Questo progetto nasce per far conoscere un tema molto attuale: il riuso degli avanzi attraverso la rielaborazione dei piatti e ricette che consentono il riutilizzo degli “scarti”, e degli avanzi. Formare un regime alimentare più sostenibile al fine di far evolvere una basilare consapevolezza: lo spreco è un inutile prezzo che non possiamo più permetterci di sostenere, non solo per i costi economici ma, soprattutto, per l’aspetto etico e sociale in generale, e del cibo nello specifico.

Spreco alimentare, effetto sull’ambiente di coltivazioni e allevamenti intensivi, riciclo di materiali, energie rinnovabili, sono condizioni conosciute alle quali molti tentano di dare risposte. Con il blog “Food effect – l’entropia del cibo” anche noi vogliamo dare il nostro contributo, attraverso studi e approfondimenti che ci hanno coinvolto durante l’anno scolastico sotto il profilo alimentare, chimico, enogastronomico ed etico. Abbiamo scelto di pubblicare in Rete i nostri lavori allo scopo di raggiungere un più vasto pubblico di lettori e ampliare le nostre conoscenze sulle tecniche di comunicazione.

L’effetto farfalla

Nella teoria del caos l’effetto farfalla, dall’inglese” butterfly effect”, è la dipendenza per la quale un piccolo cambiamento in un sistema sensibile iniziale può comportare un notevole cambiamento in uno stato successivo. In particolare si fa riferimento allo studio del matematico e metereologo Edward Lorenz.

Pensiamo che si possa estendere questo ragionamento anche ai comportamenti umani in ambito di scelta alimentare; piccole accortezze, come il diminuire il consumo di carni rosse, utilizzare parti che vengono solitamente considerate “di scarto”, può avere un impatto molto grande su ecosistemi anche geograficamente distanti dal luogo in cui esse vengono messe in pratica.

Non da ultimo, le scelte alimentari possono impattare proprio sulle condizioni climatiche e metereologiche a lungo studiate, proprio da Lorenz. In pratica, il nostro accostare le labbra nell’atto del nutrirci può essere paragonato allo sbattere d’ali delle farfalle….

L’entropia del cibo

Per me che non so nulla di termodinamica e fisica quantistica, quando penso all’entropia o al disordine contrapposto all’ordine, mi viene comodo pensare alla definizione che Luciano De Crescenzo nel suo libro Il dubbio fa dire all’ex professore di fisica Riganti, mentre lo osserva girare più volte il cucchiaino nel caffè per sciogliere lo zucchero.

“Ora io immagino che voi il secondo principio della termodinamica l’abbiate studiato a scuola, o mi sbaglio?”
“Certo che l’ho studiato” risposi con sicurezza, pur non ricordandomene nulla.
“Molto bene.” si congratulò lui “allora, con il vostro permesso, io adesso vorrei farlo conoscere anche agli amici.” Quindi si voltò verso Bebè e il comandante e li costrinse a prestare attenzione, dopodiché, scandendo le parole a una a una, declamò ad alta voce il Secondo Principio della Termodinamica: “Ogni qualvolta la materia si trasforma in energia, una parte di questa energia diventa non più utilizzabile e va ad aumentare il disordine dell’ambiente. La misura del Disordine si chiama Entropia”.

… Guardate questa tazza: se io adesso ci verso dentro un po’ di latte e un po’ di caffè che cosa ne viene fuori?”
“un caffelatte” si azzardò a dire Bebè. “Bravo, e perché?” “Perché è così che si fa il caffelatte” rispose Bebè che in questi dialoghi socratici non si sentiva molto a suo agio. “Perché la Natura tende sempre all’omologazione,” sentenziò il professore “quindi le molecole di caffè e di latte, entrando nella tazza, non resteranno separate, le une di fronte alle altre, come due eserciti contrapposti, ma si mischieranno tra loro e in pochi attimi formeranno un miscuglio di colore intermedio chiamato caffelatte. Altra considerazione: il caffè e il latte, dopo essersi mischiati, non potranno mai più tornare com’erano in origine. Morale: il Disordine è aumentato, e in modo irreversibile.”

Luciano De Crescenzo – Il dubbio – Mondadori

Ma questo principio associato all’universo, all’energia, possiamo applicarlo anche al cibo? Forse si. Se consideriamo le materie prime come stati fisici ordinati, e guardiamo alla loro trasformazione in qualcos’altro, riusciamo a capire che il passaggio di un elemento, da uno stato ad un altro stato, non più reversibile, ha in sé il concetto di entropia. Se aggiungiamo anche l’energia necessaria per la produzione e la trasformazione delle materie prime, si intuisce che tale energia è diventata qualcos’altro, dispersa nell’ambiente e non più recuperabile.

Molti dei nostri comportamenti, alimentari e non, possono aiutare il risparmio o il “recupero” di molta di quell’energia spesa nella trasformazione. Queste attenzioni sono: il riciclo, il recupero, un uso attento delle risorse, l’uso dei prodotti del territorio e a filiera corta.
È anche vero che il riciclo e il riutilizzo delle materie prime o degli avanzi che giacciono nel frigorifero comporta un dispendio di energia, cosa che fa aumentare l’entropia. Ma allora qual è la soluzione se qualunque cosa si faccia causa un dispendio di energia, e un consumo di risorse? Come ci dobbiamo comportare? Dobbiamo diventare tutti immobili o muoverci il meno possibile come suggerisce il professore Riganti?

Proprio in quel momento il professore si accorse che io avevo girato più volte il cucchiaino nel caffè. “Ingegnere, scusatemi se vi faccio una domanda,” mi disse sorridendo “perché girate così a lungo?”
“Per far sciogliere lo zucchero.” “Allora sentite un consiglio: col cucchiaino, fate solo un’andata e un ritorno, in linea retta, senza girare tante volte lungo la parete della tazzina. Anzi se proprio volete fare una cosa buona, non muovetevi affatto: aspettate un paio di minuti e vedrete che lo zucchero si scioglierà da solo.”
“E perché non mi dovrei muovere? Me lo dite per farmi risparmiare fatica?”
“No, solo per far durare più a lungo l’Universo.”

Luciano De Crescenzo – Il dubbio – Mondadori

Seguendo quel ragionamento sarebbe meglio non mettere lo zucchero, o non prendere il caffè e neanche alzarsi dal letto e dedicarsi alle proprie faccende, ma così ragionando, forse non avremmo neanche un letto su cui dormire.
Avremmo risparmiato un sacco di risorse e conservato meglio l’ambiente, ma per come è il mondo oggi, potremmo immaginare una società dedita all’immobilismo o al muoversi il meno possibile? Forse il singolo eremita o una piccola società tribale potrebbero sopravvivere raccogliendo bacche ed erbe spontanee, ma una società organizzata come la nostra è improbabile, dovremmo piantare miliardi di cespugli di more e lamponi. L’immobilismo forse non fa aumentare l’entropia e lo spreco di energia, ma non ci consente neanche di progredire e pensare soluzioni per migliorare situazioni o comportamenti sbagliati.

Pertanto, anche se il riciclo e il riutilizzo delle materie prime e degli avanzi non consentono di salvare il mondo, forse, insieme all’utilizzo di prodotti a filiera corta o dell’orto di casa, si può ridurre il consumo di altre energie, preservando l’ambiente più a lungo.
Però se consideriamo che alla fine a causa dell’entropia tutto tornerà polvere, ecco che il dubbio continua a tormentarci. Che fare? Le nostre azioni non possono essere condizionate dal pensiero fisso della fine del Mondo, perciò il saggio, consiglia di usare tutti i comportamenti adatti a ridurre lo spreco, nella speranza che l’effetto entropia si riveli il più tardi possibile.