Copertina del romanzo Povera gente

Un esperimento di narrazione autobiografica: le classi II E e II L vs Dostoevskij

Come ricorda Italo Calvino in uno dei suoi ultimi libri, Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979), se uno scrittore entra in crisi e non riesce più ad affrontare con coraggio la sfida che gli lancia una pagina bianca c’è una sola soluzione per superare il blocco psicologico che si crea: copiare l’inizio di un romanzo famoso, sperando che l’energia contenuta nelle parole di un altro gli dia l’aiuto di cui ha bisogno.

Questo metodo, chiamato dagli italianisti “intertestualità”, è vecchio come Noè: non esiste infatti alcun autore, nessun grande autore, che non abbia avuto chiari di fronte a sé i propri modelli. Da imitare, prima, da superare, poi (e magari!).

Per provare a scrivere come i grandi, con alcuni ragazzi delle classi seconde si è fatto un esperimento di scrittura autobiografica. Si sono lette in classe alcune pagine tratte dal romanzo Povera gente di Feodor Dostoevskij (sicuramente un modello di scrittura non di primo pelo) e si è provato ad imitarle nei contenuti (nella forma no: non ancora, almeno!).

Ne sono uscite riflessioni importanti, che sono costate care, talora, a chi le ha scritte.

La narrazione in prima persona, infatti sembra essere un’attività semplicissima, quasi elementare: che cosa ci vuole a descrivere che cosa mi è successo nella vita? Niente: sono fatti miei, li ho vissuti io, senza che gli altri ne sapessero nulla. Chi meglio di me può raccontarli? Nessuno!

Però…

Però, nonostante il materiale sia molto, non è facile permettere a tutti di leggerlo, accettare che anche gli altri sappiano quali passioni, momenti di felicità, di rabbia, di dolore ci hanno attraversato mentre li vivevamo. Scrivere di sé significa esporsi agli altri: già solo per questo la narrazione autobiografica è un’attività difficile. Quando poi scrivere ci mette a nudo di fronte a problemi che non abbiamo mai avuto il coraggio di definire, non parliamo di affrontare, qui l’ostacolo diviene quasi insormontabile, per pudore, senso di inadeguatezza, volontà di non riaprire ferite passate che si credevano cauterizzate.

Alcuni ragazzi delle classi II E e II L hanno accettato di scalare questa montagna, confrontandosi con il giovane Dostoevskij. Saranno riusciti a emularlo?

A voi lettori, a breve, l’ardua sentenza.

[qui l’originale:

http://www.iisprever.gov.it/comprever/italianostoria/un-esperimento-di-narrazione-autobiografica-parte-1-la-versione-di-dostoevskij/]

2 Commenti

  1. Un lavoro fantastico. Il resto dei complimenti te li dico a voce. Forse non ho ancora imparato a mettermi in piazza in modo intelligente come tu stai cercando di fare con i tuoi studenti.
    Roberto

    1. Troppa grazia: sei gentilissimo. E’ un esperimento, da prendere come tale, per incrociare letteratura ad esperienze vissute.
      Interessante la possibilità di “linkare” tra loro queste possibilità espressive.
      Grazie a te per la cura e l’attenzione che dedichi a queste pagine!
      Paolo

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