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Il caffè

pubblicato in: compiti, Salabar

Caffè, storia, la pianta un luogo uno stile di vita

Fino al XIX secolo non era certo quale fosse il luogo di origine della pianta del caffè e, oltre all’Etiopia, si ipotizzava la Persia e lo Yemen. Pellegrino Artusi, nel suo celebre manuale La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, sostiene che il miglior caffè sia quello di Mokha (città nello Yemen), e che questo sarebbe l’indizio per individuarne il luogo d’origine.Diffusione in Medio Oriente, Europa e AmericaModifica

Nel XV secolo la conoscenza della bevanda a base di caffè si estese fino a Damasco, al Cairo per arrivare infine a Istanbul, dove il suo consumo avveniva nei luoghi d’incontro dell’epoca, e dove il Kahvecibaşı (“Capo caffettiere”) era un personaggio importante della corte del Sultano.
Per i suoi rapporti commerciali in Vicino Oriente, Venezia fu la prima a far uso del caffè in Italia, forse fin dal XVI secolo; ma le prime botteghe del caffè furono aperte a Venezia nel 1645 e il medico e letterato Francesco Redi nel suo Bacco in Toscana già cantava: “Beverei prima il veleno/ Che un bicchier, che fosse pieno/ Dell’amaro e reo caffè”
Nel XVII secolo, a Londra e a Parigi una libbra di caffè veniva pagata fino a 40 scudi. L’uso si andò poi via via generalizzando per crescere fino all’immenso consumo che se ne fa tuttora.
Verso il 1650, cominciò a essere importato e consumato nel Regno Unito e si aprirono di conseguenza i primi caffè (intesi come circoli e bar e detti in inglese coffeehouse), come ad esempio quelli di Oxford e di Londra. Nel 1663 nel Regno Unito vi erano già 80 coffeehouse, cresciuti vertiginosamente fino a superare le 3.000 unità nel 1715. I caffè divennero presto luoghi di nascita e diffusione di idee liberali, e furono frequentati da letterati, politici e filosofi, diffondendone l’uso in tutta Europa. Nel 1670 aprì il primo caffè a Berlino e nel 1686 a Parigi. Nel 1671 fu pubblicato a Roma, da parte di Antonio Fausto Naironi, nome italianizzato dell’ecclesiastico libanese Mehrej Ibn Nimrûm, il primo testo stampato in Italia dedicato al caffè
[28/3, 20:09] Angelo: Le specie di caffè coltivate su grande scala sono tre: Coffea arabica, Coffea canephora e, in minor misura, Coffea liberica. Una decina vengono coltivate localmente.
Le specie differiscono per gusto, contenuto di caffeina, e adattabilità a climi e terreni diversi da quelli di origine. Ricordiamo che tutte le specie coltivate esistono ancora, nelle zone d’origine, allo stato selvatico. È però anche vero che sono state create artificialmente molte nuove varietà.

Specie principali

Arabica. La specie che è stata usata per prima è Coffea arabica, una pianta originaria dell’Etiopia (dove il caffè viene chiamato buna), del Sudan sud-orientale e del Kenya settentrionale e in seguito diffusasi nello Yemen, luogo in cui, peraltro, si ebbero le prime tracce storiche del consumo della bevanda, nel 1450 tra i seguaci del sufismo[10].
I semi di Coffea arabica hanno un contenuto di caffeina molto inferiore a quelli delle altre specie di larga diffusione e rispetto alle altre specie è autoimpollinante, cioè autogama e inoltre predilige coltivazioni ad alta quota (tra 1.000 e 2.000 metri). La coltivazione di Coffea arabica fuori dei territori d’origine è incominciata molto presto, come ad esempio in Indonesia nel 1699.RobustaMolto coltivata oggi è Coffea robusta (o Coffea canephora, nome considerato scientificamente più corretto ma poco usato commercialmente). È una specie originaria dell’Africa tropicale, tra l’Uganda e la Guinea, molto adattabile (cresce anche a quote inferiori ai 700 metri) e perciò più economica. La sua coltivazione è incominciata solo nell’Ottocento. È una pianta allogama, quindi richiede impollinazioni incrociate che la possono differenziare geneticamente con più facilità rispetto alla arabica.LibericaTra le specie di coltura meno diffusa, la più importante è Coffea liberica, originaria della Liberia e coltivata, oltre che in Africa occidentale, soprattutto in Indonesia
Excelsa.
Nel 1903 è stata scoperta in Africa una nuova specie di alberi del caffè, battezzata con il nome di Coffea excelsa. Tuttavia, successivamente, i botanici hanno ritenuto che questa specie fosse in realtà solo una varietà di Coffea liberica e il suo nome scientifico corretto è quindi[11] Coffea liberica var. dewevrei.La varietà continua a essere chiamata Excelsa da coltivatori e commercianti e viene considerata molto promettente.
Specie minoriModifica
Ricordiamo qui solo le seguenti:
Charrieriana Coffea charrieriana, originaria del Camerun, è priva di caffeina. Mauritiana Coffea mauritiana è il caffè marrone delle Mauritius e della vicina Riunione. Racemosa Coffea racemosa, originaria del Mozambico, perde le foglie durante la stagione secca.Stenophylla Coffea stenophylla è originario dell’Africa occidentale, dove viene coltivato localmente (Liberia, Sierra Leone, Costa d’Avorio). È resistente alla siccità. Il profumo è stato paragonato a quello del tè, il sapore non è gradito a tutti i palati.
[28/3, 20:14] Angelo: Il caffè (dall’arabo قهوة, qahwa, it. “bevanda stimolante”) è una bevanda ottenuta dalla macinazione dei semi di alcune specie di piccoli alberi tropicali appartenenti al genere Coffea, parte della famiglia botanica delle Rubiacee, un gruppo di angiosperme che comprende oltre 600 generi e 13.500 specie.
Sebbene all’interno del genere Coffea siano identificate e descritte oltre 100 specie, commercialmente le diverse specie di origine sono presentate come diverse varietà di caffè: le più diffuse tra esse sono l’arabica e la robusta.
Questa bevanda: si può andare al bar e consumare una tazzina di caffè e quando è il momento di chiedere il conto, se ne può lasciare uno in sospeso, ovvero pagarlo per chi arriva dopo. Questa usanza è nata principalmente per lasciare un caffè ai bisognosi che non potevano permetterselo, infatti anche oggi questa tradizione solidale è stata ripresa a scopo benefico.
La generosità del sud che incontra uno stile di vita ben consolidato nel nostro Paese: bere un caffè espresso non è solo a colazione o dopo pranzo, è una pausa, è socializzare. Andare a prendere un caffè è diventato ormai un vero e proprio modo di dire quando si vuole incontrare qualcuno per una chiacchierata al bar.
Già nel 1734 Johann Sebastian Bach componeva la “Cantata del caffè“, ne scrisse il grande Domenico Modugno nel brano “‘O ccafè“, poi ripreso da Fabrizio De Andrè in “Don Raffaè“, esaltando la pratica napoletana del fermarsi a bere una tazzina per rilassarsi, per “staccare”. Ne hanno cantato le lodi i più grandi cantautori italiani, da Francesco Guccini a Lucio Battisti fino a Pino Daniele, come dimenticare i tormentone “7000 caffè” di Alex Britti?
Anche se in maniera diversa, il caffè è fortemente presente nella cultura americana, vediamo le tazzone di caffè americano take away praticamente in ogni film ed anche in questo caso un grande artista ne ha parlato, o meglio, ne ha cantato: Frank Sinatra in “Coffee Song” nel 1961 e ancora prima, nel 1956, Peggy Lee in “Black coffee“.
Nel 1966 Otis Redding incideva “Cigarettes and coffee“. Per i tabagisti non c’è binomio più azzeccato, per alcuni è davvero impensabile sorseggiare un espresso senza accompagnarlo con una sigaretta. E proprio da quest’altra abitudine molto diffusa è nata l’idea, nel 2003, di “Coffee and cigarettes“. Diretto da Jim Jarmusch, è un film diviso in vari episodi in cui i personaggi, sempre diversi, interagiscono tra loro bevendo caffè e fumando sigarette. Impossibile perdervi il dialogo surreale tra Roberto Benigni e Tom Waits ma nel film fanno la loro comparsa anche altre star come Steve Buscemi e Iggy Pop.
Caffè malinconici, punti d’incontro, romantici, allegri, spensierati o riflessivi che si incrociano con le numerose abitudini dei consumatori italiani, il terrore di ogni barista: alto, basso, macchiato freddo o caldo, ristretto, in tazza grande, in vetro, corretto, decaffeinato, con cacao, freddo, amaro, dolcissimo.
Dimmi che caffè bevi e ti dirò chi sei.

  1. Roberto Bianchi
    | Rispondi

    Un bel lavoro di ricerca. Scrivi il tuo nome almeno so chi l’ha fatto. Puoi utilizzare il modulo per i commenti che trovi qui sotto. Già che ci sei scrivi anche le fonti visto che non è un testo di spazioprever e sembra scritto da un giornalista e non da uno studente del 1 o 2 anno.

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