Scrittori mattatori. 2. Giuliana Zito, …e sono una bulla…

Popolo dei naviganti, popolo dei lettori,

se Adam Griotto non vi è piaciuto, subito, per rifarvi, una seconda storia.

Vi è piaciuto leggere e guardare “Tredici”? E allora non potete mancare …e sono una bulla…di Giuliana Zito, giovane promessa della penna.

Buona lettura.

…e sono una bulla…

Sfogliando le pagine di un dizionario, sotto la voce bullismo, troviamo che si tratta di “una forma di comportamento violento attuato tramite l’impiego di falsi metodi di opposizione e di intimidazione nei confronti di se stessi o nei confronti dei pari.”

Leggo ad alta voce le parole che ho scritto su questo inutile pezzo di carta, mentre la telecamera continua a registrare davanti a me.

Il bullismo si basa su tre principi: intenzionalità, persistenza nel tempo e asimmetria nella relazione…

Il mondo sembra fermarsi mentre leggo e in mente mi tornano soltanto le brutte azioni che ho fatto.

“Muori.” “Bello il vestito che indossavi oggi, te l’ha comprato tua nonna? Ah no, è morta.” “Sei inutile su questo mondo.” “Non ti vuole nessuno.”

E questi sono solo alcuni messaggi che le ho inviato, ho fatto di peggio, ma pensarci mi fa solo perdere la calma.

Presa da un improvviso attacco di rabbia, prendo il foglio e lo stropiccio ripetutamente tra le mani, per poi buttarlo a terra.

Fisso la telecamera, come se stessi guardando qualcuno negli occhi.

Sto realizzando questo video per dire che sono io la responsabile del tentato suicidio di Hanna Reed. Dovrei essere io quella che non riesce più a svegliarsi, non lei. Non tu.

Mi rivolgo alla telecamera come se fosse Hanna.

Ricevevo attenzioni per quello che facevo e, anche se non erano positive, erano comunque attenzioni e non m’importava…

Interrompo la frase per cercare di non piangere, prendo il respiro un paio di volte e rivolgo il mio sguardo da un’altra parte.

Non riesco ad impedirlo, i miei occhi azzurri si riempiono di lacrime.

Non m’importava che il mio atteggiamento potesse ferirti talmente tanto da farti credere che non avessi qualcuno a cui rivolgerti o che non avessi alcuna via d’uscita.

Guardo le mie mani tremare mentre si bagnano delle lacrime che scendono dal mio viso.

Non mi sono soltanto limitata a prenderla in giro e ad offenderla… sono responsabile di aver rovinato qualcuno, di averle distrutto la vita.

La telecamera non ha più il suo aspetto; parlo come se stessi riflettendo ad alta voce.

Non voglio giustificarmi in alcun modo, ma qui a casa non conto niente e le mie amiche non erano vere. A loro interessava parlare solo di moda e ragazzi, a loro non importava della vera me, di come mi sentissi realmente. Ma a te sì, e non capisco come io abbia potuto farti passare quest’inferno per così tanto tempo.

Tiro su con il naso e mi asciugo le lacrime con la manica della felpa rossa che indosso, il male di testa aumenta.

Hanna, so che probabilmente non guarderai mai questo video ma, nel caso dovessi farlo, sappi che mi dispiace davvero tanto.

Continuo ad asciugarmi il viso bagnato mentre la mia voce trema e il mio cuore batte all’impazzata.

Mi tiro con le dita una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio e guardo fissa la lucina rossa della telecamera, segno che sta registrando.

Faccio un respiro profondo.

Mi chiamo Avery Kallen, e… sono una bulla…

Giuliana Zito

 

2 Commenti

    1. Trovo questo scritto bellissimo e toccante. Mi complimento con l’autrice, e penso che, col suo consenso, lo leggerò in classe. Racconta di un passaggio importante nei rapporti interpersonali, sia tra ragazzi, ma applicabile ai rapporti in genere: il raggiungimento della consapevolezza, punto di arrivo, e di partenza per non sbagliare più.
      Silvia Maria Calliero

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