario lascia cadere il sigaro nello stesso istante in cui gli umani avvistano un disco volante, che aggiungono carattere ironico alla vicenda.
I racconti sono molto belli, quello che mi è piaciuto di più è “Le mosche” perché fa riferimento all’infanzia di Santi Liguori con il loro ronzio, mentre quello che mi è piaciuto meno è “Il palloncino” perché, anche se può sembrare una futile motivazione, ci sono rimasta male quando tre teppisti hanno bucato il palloncino che rendeva Noretta così contenta, dato che mi aspettavo un racconto a lieto fine.
Secondo me, è importante che le persone leggano questi racconti, in particolar modo i ragazzi, perché fanno ragionare sulla realtà che ci circonda e, anche se sono solo poche pagine, possono insegnarci qualcosa in più.
Silvia Spigolon
(classe 2L)

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