La sostenibilità in cucina e il menù sostenibile
La maggior parte delle persone associa il “mangiare sostenibile” all’acquisto di prodotti biologici, soffermandosi solo sull’aspetto legato all’acquisto. È vero che mangiare biologico apporta diversi vantaggi, ma la filiera alimentare è molto più complessa, infatti bisogna considerare l’intero ciclo produttivo, distributivo e di smaltimento del prodotto. E in questo lungo percorso, il cibo si porta dietro un carico inquinante di emissioni di Co2, consumo di energia e acqua.
Gli ingredienti con basso impatto sono quelli che viaggiano poco, quindi di provenienza locale e non di serra, ma di stagione.
Consumare frutta e verdura seguendo la stagionalità del territorio significa spesso consumare prodotti che contengono la massima espressione qualitativa di nutrienti e che prevedono con un minor ricorso all’utilizzo di agenti chimici come pesticidi. È sempre meglio preferire i prodotti con pochi imballaggi, additivi, conservanti e coloranti e in generale quelli poco elaborati. Le ricette più sostenibili sono quelle che utilizzano metodi di cottura con poca acqua ed energia per prepararle. Il forno a microonde e le pentole a pressione sono un valido aiuto nel risparmiare tempo ed energia. Gli scarti del cibo possono essere utilizzati per produrre compost. Anche utilizzare parti di frutta e verdura che di solito buttiamo può essere un buon modo per avere ingredienti nuovi e produrre dei piatti senza produrre scarti.
Prediligiamo il pasto sostenibile perché ha basso impatto ambientale che prevede la sicurezza alimentare e nutrizionale dei cibi e mira ad una qualità di vita sana per le generazioni presenti e future; presuppone un’attenzione e sensibilità verso l’ambiente che si esprime privilegiando la scelta di alimenti a bassa impronta in termini di uso di suolo e di basse emissioni di CO2 nell’aria, cibi che sono attenti alla conservazione della biodiversità e degli ecosistemi. Il pasto sostenibile è legato al territorio e in simbiosi con esso; adegua il menù a una logica di filiera corta secondo la vocazione della regione di appartenenza. Incentiva lo sviluppo dell’agricoltura locale attraverso la scelta di fornitori che utilizzano tecniche in grado di preservare la fertilità dei suoli e la biodiversità, promuovendo una logica di biodistretto.
Insegna a riconoscere e distinguere i sapori e gli alimenti, a costruire un profilo sensoriale pulito, non viziato dalle offerte sintetiche del mercato; educa all’attenzione allo spreco; insegna a tutti l’impatto che il cibo ha sulla salute, sulla capacità di apprendimento, sul comportamento e la bellezza, ma anche sull’ambiente, la cultura e il sistema economico della comunità.
Il menù sostenibile non avanza cibo perché conserva il valore organolettico dei piatti graditi dai bambini. Gli scarti, se ce ne sono vengono rimessi in circolo e trasformati in risorsa per altre realtà.
Di: Christian, Sofia, Tommaso, Irene, Franco