donna guarda due pianeti camminando sul bordo di una scogliera

Dhore Fhorset

Dhore Fhorset, è una donna difficile, comunica un fastidioso disagio, è impegnativa, eccentrica e non passa inosservata. Non è il suo corpo offeso o la sua pelle arrossata a renderla immediatamente riconoscibile, non sono i feromoni che rilascia a tracciarne la personalità. A farne la donna meno desiderata del Sistema BZ-61, noto come Nuova Thera, è la sua anima. Anima cupa e angosciata, sempre oltre il limite dell’insofferenza.

Dhore Fhorset non sopporta più l’umanità, e forse, non l’ha mai sopportata. L’umanità, per Dhore, è l’inutile diversivo dell’universo, meschina, sofferente, capace di piegarsi a qualsiasi porcheria pur di compiacere le proprie miserie. A niente valgono pensieri, virtù e arte, espressioni del mondo che Dhore chiama “le esperienze mai finite”, cominciate da qualcuno, continuate da qualcun altro, sempre in divenire, mai uguali, si evolvono in un percorso continuo di esaltazioni e mortificazioni, alle quali è più facile resistere, per non crescere, che impegnarsi ad accoglierle per migliorare.

Dhore Fhorset si muove usando un veicolo pneumatico con propulsione a curvatura, costruito per lei mettendo insieme diverse tecnologie sperimentali e futuristiche. Dhore non può muoversi in modo autonomo e grazie al veicolo può evitare le protesi ortopediche per il braccio e la gamba, persi in uno stupido incidente dal quale si risvegliò distrutta nel corpo e sconvolta nella vanità.

Dhore Fhorset non ama le protesi. Neanche quelle bio-ricostruttive, la massima espressione di arte plastica, autoformanti sui tessuti del portatore. Solo l’idea di doversi unire alle membrane gelatinose dell’androprotesi creata dalla Fhorset BioDynamiz, la fa precipitare in uno dei suoi convulsi attacchi d’ira.

Le protesi bio-ricostruttive possibili con i nuovi materiali disponibili su Nuova Thera, hanno sostituito ormai da tempo quelle da androgenesi fatte con i principi e i vecchi materiali terresti. La ricostruzione strutturale delle protesi bio-ricostruttive è perfetta, ma non quella connettiva, per questo il nuovo arto deve essere sostituito di frequente.

Dhore Fhorset non riesce ad ammetterlo, ma anche lei ha le sue debolezze. Dhore pensa che le protesi la renderebbero artificiale e non ci sarebbero differenze tra lei e un androide meccanico da lavoro, quindi le rifiuta, prima nel pensiero, poi nel fisico. Non ama gli ambienti asettici e sterili delle cliniche e ancor meno sopporta i robot chirurghi ed è una convinta naturalista. Va in giro brontolando risentita, “Io sono Dhore Fhorset e devo essere e restare naturale”.

Essere naturali è una propensione dei Fhorset. Suo padre amava circondarsi di cose naturali, le cercava e acquistava in tutti i mondi raggiungibili, come poteva immaginare che la sua passione sarebbe diventata il mondo di sofferenza di Dhore, la sua unica, coccolata, straordinaria figlia.

Dhore Fhorset per muoversi preferisce il suo veicolo. Progettato da lei e costruito negli stabilimenti Fhorset Prohiett. Molte delle energie e delle risorse utilizzate per la costruzione di quello che lei chiama “la mia carrozza”, sono state sprecate per farne il veicolo più silenzioso di Nuova Thera. Per Dhore il pregio più grande di questo veicolo, non è che potrebbe portarla tra le stelle o alla fine dell’universo ad ammirare l’Orlo. Per lei l’unica cosa importante è muoversi oltre il silenzio.

Dhore Fhorset si installa nella sua appendice pneumatica a curvatura e si sposta senza far rumore. Non l’ha voluta silenziosa per eliminare i rumori dal mondo. No. L’ha voluta silenziosa, come dice lei, con ghigno furbesco, per “arrivare all’improvviso, per non farmi sentire e farvi una sorpresa”. Ma Dhore non ha sentimento per i propri limiti, e non si accorge che il suo corpo ferito, di rumore ne fa comunque.

Dhore Fhorset respira solo con il polmone sinistro, avendo perso l’altro nello stesso imprevedibile incidente. La respirazione è assistita da un dispositivo nanometrico ad impulsi elettrici variabili che spinge l’aria al filtro-vita, prima di inviarla al circuito di respirazione artificiale. Quel sottile sibilo alternato, prodotto dall’apertura e chiusura dei dispositivi miniaturizzati, la precede di quanto basta per mettere sul chi vive tutti quelli che lei vorrebbe prendere con le mani nel sacco.

Le mani nel sacco sono le mani delle persone che lavorano per lei e che di lei hanno moltissima considerazione, ricordando quello che ha fatto e perdonando le sue paranoie e il suo essere donna impossibile e insopportabile.

Molti la ricordano bambina, spiritosa e quasi simpatica, quando con la mamma veniva a trovare il papà, sempre al lavoro negli uffici della stazione di scambio della Fhorset Universaret. Dhore amava camminare sul parquet di quercia bianca, impreziosito con inserti di legni rari e pregiati che copriva i pavimenti della stazione di scambio, uno degli ultimi esempi di legno reale naturale ancora esistenti su Nuova Thera, e in quell’epoca molto ricercato per la nostalgica emozione delle nostre origini.

La stazione di scambio Dhore l’ha ereditata dalla madre e ha fatto di tutto per preservare l’antichissimo parquet in legno portato con una delle prime spedizioni di raccordo.

Il legno, come tutti gli elementi naturali, con il passare del tempo non fu più utilizzato, un po’ per il costo del trasporto, un po’ per l’impossibilità di stabilire tempi d’arrivo realistici. A questo si unì la difficoltà nel recuperare un materiale diventato raro anche sulla Terra, cercato e mai trovato in nessun altro mondo, ed oggi quasi sconosciuto. Furono le sostanze aeroformanti necessarie per la genesi su Nuova Thera. rivelatesi incompatibili con le catene molecolari statiche non complementari dei materieli inerti, a portare al declino di tutti gli elementi naturali non autorigeneranti.

Solo trattamenti molto dispendiosi e tossici, fatti per isolarli dall’ambiente, consentirono di mantenere alcuni elementi reali naturali. I parquet della Fhorset Universaret, furono trattati e protetti con polveri nanocomposite e sono una delle poche testimonianze esistenti di legno vero, capaci di destare stupore, sia per la bellezza artistica, sia per la loro unicità. Esistono pochi altri reperti di materiali terrestri, frammenti di oggetti non riconducibili a qualcosa di preciso, custoditi in teche condizionate e protette del museo universale dei Materiali Naturali.

Ispirandosi a questi antichi e anonimi manufatti, alcune delle menti più raffinate di Nuova Thera, diedero vita al pensiero Neo Arth Sthil Nathureal i cui principi si ispiravano alle antiche espressioni artistiche terrestri ai quali Dhore, convinta e nostalgica naturalista, vuole ancora credere.

Fu l’invisibile e contaminato deteriorarsi del legno naturale a causare le pene e i tormenti di Dhore.

Dhore Fhorset inciampò e cadde sul prezioso palchetto. La caduta ruppe il legno ormai inconsistente sotto la pellicola chimica protettiva. Un banale incidente in cui Dhore perse una gamba, un braccio, un polmone e il fegato. La polvere e i frammenti tenuti insieme da collanti e composti si dispersero. Respirò la polvere, una scheggia si piantò nella gamba destra, un’altra graffiò il braccio sinistro. Il tempo per arrivare al centro medico fu insignificante ma non bastò per salvarle la gamba e il braccio. I polmoni erano compromessi, uno fu ricondizionato con una serie di lavaggi riattivanti, ma per l’altro fu tutto inutile, fu asportato e sostituito con un circuito di respirazione artificiale.

Il fegato le fu tolto pochi giorni dopo a causa dei riflettenti chimici assorbiti con conseguente contaminazione e dilatazione tumorale dei tessuti. Poco male, lo hanno sostituito con un nuovo sistema digerente. Il problema è l’impossibilità di sostituire tutto l’intestino con i condotti rigenerabili in NDP, un nuovissimo materiale biocomposito, progettato e prodotto dalla Fhorset Zhenerical Bio, per questo il breve tratto terminale dell’apparato originale è rimasto dov’era ad assolvere il suo sporco lavoro.

Dhore Fhorset, ora soffre di irritazioni, coliche e gonfiori. Questi fastidi si sfogano in modo incontrollabile, e producono rumori di vario tipo. Una varietà di fischi e suoni che uniti al sibilo sottile del respiro artificiale, rende completamente inutile la silenziosità del suo veicolo a curvatura e per questo Dhore è molto, molto, indispettita ed irritata.

In compenso i due reni sono stati sostituiti con filtri artificali della Dhe-Comp, un’azienda della famiglia Fhorset, che fa prodotti tradizionali e affidabili, finanziata dal C.S.I. Fhorset Foundhatet.

Dhore Fhorset era una giovane promettente, ricca, bella, influente, politicamente ben protetta gemma dell’alta società di Nuova Thera. Qualcuno la trovava anche di piacevole compagnia, dotata di incredibile capacità nel dialogo, di facile penna e notevole senso dell’umorismo. Aveva un’infinita schiera di simpatici ed inutili spasimanti. Li teneva tutti in caldo con abilità e complicità. Ne avrebbe scelto un paio, giusto per garantire la continuità dei Fhorset e compiacere il prepotente desiderio di eternità dei suoi genitori. Una cultura altissima, creata e formata con i migliori pensatori, artisti, scienziati, scrittori ed esecutori, dell’universo di Nuova Thera. Dhore aveva il mondo ai suoi piedi.

Dhore Fhorset non aveva fatto i conti con l’incomprensibile beffa del destino, che nel miglior tempo di una giovinezza intatta, quando i sogni devono diventare realtà, l’ha casualmente scelta per divertirsi.

Il prossimo anno sarà ancora più duro per lei, dovrà rinunciare a un occhio, quello sinistro ormai inutilmente opaco. L’altro potrà dargli qualche soddisfazione ancora per un po’. Come farà Dhore senza i suoi formidabili occhi, arguti e lucenti.

Dhore Fhorset ama stupire e non è donna da perdersi d’animo. Ha smesso di tormentarsi delle sue sofferenze, ha rivisto la sua esperienza e ha fatto una scelta. Dhore ha deciso di arrivare sull’Orlo dell’universo, non un luogo ma un tempo, dove i mondi si incontrano. Qui vuole scoprire se un altro tempo e un altro spazio possono scriverle un racconto diverso.

Dhore oggi, ha un nuovo pensiero a guidarla, L’ignoto è la mia avventura. L’ha voluto incidere sulla sua pelle bruciata, per non dimenticarsi che in ogni mondo il caso decide il destino e le scelte sono solo conseguenze.

2 Commenti

  1. Interessante e tremendamente tragico questo racconto, che illustra la dissoluzione di chi non vuole, né riesce a rientrare nei canoni di una società pre-ordinata e pre-costruita. Questo rifiuto non può che frantumare le fragili corazze, far mancare le parti del corpo che non sono più utili ad assolvere i compiti nel mondo , da sempre, in fondo odiato e reietto. Dunque la protagonista, in fondo, se l’è voluta, la sua dissoluzione. Avrebbe dovuto quantomeno fingere entusiasmo per ciò che per nulla la entusiasmava, costruire un altro sé, più confacente al contesto. E magari, ora, sarebbe ancora integra.
    Bellissimo, ma tragicissimo racconto. Complimenti!!!!

  2. Dhore ora cerca un altro sè da qualche parte del cosmo. Come ognuno di noi, integro o meno integro, deve trovare vie alternative per dare un significato comprensibile alla propria esistenza. In fondo è solo un’altra vittima.

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