Un testimone per il giorno della memoria
Sommario

Bruno Segre, avvocato, giornalista e partigiano
27 Gennaio Giorno della Memoria
Ogni anno la ricorrenza storica del “Giorno della Memoria” evoca il dolore per la morte di tante vittime e lo sdegno per i delitti commessi da nazisti e fascisti.
Hitler, affetto da una forma di delirio paranoico di grandezza, sostiene – nel suo libro “Mein Kampf” (“La mia battaglia”) scritto in carcere dopo la condanna per l’insurrezione in una birreria di Monaco nel novembre 1923 – l’abolizione del Trattato di Versailles, la ricostruzione di un grande esercito e di una potente marina capace di fare della Germania “la signora della terra e del mondo”, il ricongiungimento con le minoranze tedesche in Austria, Cecoslovacchia e Polonia, l’espansione verso Est principalmente a spese della Russia, la resa finale con la Francia e con gli ebrei e infine il disegno del “Drang nach osten” dei Cavalieri Teutonici.
“Mein Kampf” rappresenta la summa dell’ideologia Hitleriana, cioè il suo programma imperialista, di lotta razziale, di asservimento dei popoli. Questo programma Hitler lo realizza dapprima con la riorganizzazione del Partito nazionalsocialista (la cui svastica è copiata da un simbolo religioso indiano) con l’istituzione del Corpo delle SSI, con l’afflusso di donazioni al Partito, con la ripresa del quotidiano “Völkischer Beobachter”, con la violenza contro gli ebrei, con la struttura del Movimento nazista per i ragazzi, le donne, gli studenti, gli intellettuali.
La vittoria alle elezioni del 1930 porterà Hitler alla Cancelleria nel 1933 e di qui ai pieni poteri per realizzare il suo infausto programma: l’occupazione della Renania, l’annessione dell’Austria, l’occupazione della Cecoslovacchia, il patto di non aggressione della Russia, l’invasione della Polonia, lo scoppio della 2° guerra mondiale. Il 1° settembre 1939 contro Francia e Gran Bretagna, il patto d’acciaio con il fascismo, la penetrazione nel territorio russo e l’eliminazione degli ebrei sia nei numerosi campi di sterminio in Polonia, sia attraverso i massacri nei territori via via occupati.
Con l’introduzione, nel 1935, delle leggi razziali di Norimberga tutti i cittadini furono costretti a legittimare la propria ascendenza “ariana” sino alla terza generazione. Sulla base della discendenza ebraica, avvennero perdita di ogni diritto, la persecuzione, la deportazione e la morte nei campi di lavoro forzato e di sterminio.
La mostruosa politica di annientamento degli ebrei, nonché dei comunisti, degli zingari, dei Testimoni di Geova e di altre minoranze, venne realizzata da Eichmann che operò su tutte le ferrovie d’Europa per fornire schiavi-lavoratori all’industria tedesca. Appena costoro morivano per la fame o nelle camere a gas, venivano sostituiti da nuove vittime per rifornire i lager.
Nel gennaio 1942 alla conferenza di Wannsee fu deliberata la “soluzione finale per gli ebrei” sia mediante la morte nei 1.109 luoghi di detenzione, sia mediante i massacri nei Paesi occupati. (in Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Olanda, Lituania, Norvegia, Polonia, Cecoslovacchia, Italia, Jugoslavia, URSS, Ungheria).
Complessivamente furono deportati 75.000 ebrei (cioè il 22%) dalla Francia, 825.000 (di cui 600.000 sterminati) dall’Ungheria, 145.000 dalla Serbia, 3 milioni dalla Polonia, il 43% dal Belgio, il 71% dall’Olanda, il 18% dall’Italia. Complessivamente le vittime del genocidio ammontarono a circa 6 milioni.
In Italia Mussolini nel 1919 fondò i fasci di combattimento costituiti da reduci della guerra, disoccupati, nazionalisti, avversari della sinistra. Finanziato da agrari e industriali, sostenuto dal suo giornale “Il Popolo d’Italia”, fu nominato Capo del Governo. Dopo anni di violenze e di omicidi da parte delle squadracce fasciste, con la legge del 23 novembre 1926 il Duce instaurò la dittatura abolendo Partiti e Sindacati, liquidando i deputati, introducendo la pena di morte, il Tribunale Speciale, il confino di Polizia, la Milizia a sostegno del regime.
Il piccolo re, che aveva giurato in Parlamento fedeltà allo Statuto concesso nel 1848 da re Carlo Alberto emancipando ebrei e valdesi, divenne complice del Duce nelle sue imprese, cioè la guerra in Libia, Etiopia, Grecia, Albania, Francia, Inghilterra, USA, URSS. Nel 1938 Mussolini iniziò una severa campagna antisemita per compiacere, nell’asse Roma-Berlino, la Germania alleata.
Gli ebrei italiani, una minoranza di circa 40mila persone, furono perseguitati con la espulsione degli studenti delle scuole, il licenziamento dagli impieghi pubblici, il sequestro di aziende, il divieto di matrimoni misti e molte altre norme repressive, più severe di quelle naziste.
Dopo la firma dell’armistizio, la vile fuga del re e di Badoglio l’8 settembre 1943, la dissoluzione dell’esercito, la fondazione della repubblica Sociale Italiana, la sorte degli ebrei italiani divenne tragica. Si sviluppò la caccia all’uomo, la deportazione in Germania e Polonia anche di vecchi e bambini, la cattura di infermi negli ospedali e negli ospizi. Tuttavia circa 5.000 ebrei riuscirono a rifugiarsi in Svizzera, altri trovarono la salvezza mediante l’uso di falsi documenti di identità, il soccorso di amici e l’ospitalità nelle sedi religiose cattoliche. Il Papa Pio XII, sebbene informato delle stragi, non intervenne nemmeno quando, il 16 ottobre 1943, un migliaio di ebrei romani fu catturato e deportato senza ritorno nonostante gli ebrei romani avessero pagato una taglia di 50 kg. di oro imposta dal capo della polizia tedesca Kappler.
Famiglie smembrate, suicidi, sofferenze atroci colpirono l’esigua minoranza ebraica: furono deportate 6.850 persone e 322 uccise in Italia. Alla fine della guerra sopravvissero 31.822 ebrei, cioè l’81% di quelli censiti dal fascismo. Molti giovani ebrei parteciparono alla Resistenza.
Il re traditore, rifiutò di abdicare nominando l’imbelle figlio Umberto luogotenente generale divenuto re nel solo mese di maggio 1945. Seguirono l’Assemblea Costituente, il referendum del 2 giugno 1946, la Costituzione e la Repubblica.
In definitiva il genocidio degli ebrei risulta un evento unico nella Storia, poiché l’antisemitismo di Stato nella Spagna della regina Isabella imponeva agli ebrei la conversione al cattolicesimo o l’esplulsione. Il regime criminale tedesco attuò l’olocausto, una sfida all’umanità e ai principi fondamentali della convivenza civile dei popoli.
Noi oggi ricordiamo quel tempo terribile, pur contestato da piccoli gruppi di nostalgici e di analfabeti della democrazia. Non è soltanto la loro minima consistenza a preoccuparci, ma il silenzio della popolazione, l’astensionismo elettorale, il ritorno di miti.
Lo scrittore tedesco Bertolt Brecht nell’opera teatrale satirica “La resistibile ascesa di Arturo Ui” ammonì: “Il grembo che partorì il mostro nazista è ancora fecondo. Uomini vigilate!”
Bruno Segre