Storia dell’arte
Che cosa è l’arte
Questo sarà il primo dei contributi di natura informatica che, all’interno dell’Istituto “Prever” di Pinerolo, le classi che frequentano i corsi di accoglienza turistica potranno leggere per farsi un’idea (molto ma molto generale) di quello che è stata la storia dell’arte italiana.
Siccome un sunto di una materia così ampia è praticamente impossibile da scrivere in brevi contributi, cercheremo in primo luogo di farci un’idea di che cosa sia questa materia e quali siano gli esempi più interessanti della creatività artistica presenti nella nostra nazione e nella regione in cui viviamo, il Piemonte.
Partiamo da una consapevolezza di base.
Cos’è l’arte?
Si può che dire che sia l’attività umana che produce simboli. I simboli sono fatti di parole, ma anche di forme, di colori, di suoni, di volumi, di masse, di movimenti i quali possono essere utilizzati per illustrare uno stato d’animo, un sentimento, una realtà o un’ispirazione superiore, astratta, dell’uomo.
L’arte adotta quindi un linguaggio? Sicuramente sì: è un linguaggio fatto di parole ma anche di simboli che ciascun artista può legare gli uni agli altri a seconda del suo bisogno di comunicare qualcosa al prossimo. Tocca a lui capire e scegliere quali potranno essere i modi per farlo; da qui nasce la profonda soggettività della creazione artistica.
Naturalmente, per elaborare un simbolo, ci vuole un oggetto da manipolare o da interpretare. Tutto ciò però non basta ancora: ci vuole anche una tecnica ben strutturata (la pittura, la scultura, l’architettura ecc.) con cui proporre agli altri la propria visione del mondo.
Ogni visione del mondo sarà profondamente storica: si legherà cioè a valori culturali, a sensibilità, ad aspettative proprie del mondo in cui si vive. In alternativa, l’artista potrà costruire con le immagini un mondo che non c’è ma nel quale lui vorrebbe vivere.
L’arte antica (Romani, Goti, Longobardi)
L’arte degli antichi romani copiò moltissimi modelli provenienti dall’antica Grecia. Conquistata nel 146 a.C., la Grecia fu infatti un modello per i romani sia dal punto di vista della filosofia, delle arti della parola, della musica e dell’arte figurativa.
A partire dalla dinastia Flavia (iniziata con Vespasiano, il mecenate che rese possibile la costruzione del Colosseo a cavallo del 70 d.C.) si praticò in tutto l’Impero uno stile spettacolare, fondato su grandi costruzioni, per lo più caratterizzate dalla presenza di volte, di rivestimenti a mosaico, di archi e di nicchie.
Dato l’interesse per la corporeità di queste costruzioni, si parla di opere dall’alto valore plastico, tendente a comunicare un senso di lusso, una ricchezza di effetti illusionistici, di blocchi spaziali imponenti che sovrastano lo spettatore che li guarda.
Come esempi, potrai vedere la ricostruzione della Domus aurea di Nerone (64-68 d.C.) – o le Terme di Caracalla, costruite a Roma tra il 211 e il 217 d.C.
Naturalmente, i modelli romani non erano uguali a quelli delle periferie dell’Impero romano. Nelle regioni vicine al Danubio, o anche in Toscana e Lombardia, si nota come la figura umana venga fatta quasi sparire per far risaltare gli elementi ornamentali: quasi un lavoro da orefice, fattene un’idea guardando l’arco di Costantino, a Roma, costruito tra il 312-315 d. C..
Altra importante attestazione artistica fu quella che si sviluppò, sempre soprattutto a Roma, a seguito dell’Editto di Costantino (313) con il quale si concedeva il diritto di culto ai cristiani: particolare importante delle chiese che vennero erette dopo questo anno fondamentale è il fatto che esse potessero essere costruite in sostituzione di antichi templi pagani, come si può vedere nella basilica di Santa Sabina sul colle Aventino (422-432 d. C.).
Ulteriori notizie sulle principali costruzioni dell’epoca si possono vedere sul sito Basilica Paleocristiana. A Torino, testimone di questo periodo storico rimane la Porta Palatina (subito dopo il Duomo), opera che chiudeva la primitiva cinta muraria di Augusta Taurinorum (fondata nel I sec. d.C.).
Le città del nord Italia divennero importanti mano a mano che Roma, durante gli ultimi secoli dell’Impero romano d’oriente, perdeva il suo ruolo di guida dello stato a causa delle invasioni barbariche.
Dopo essere stata ospitata da Milano, l’imperatore Onorio trasferì a Ravenna la sede dell’Impero nel 409: in questa città venne eretto – dice la leggenda sinora non confermata – un mausoleo a perpetua memoria di Galla Placidia, sorella dell’imperatore Onorio, una piccola chiesa a croce latina (le chiese strutturate a croce latina sono quelle un pochino più allungate lungo l’asse verticale; quelle strutturate a croce greca, invece, sono quelle che troviamo disposte in maniera quasi perfettamente simmetrica. Questo tipo di struttura sarà praticato anche per diversi secoli successivi.
I longobardi, che si insediarono in Italia (soprattutto in pianura Padana) al posto dei Goti nel 568 d.C. e che ebbero a Pavia la capitale del loro regno, furono ottimi costruttori. Essi eressero (824-859 d.C.) la basilica di Sant’Ambrogio a Milano, ampliando quello che era un antico santuario. Essi allargarono l’abside (la parte retrostante all’altare del celebrante), volendo simboleggiare con questo edificio una chiara volontà di potenza politica e religiosa.
Romano e Gotico
Nel 962, l’Europa assiste allo smembramento del Sacro Romano Impero che era stato di Carlo Magno. L’Italia, inserita nella cosiddetta Lotaringia (il territorio governato da Lotario, nipote di Carlo), diventa un paese dai mille campanili. In assenza di un potere imperiale forte, le signorie feudali diventano poco per volta Repubbliche (come quella di Genova o di Venezia) o liberi comuni.
Dal punto di vista artistico ciò ha forti ripercussioni sul territorio. Gli antichi stili costruttivi romani interagiscono sempre più con quelli di provenienza orientale. Anche se non mancherà molto allo scisma tra le chiese di occidente e di oriente (1054), l’Italia diventa un contenitore di idee, che unifica i modelli antichi, greci, con quelli della cristianità. Inizia il periodo del cosiddetto stile romanico.
Nella basilica di Sant’Ambrogio, a Milano, i maestri lombardi, maestranze locali che impararono molto presto l’arte della costruzione sacra proveniente dal nord Europa, ricostruirono la chiesa adottando volte con nervature, sostenute da pilastri molto grossi. Lo spazio della chiesa subisce un ritmo interno: esso è imposto dalle sculture e dagli ornamenti.
Tutta la costruzione emana forza, in grande un gioco di luci e ombre. L’uomo entra in un luogo buio, molto ampio: si sente schiacciato dal peso del peccato, lui che è polvere e che tornerà presto ad essere polvere.
Esempi dell’architettura romanica si vedono nel duomo di Parma, nel primo duomo di Modena (1099, Benedetto Antelami.
La stagione del Romanico, in Italia, fu molto estesa: almeno sino al XV secolo. Esso venne sostituito dal cosiddetto stile Gotico, nato inizialmente in Francia, in contemporanea con il Romanico, attorno al 1150.
Principali caratteristiche dello stile gotico sono l’arco a sesto acuto e l’arco rampante. Le costruzioni diventano slanciate verso l’alto, molto elevate in altezza, simboli del tentativo umano di raggiungere Dio attraverso lo slancio a partire dal basso.
In Italia, simboli di questo patrimonio architettonico sono la basilica umbra di San Francesco di Assisi (1228-53), la basilica di Sant’Andrea di Vercelli, pagata dal cardinal Guala Bicchieri (1218-27 ca.), la basilica di San Petronio di Bologna (iniziata nel 1390: ) e il duomo di Milano (iniziato nel 1386).
Con il Gotico inizia anche la stagione della grande pittura europea. Essa si concentra sui volti, sui ricami, sul paesaggio, sulla ritrattistica, tutte connotate da una grande attenzione ai particolari. Nei quadri spiccano anche i particolari architettonici degli interni e degli esterni, con un inizio di visione prospettica.
In Italia, i maggiori pittori dell’epoca (tardo ‘200, primo ‘300: si tratta dei contemporanei di Dante Alighieri) sono i toscani Ambrogio Lorenzetti, Giotto (compianto sul Cristo morto, Padova, Cappella degli Scrovegni), Simone Martini (Guidoriccio da Fogliano).
La stagione del Gotico si interromperà con un momento che coinvolgerà anche l’Italia del nord con la cosiddetta corrente del Gotico internazionale. Questo stile si connota per grande attenzione agli aspetti naturali delle rappresentazioni e il grande sfarzo, soprattutto con utilizzo massiccio di oro per i vestiti e i panorami.
Rinascimento e Barocco
Con l’età del Rinascimento, ad inizio del 1400, l’Italia inizia a dettare legge nel campo della storia dell’arte.
Si tratta di un’epoca storica che, oltre a coinvolgere i modelli di rappresentazione, modifica anche il ruolo esercitato dall’artista nella società in cui vive. Epicentro del Rinascimento fu Firenze, capitale culturale d’Italia che, nella seconda metà del XV secolo, dalla pace di Lodi (1454) alla morte di Lorenzo il Magnifico, conoscerà uno straordinario sviluppo grazie al mecenatismo esercitato dalla famiglia dei Medici.
Principale figura dell’arte fiorentina di inizio ‘400 è Filippo Brunelleschi. Un architetto folle tanto quanto fu il suo progetto di cupola per la cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze (1420-36), realizzata in mattoni autoportanti: una vera e propria innovazione strutturale mai tentata prima.
In pittura, ancora una volta, la fanno da padroni i nipoti di Giotto e Donatello, supportati a dovere dal denaro delle principali corti dell’Italia dell’epoca: se a Mantova molti degli apparati iconografici della famiglia Gonzaga sono opera di Andrea Mantegna (palazzo ducale: http://guideturistichemantova.it/il-palazzo-ducale-2/), in Toscana incontriamo Piero della Francesca, cui dobbiamo una ardita sperimentazione sulla prospettiva, applicata in modo scientifico e curato si veda la splendida flagellazione, con i punti di fuga prospettici: il giovane Leonardo da Vinci (che fu allievo del Verrocchio, come attesta la famosa Gioconda), e, più spostato verso il Veneto, Giovanni Bellini, pittore del nord est italiano che lavora per primo sul naturalismo. Fuori d’Italia occorre segnalare il fiammingo Albrecht Durer: un artista che introduce il concetto di malinconia nelle sue acqueforti, estremizzando il sentimento classico e le posture sempre molto decorose dei pittori italiani; Durer sarà il primo artista a lavorare sulla psiche e a cercare di farla parlare (Melancholia).
Il primo Cinquecento è completamente nelle mani di Raffaello Sanzio di Urbino e di Michelangelo Buonarroti (quest’ultimo anche buon poeta, oltre che sommo scultore e pittore). Raffaello parla di un’umanità riconciliata con se stessa, serena, ci racconta di una bellezza assoluta (la scuola d’Atene, ai musei Vaticani.
Michelangelo racconta invece un’umanità in perenne ricerca dei propri valori, impetuosa, in perenne movimento, come si vede anche nei nudi della Cappella Sistina o nella Pietà vaticana.
Due anime agli antipodi, una opposta all’altra.
Michelangelo ricevette nel 1546 l’incarico di completare la basilica di San Pietro a Roma, lasciata incompiuta da Antonio da Sangallo, appena defunto.
In Piemonte, è da segnalare, tra 1490 e 1500, il cantiere per il nuovo Duomo di San Giovanni Battista, prima opera del ducato sabaudo ad aderire ai dettami del Rinascimento in Piemonte. Alla sua realizzazione contribuirono numerosi artisti di provenienza romana, chiamati dal cardinale Della Rovere di Vinovo. In quel periodo, prevosto della chiesa è Baldassarre di Bernezzo, singolare figura di prete che, a Pinerolo, patrocinerà la costruzione del duomo di San Donato con il suo battistero. La sua tomba, nella cattedrale di Pinerolo, è uno dei pochi esempi di Rinascimento nel Pinerolese.
L’età del Barocco, che si apre nel tardo Cinquecento, dopo la fine del concilio di Trento (1567), propone un’arte che deve fare i conti con il mutato quadro politico e religioso europeo. Si è ormai entrati in un’epoca di regimi assoluti, nei quali il re deve controllare che i suoi sudditi professino la sua stessa religione, così che il suo potere non sia mai messo in discussione in nessun aspetto della vita quotidiana. È l’età in cui il trono e l’altare si saldano come non era mai avvenuto in precedenza: all’uomo comune tocca abbassare lo sguardo ed obbedire ai principi delle nazioni e ai principi della Chiesa. Qualora non lo facesse, sono pronte le manette della Sacra Inquisizione.
L’arte del Barocco, così come la musica o la poesia, diventa stupore, “maraviglia”, tentativo di colpire lo spettatore con effetti di luce e di ombra mai visti in precedenza, con la volontà di ritrarre anche i moti più intimi dell’animo umano, senza correzioni, senza finzioni: un realismo estremizzato, tanto per capirci.
Per alcuni artisti, questi temi si risolvono nello scontro tra bene e male, perfettamente incarnato dalla ricerca del chiaroscuro di Michelangelo Merisi detto Caravaggio, l’icona di un’epoca sospesa tra volontà di bene e lacci peccaminosi. Nei suoi quadri spicca la ricerca dell’espressività, sempre estrema, senza mezze misure: lo spavento non è una copia dello spavento reale, la morte è rappresentata senza finzioni, per direttissima: lo si può vedere in questa Deposizione di Cristo tratta dai Musei Vaticani.
In architettura, la progettazione è sempre più figlia di complicati calcoli algebrici: l’architetto diventa uno specialista di matematica, di astronomia, di filosofia, di arti magiche. Complessi calcoli sfondano il muro della realtà visibile e rendono possibili linee e strutture di alto virtuosismo visivo: Guarino Guarini (1624-1683), padre teatino di stanza a Torino, elabora, oltre alla facciata mistilinea di palazzo Carignano per il suo datore di lavoro, il principe Emanuele Filiberto di Savoia Carignano (1679), anche la “stellata” Cappella della Sindone del duomo cittadino e la cupola di quella che è oggi diventata la Real chiesa di San Lorenzo della stessa città (foto di opere torinesi del grande architetto).