Il caffè: dal consumo al riciclo

Le prime tracce della presenza del caffè, le troviamo a partire dal Medioevo. L’albero di Coffea è originario dell’antica provincia di Kaffa/Kefa situata nel Sud Ovest dell’Etiopia. La coltivazione si diffuse presto nella vicina penisola arabica. Il caffè inizialmente veniva consumato come alimento e non come bevanda, fino al XIV

secolo quando gli arabi lo diffusero in tutto l’Islam. I turchi infine, con le conquiste dell’impero Ottomano, diffusero questa bevanda in tutto l’impero. I primi incontri degli europei con il caffè avvennero sul finire del ‘500, ma solo nel ‘600 il caffè si diffuse in tutta Europa, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Il caffè è un bene preziosissimo e di largo consumo, un piacere che ormai tutti siamo abituati ad utilizzare. Tanto il consumo è esteso quanto bisogna tener conto della quantità di rifiuti e quindi dell’impatto ambientale che esso ha. Oltre ai benefici che questa bevanda ha sul nostro corpo, potremmo anche pensare a come utilizzarlo per il bene della natura in modo da non inquinare. Al giorno d’oggi il caffè è utilizzato in molti modi:  cialde e capsule per la macchinetta del caffè (sempre più popolari nelle nostre case), in sacchetti contenenti chicchi macinati o interi, per la moka. 

Il metodo più ecologico è la moka perchè non ci sono resti oltre al caffè (nella capsula c’è la parte in alluminio, mentre la cialda normalmente è biodegradabile).

Con il caffè usato, possiamo creare dei concimi, del terriccio. C’è un processo grazie al quale tutti gli alimenti possono diventare concime, questo processo si chiama compostaggio, nel quale i microrganismi esterni attaccano gli alimenti velocizzando il processo di degradazione.

Il caffè può essere usato anche come concime e le capsule in alluminio possono essere riciclate.

Di: Lucrezia, Jacqueline, Aurora

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