La Magna Charta (1215) e la peste bubbonica in Europa (1347-52)
All’interno di questo file audio, si possono ascoltare i racconti di due eventi importanti che concludono il Medioevo: la concessione, da parte del re inglese Giovanni Senza Terra, della Magna Charta Libertatum (la grande carta delle libertà, nel 1215) e la diffusione delle peste bubbonica in Europa attorno alla metà del Trecento.
Sono due eventi epocali, per motivi diversi. Giovanni Senza Terra, nel 1215, concede ai nobili inglesi, arrabbiati con lui perché sconfitti nella battaglia di Bouvines dai Francesi (nazione in cui il re inglese era feudatario e Duca di Normandia), una serie di libertà fondamentali. Anzitutto il diritto di rappresentanza: la Camera dei Lords, istituzione che può limitare il potere assoluto del Re. Quindi il diritto di non essere giudicati, per i cittadini più in vista, a seconda di regole stabilite da singoli feudatari ma da leggi chiare, nelle quali la pena fosse proporzionale alla colpa. E’ un evento che cambia i destini dell’Europa, perché questi diritti si estenderanno, nei secoli a venire, anche tra i comuni cittadini.
La diffusione della peste, invece, conclude il periodo di crisi economica dovuta allo squilibrio tra persone e risorse economiche della prima metà del Trecento. Dato l’eccessivo numero di abitanti in Europa, le terre che producevano frutti in grado di sfamarli erano troppo poche; lo stesso valeva per gli allevamenti.
I fisici delle persone, che mangiavano poco e male, erano debilitati dalla carestia e da anni in cui i raccolti erano minimi. Dopo questa fase negativa, una epidemia di larga scala si abbatté sull’Europa. Essa partì nel 1347 dal Mar Nero (vedi cartina del contagio), dalla città di Caffa (colonia dei mercanti genovesi, che la usavano come base di transito per il trasporto di merci dalla Cina, lungo la cosiddetta Via della seta). I tatari, popolazioni siberiane chiamante anche Mongoli, se ne impadronirono nel 1346, infestandola con cadaveri di morti di peste (che venivano lanciati dentro la città con enormi balestre). Siccome il virus si trasmetteva agli uomini grazie a morsi di pulci (di cui erano pieni i topi che viaggiavano sulle navi e si stabilivano nelle città portuali), le carenti condizioni igieniche del tempo favorirono il contagio. Esso arrivò a Costantinopoli, Messina, in Sardegna e infine a Marsiglia. Da qui si estese a tutto il Mediterraneo. Le terre del nord Europa (repubbliche baltiche e Russia attuali) vennero contagiate quattro anni più tardi (1351-2).
La peste attaccava i linfonodi e li faceva gonfiare: la gente che era contagiata moriva tra febbri altissime in 4-5 giorni. Inoltre, si era sparsa anche la peste polmonare, particolarmente contagiosa durante il periodo autunnale e invernale.
Come esito della peste, la popolazione europe si contrasse di circa un terzo (da 90 milioni di abitanti, si passò a circa 60); gli ebrei, dato che non si sapeva del bacillo, vennero ritenuti responsabili di un morbo che sembrava essere un castigo divino. Si iniziò a perseguitarli e a massacrarli come capri espiatori (ovvero come unaminoranza che, avendo crocifisso Cristo circa 1400 anni prima, meritava una punizione, per farsi perdonare da Dio i numerosi peccati).
Nelle città iniziarono a mostrarsi i flagellanti: persone che si percuotevano le spalle e il petto nudo con fruste chiodate. Il loro sangue e il loro dolore sembrava dovesse placare la rabbia di Dio verso gli europei.
Come in ogni tragedia di immani proporzioni, anche in quel caso saltarono tutte le regole della convivenza civile, sostituite dalla paura del distante, del diverso.
Con la ripresa dopo la peste, l’Europa tornò a crescere, a livello di popolazione, con la diminuzione dei prezzi e l’aumento dei salari (pochi contadini si erano salvati dalla peste: chi era sano, doveva essere pagato di più, altrimenti non avrebbe mai accettato di lavorare). Però i contraccolpi sociali erano stati così tanti e così forti che non si poté più riproporre il sistema di governo feudale o dei liberi comuni: si assistette anzi allo scoppio di numerose rivolte da parte dei ceti popolari:
- ad esempio, il tumulto dei Ciompi, i lavoratori della lana di Firenze, che nel 1378 chiedevano migliori condizioni di vita e un minor sfruttamento del loro lavoro;
- o le Jacqueries, dal nome proprio Jacques, un nome molto diffuso tra i contadini, che si estesero in Francia a partire dal 1358, con l’obiettivo di uccidere i nobili sfruttatori e di bruciare i contratti di mezzadria e di servitù che legavano le masse contadine ad un vassallo o a un nobile).
La spiegazione qui sopra riportata riguarda le pp. 120-126 del libro di storia delle terze. Alla fine della lettura, prova a fare un riassunto di quanto ti è rimasto più impresso, soffermandoti sui dati di fatto più importanti di questo periodo storico (che puoi rivedere anche schiacciando sulle parole calde del file)