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Relazione sulla pianta della vite e sulle categorie dei vini

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La pianta della vite

La vite

La vite è una pianta appartenente alla famiglia delle vitacee, di cui si conoscono diverse specie, tra le quali quella europea e quella americana. Per produrre il vino si coltiva la specie europea, mentre la specie americana produce frutti più aspri che non possono essere utilizzati per la produzione del vino; la specie americana, tuttavia, essendo più resistente di quella europea ai parassiti, di solito viene usata come portinnesto.

La pianta della vite

La vite è composta da vari organi e questi sono: Le radici con il compito di assimilare il nutrimento dal terreno. Le radici possono derivare sia da semi sia da tralci.

Dopo le radici troviamo il fusto suddiviso in:

  • ceppo, la parte principale e più grossa che spunta dal terreno;
  • branche sono le diramazioni del ceppo;
  • tralci sono i rami più giovani;
  • germogli, da cui nasceranno i frutti;

Vitigno

Il vitigno è una varietà di vite che può essere a bacca bianca o a bacca rossa. es: barbera, grignolino, nebbiolo, cortese, erbaluce sono vitigni. Per la produzione di vino il vitigno deve esere autorizzato, vale a dire che il regolamento definisce che gli Stati membri devono costituire l’elenco delle varietà di vite idonee alla coltivazione sul proprio territorio. La classificazione delle varietà di viti per uve da vino è stata attuata dalle Regioni e dalle Province autonome in base alle linee guida.

Vigneto

Il vigneto è un’area geografica più o meno grande destinata alla coltivazione della vite. Il vigneto può comprendere un’area che corrisponde a:

  • vigna
  • frazione
  • comune
  • provincia
  • regione

Impianto ed esposizione del vigneto

La vite europea, originaria del bacino del Mediterraneo, si è diffusa in tutta l’Italia e in quasi tutta Europa, compresa la Gran Bretagna.

Essa da origine ad un numero elevato di varietà ciascuna con proprie caratteristiche. Tali caratteristiche variano, talvolta anche in modo rilevante, a seconda della:

  • località
  • esposizione
  • terreno
  • clima in cui la vite è coltivata

I vigneti impiantati in zone collinari,danno ottimi risultati sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo e se l’esposizione è favorevole danno prodotti in quantità maggiore e di migliore qualità. Le diverse condizioni in cui avviene la coltivazione, fanno si che la varietà stessa, cioè che lo stesso vitigno, dia origine a una molteplicità di vini.

Sistemi di allevamento della vite

Propagazione

La propagazione della vite avviene per:

seme: viti con caratteristiche diverse dalla pianta madre, impiegato solo per sperimentazioni;
gemma (talee): tralcio di vite poi radicato, solitamente è la tecnica più utilizzata in viticoltura e in vivaistica.

Principali nemici della vite

Dall’innesto si ottiene una pianta resistente ma che darà i frutti tipici della specie europea. In viticoltura si dice portinnesto una specie vegetale usata per ricevere un innesto.

Potatura

Dopo la propagazione le prime pratiche dell’allevamento consistono nella potatura di allevamento e nel seguire, curando, il sistema stesso di coltivazione.

Oltre la potatura di allevamento, si pratica anche quella di produzione che può essere distinta in:

  • invernale o secca
  • verde
  • lunga
  • corta

Gli scopi della potatura sono:

  1. rendere il più possibile costante la produzione nelle diverse annate;
  2. migliorare la produzione la quale può essere compromessa da un eccesso di quantità di uve;

  3. necessità di mantenere la vite entro una determinata forma di allevamento, dettata da condizioni di ordine tecno-economico.

È evidente che, in merito ai vari sistemi di potatura sia lunga che corta, cioè in base al numero di gemme a frutto da lasciare per ogni ceppo non si possono stabilire delle norme ben precise perché queste pratiche sono condizionate da:

  • forma di allevamento;
  • varietà del vitigno;
  • vigoria del vitigno;
  • tipo di terreno;
  • concimazione praticata;
  • particolari condizioni climatico-ambientali dell’annata.

Diverso è il discorso per le operazioni di potatura verde, cioè la potatura effettuata negli organi erbacei, fatta con competenza e razionalità con i seguenti scopi:

  1. migliorare il colore delle uve (maturazione)
  2. migliorare il tenore zuccherino (rapporto zucchero alcool)
  3. migliorare le uve (quindi il prodotto vino)

Categorie dei vini

La prima legge italiana di tutela delle Denominazioni d’Origine è il D.P.R. 930 del 1963. L’aggiornamento di questa prima normativa ai dettami del Comunità Europea, è avvenuto con la legge 164/1992. La legislazione attuale classifica i vini in tre categorie: vini da tavola, vini di qualità prodotti in regioni determinate (vqprd), vini speciali.

Esistono diversi modi per classificare i vini: alcune suddivisioni sono di carattere normativo e si riferiscono ai disciplinari di produzione, altre si basano sulle caratteristiche organolettiche e sul sistema di vinificazione.

Per la legislazione italiana i vini si suddividono in due categorie principali:

  • V.C.C.Vini di Consumo Corrente
  • V.Q.P.R.D.Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate.

Queste menzioni però non si trovano sulle bottiglie di vino, in quanto si suddividono ulteriormente in sotto categorie che non si riferiscono alla qualità del vino ma alla sua tipicità.

La sigla V.Q.P.R.D. introdotta dalla normativa CE, racchiude i vini a denominazione d’origine controllata e controllata e garantita,D.O.C. e D.O.C.G.  I sono classificati in relazione al tipo in:vini liquorosi,passati,spumanti,aromatizzati. Le sigle Vsqprd e Vlqprd, indicano i vini spumanti di qualità prodotti in regioni determinate, e i vini liquorosi di qualità prodotti in regioni determinate.

D.O.P., è un vino originario di una regione, un luogo determinato, o perfino un paese, le cui qualità sono dovute al luogo e all’ambiente. Le uve utilizzate per la produzione di vini D.O.P., devono essere per il 100%, prodotte e vinificate nell’area geografica delimitata.

G.P. è il vino prodotto in una regione, in un luogo determinato, o in un paese, di cui il nome, una determinata qualità, una caratteristica, o altro, può essere riconosciuto come tipico di quell’origine geografica.

Le uve da cui si producono i vini I.G.P., devono provenire per almeno l’85% dall’area indicata. Le uve possono provenire per il 15% da una zona diversa, ma devono essere vinificate nell’area indicata.
I vini I.G.P. sono ancoro sottoposti a controlli qualitativi più rigidi.

Un altra importante modifica del regolamento comunitario, riguarda l’ìindicazione dell’annata di produzione, ora obbligatoria per i vini D.O.C.G. e D.O.C..

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