Le emozioni come colonna portante delle nostre azioni
Nello scorso anno scolastico, ho svolto il mio periodo di formazione e prova a seguito della specializzazione per le attività di sostegno didattico. In quell’anno ho potuto imparare molto, sia dallo scambio di opinioni e consigli con i colleghi, sia dai ragazzi che pur non rendendosene conto riescono sempre ad insegnarci qualcosa, arricchendo il nostro percorso lavorativo e di vita.
Nel periodo tra Gennaio e Aprile, durante un circle time svolto in classe, sono emerse delle problematiche tra gli studenti che mi hanno fatto pensare e progettare un’attività che permettesse loro di conoscere, capire e gestire le proprie emozioni. In quel periodo della vita, nella cosiddetta “età critica” i ragazzi/e vivono le emozioni in modo amplificato e con frequenti sbalzi emotivi, queste si alternano velocemente e con improvvisi e frequenti cambiamenti di intensità.
Da qui, ho avvertito la necessità di un’educazione emozionale che aiutasse i miei studenti in questa fase della vita, e che gli permettesse di migliorare il rapporto con i compagni di classe. Il mio progetto si intitola “Emo(a)zioni” ed è diviso in varie fasi.
Le motivazioni della scelta del mio intervento sono plurime:
•Attenzione: Era necessaria un’attività stimolante che rendesse gli studenti partecipi, in quanto risultano poco motivati e distratti.
•Episodio scatenante: Durante un circle time nell’ora di informatica, è venuto fuori un episodio accaduto l’anno precedente in cui un compagno di classe veniva preso in giro, dicendo agli altri che avrebbe voluto lasciare la scuola in seguito all’accaduto e con grande sorpresa la classe ha reagito minimizzando e ridicolizzando i sentimenti dell’alunno in questione. La scarsa empatia e la difficoltà degli altri membri della classe nel comprendere ciò che stava dicendo il loro compagno, mi ha spinto a lavorare sull’aspetto delle dinamiche di gruppo e delle emozioni.
•Situazione di L. e dell’intera classe: Lo studente, come già detto in precedenza, è poco inserito all’interno del gruppo classe. È chiuso e difficilmente esterna le proprie emozioni e il proprio pensiero se non con il docente di sostegno. Pertanto, risulta evidente la necessità di predisporre delle attività che favoriscano la socializzazione e le relazioni con i compagni (cooperative learning). In particolare, viste le difficoltà di lettura di molti membri del gruppo classe, uno degli applicativi scelti è dotato di un sintetizzatore vocale in cui ho potuto registrare la mia voce per rendere l’attività maggiormente inclusiva per ciascun alunno.
• Interessi/bisogni di L.: Nell’attività ho tenuto conto delle necessità specifiche dell’alunno con disabilità, piuttosto carente nel comprendere le emozioni altrui data la sua diagnosi. Inoltre, lo studente è ben predisposto all’utilizzo degli strumenti informatici e per questo ho deciso di inserire nel progetto gli applicativi online. Infine, per favorire la totale inclusione nel gruppo classe, ho ritenuto opportuno agire sulla sensibilizzazione alle emozioni di tutti i compagni, al fine ultimo di stimolare l’intelligenza emotiva di ciascuno.
Successivamente, ho declinato gli obiettivi, le abilità e le competenze connesse al progetto:
Le fasi dell’attività sono 4 e sono pensate tutte in un’ottica inclusiva per ciascun membro del gruppo classe:
Link Thinglink: https://www.thinglink.com/scene/1571097372014936066
Link Wordwall: https://wordwall.net/it/resource/31424700
Il progetto appare inclusivo per svariate motivazioni:
In primo luogo, la consegna stessa risulta avere tale finalità, in quanto spinge gli studenti, attraverso l’espediente del film basato sulle emozioni, a ragionare attorno alle tematiche del pregiudizio, dell’emarginazione e delle emozioni proprie ed altrui. Anche le metodologie e gli applicativi adottati sono stati individuati allo scopo di permettere la partecipazione di tutti e la comprensione dei risultati e degli obiettivi da parte dell’intero gruppo classe. Thinglink infatti permette di utilizzare mezzi comunicativi e apprenditivi inclusivi, aperti a studenti con BES, grazie alla possibilità di registrare la propria voce e permettere a ciascuno di avere le stesse opportunità di apprendimento di tutti.
Con mia grande sorpresa, gli studenti hanno cominciato a compilare l’agenda delle emozioni ogni giorno, riuscendo ad essere sempre più consapevoli delle proprie emozioni e rispettando quelle altrui e migliorando di conseguenza il clima in classe.
Questo progetto mi ha permesso di entrare in sintonia con ogni alunno e di migliorarmi come docente, perché lo scopo del mio lavoro è quello di riuscire a collegare la scuola e la vita, cercando sempre di fargli capire che queste non sono due realtà completamente separate, ma che esiste tra loro una certa osmosi. Nella scuola si può portare la vita e, nella vita là fuori, la scuola serve davvero. Concludo con una citazione che mi ha accompagnato durante tutto il percorso, “Un buon insegnante è colui che si rende progressivamente superfluo” (Carruthers) ed è questo quello che mi auguro di essere in futuro per i miei studenti, solo rendendomi superfluo saprò di aver ottenuto la tanto sperata autonomia.