“Il senso della vita”. Percorso tra musica e poesia.

“Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita, un senso non ce l’ha”.
Sono le parole d’una famosa canzone di Vasco Rossi, intitolata “Un senso”.

Con semplicità e immediatezza, nelle prime strofe ripropone la domanda che tutti, almeno una volta, ci siamo posti nella vita, soprattutto in circostanze particolari : nei momenti di attesa, nei momenti in cui qualcosa ci rende infelici, nei momenti di sosta,  di sofferenza, o quando ci troviamo da soli con noi stessi a pensare.
Sono parole semplici, ma colgono nel profondo una delle paure dell’uomo: quale valore e senso dare alla nostra esistenza?

Allora mi viene da pensare che ci sono tanti modi per far finta di non sentire questa domanda, che nel nostro inconscio-son sicura-continua a risuonare come in uno stillicidio; come il cuore che batte, in alcuni giorni più forte; come il ticchettio insistente di un orologio che non vorremmo sentire.
Valide soluzioni possone essere buttarsi a capofitto in attività, nel proprio lavoro, in un amore, in un hobby, in un’amicizia, in viaggi, e così via…Mettendo, a tacere, per un po’, solo per un po’, questo grande e doloroso interrogativo.

Il medesimo interrogativo che porta un neonato a piangere, appena scorge la luce, come arriva a sostenere il Leopardi, quando scrive in un suo famoso Idillio, dal titolo “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”:“E’ funesto a chi nasce il dì natale”. A tal punto che i genitori, alla nascita di un infante non possono far altro che consolarlo di essere venuto al mondo, e cercare di rende più lieve possibile, la caduta su questa terra:
“Nasce l’uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell’esser nato”. 

Sembrerà, forse, anacronistico riportare pensieri del Romanticismo Ottocentesco; ma sono quelli che la canzone di Vasco, non si sa come, né  perché, hanno suscitato in me. Sull’onda di questi pensieri mi è tornato in mente un Lieder di Franz Schubert, “Gute Nacht”, tratto dalla raccolta “Viaggio d’Inverno” (Die Winterreise, op. 911), dove il Viandante (Die Wanderer) , ricercatore perenne di un senso del viaggio, metafora della vita, richiama il“pastore errante” di Leopardi.
“Sono giunto da straniero, da straniero me ne vo”…proferisce.

Il misero, dopo aver cercato un senso, incarnato dall’amata che non si trova; unica, forse, che potrebbe rendere significativo il suo viaggio, metafora della vita, non riesce a dare un senso all’esistenza, se non intenderla come un viaggio nell’inverno, notte dei pensieri, tacere di emozioni belle, chiudersi di corolla di sentimenti amorosi,e fine della speranza. Proprio come il pastore leopardiano, che si arrende, e arriva a domandare alla luna, muta, il senso della sua esistenza e di quella degli uomini.

Proseguendo l’ascolto della canzone di Vasco, trovo un barlume, però, finalmente, un barlume di speranza nel messaggio affidato al ritornello:
”Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà…
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo  
Domani è un altro giorno arriverà…” .

Il senso e il significato della vita non è il caso di cercarlo dunque, ostinatamente rimuginando, o speculando di letteratura, scienza o filosofia: sarà la vita stessa a farci comprendere, prima o poi, i motivi, -sempre ci siano- di ciò che si vive.
Perché la vita, probabilmente, è da concepire come un quadro: solo osservandolo a debita distanza, è possibile distinguere le forme, e coglierne i significati.

La vita, ad un certo punto, ci restituirà tutte le immagini del film, di cui siamo primi registi-spettatori. E in quanto spettatori, troveremo, forse, il senso del nostro film, dopo i titoli di coda, in corrispondenza del THE END.
Vasco Rossi, in fondo, esprime un pensiero molto affine a quello della grande poetessa Alda Merini (di cui, perdipiù, era anche amico) che, alla domanda su che senso avesse la vita rispondeva:

“La vita non ha un senso; ovvero è la vita che ci dà un senso. Sempre che noi la facciamo parlare la vita. Perché prima dei poeti parla la vita. Bisogna ascoltarla la vita”.

Dunque il senso si trova nel viverla, nelle cose di ogni giorno, senza domandarsi quale sia.
E potrebbe essere che, mentre dipingiamo il nostro quadro, a cui non riusciamo a dare un senso e di cui non capiamo il valore, esso si rivelerà alla fine un autentico capolavoro. Ma è necessario far tacere i pensieri, i “percome” e i “perché”, avendo la pazienza di arrivare al completare il quadro; facendo un po’, quando ci coglie lo smarrimento davanti al buio e alla confusione della vita, come Rossella O’Hara in “Via col vento”: pensando sempre che “domani è un altro giorno”, e che magari sarà migliore, o anche peggiore; ma pur sempre necessario e degno di essere vissuto.

Silvia Maria Calliero

8 Commenti

  1. Cara Silvia,
    l’articolo è interessantissimo e apre molti spunti di riflessione, vorrei aggiungere il mio contributo in quanto spesso, anche io, mi sono posto la fatidica domanda. Sono arrivato abbastanza precocemente alla risposta che la vita non ha un senso univoco (questo penso sia il senso della frase della canzone), cioè ogni persona trova il suo modo di stare al mondo e, visto che tu hai scomodato il grande Vasco, rilancio con “The Voice”, il grande Frank.
    https://www.youtube.com/watch?v=6E2hYDIFDIU
    Il protagonista della sua stupenda “My way”, giunto ormai vicino alla morte, si guarda indietro e non giudica le sue scelte, giuste o sbagliate, non ne cerca il senso, ma si autoassolve dicendo, la cosa importante è che l’ha fatto a modo suo, ha seguito la sua strada.
    In particolare nelle mie personali riflessioni rifiuto la concezione che la vita abbia senso solo se si trova l’amore, se si forma una famiglia, se si genera un futuro per la specie, non perché questo non possa dare un senso ad una vita ma perché non è così per tutti e il significato della vita è la vita stessa. La metafora del viaggio è stupenda perché spesso nel viaggio, come nella vita siamo troppo concentrati sulla destinazione e ci perdiamo la bellezza del tragitto!
    Aggiungo un ultima considerazione, troppo spesso spendiamo le nostre energie a giudicare la vita degli altri, nessuno nasce con il libretto delle istruzioni, cerchiamo di giudicare di meno gli altri ed essere clementi anche con noi stessi.
    “Viva la vida y muera la muerte!”
    Besitos

    1. Grazie del tuo, come sempre, pronto e attento commento. Splendida My way…non ne comprendo le parole perché non so l’inglese, ma ne avverto la gioia e la serenità. Ecco, proprio la gioia e la serenità che dovrebbero essere guide e ispirazione in qualsiasi cosa si faccia nella vita. Quando c’è gioia e serenità le azioni portano sempre al bene, qualsiasi sia la vita: da soli, in coppia, sul lavoro,in casa, e persino, come ci insegna la Merini, in manicomio. C’è chi ha vissuto situazioni tragiche mantenendo un atteggiamento sereno fino all’ultimo. Si può arrivare persino alla morte sereni.Dunque, forse, il senso sta proprio nel non-senso. Ma un non-senso da vivere con curiosità, serenità e gioia. Poi, detto tra noi…ci importa tanto di capire che senso ha questa nostra esperienza terrena?

      1. Beh, sulla follia ci sarebbe da aprire un dibattito pirandelliano 😉
        sempre Vasco cantava… ” perché la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia…”
        :*

        1. Giuseppe!!! Sììììì!!!Allora apriamolo questo dibattito sulla follia!!! Mi piace! Chi comincia?
          Alda Merini dopo i suoi interminabili anni vissuti in manicomio disse che i veri pazzi li aveva poi trovati solo fuori da manicomi… E io, a volte, penso la stessa cosa.

          1. C’è una canzone di Jovanotti, pocco conosciuta, che mi piace molto, si intitola “Un giorno di sole” e che così recita:
            “Il giorno che divenne pazzo
            Fu anche il giorno che divenne sano
            Perché seppe che era diventato pazzo
            E se lo scrisse sulla mano
            Sono matto devo stare attento
            Devo prestare attenzione
            Perché potrebbero scoprirmi
            E complicare la situazione…”
            https://www.youtube.com/watch?v=GC7iXLiO6Lc

  2. Il senso della vita? L’ho chiesto a mia padre. Gli ho chiesto: ma secondo te, dall’alto dei tuoi quasi 97 anni, qual è il senso della vita?
    Dopo un po’ di riflessione, tanto che pensavo non avesse capito, mi ha risposto, e ha detto scandendo bene, “è un mi-ste-ro”.

    I misteri non hanno risposte. Tutte vanno bene e tutte sono sbagliate. Altrimenti sarebbe troppo facile e il nostro vivere più semplice.

    E invece stiamo qui senza sapere il perchè.

    È troppo facile liquidare la questione con un po’ di buon ottimismo da spiaggia, ricordando che un domani arriverà o facendo bisboccia perchè del domani non c’è certezza, concetto reso più nobile dal famoso carpe diem.

    Ed è anche troppo facile piegarsi al facile pessismo sulla sofferenza umana.

    Questa domanda se la sono fatta, e se la fanno tutti. Nessuno ha mai dato una risposta sensata, nemmeno ricorrendo a paradisi artificiali.

    Pure io non ho un perchè a questa risposta, altrimenti potrei fare concorrenza a papa Bergoglio, lui credo avrebbe molto da dire in proposito.

    Ma visto che qui si è parlato di canzoni allora voglio citare la mia: “Nell’aria”, di Simona Molinari. Una canzone scritta per la perdita di un’amica nel terremoto dell’Aquila, dove pur non risolvendo il mistero, credo dia un significato molto intimo.

    “Vita ne capisci il senso solo quando l’hai perduta” (Simona Molinari – Nell’aria).

    https://g.co/kgs/4jMvTT

    A questo punto potremmo mettere insieme le due frasi, e provare a rifletterci su.

    La vita è un mistero e il suo significato lo capisci solo dopo averla perduta.

    Dovremmo chiederci se sono le nostre azioni nel tentativo di rendere migliore questo pianeta o almeno non peggiorarlo, che agli occhi degli altri riempiono di significato la nostra vita.

    Io credo che il mio angelo l’abbia fatto ed abbia dato significato alla propria vita.
    Chissà se qualcuno lo troverà nella mia.

  3. Caro Roberto. Le tue riflessioni riguardo al senso della vita come mistero, partite dalla considerazione del tuo saggio padre, e concluse col pensiero che se non potremo mai dare un senso,
    probabilmente il valore sta in ciò che lasceremo nel cuore di qualcuno,
    nel mondo,
    in qualche scritto,
    magari anche in qualche nostro dipinto,
    in una buona azione, in lavoro fatto bene.

    Il senso della vita forse sta in ciò che pianta radici dentro di noi, anche quando non c’è più fisicamente.
    Io, la mia nonna, scomparsa molti anni fa, effettivamente la ricordo per la sua dolcezza, bontà, remissività, e ingenuità, quella che ho sempre pensato potesse portarla solo in Paradiso (se esiste);
    quella che mi porta a vedere quanto in alcune cose le assomiglio, e non me ne dispiace.
    Il senso della sua vita è l’esempio, è il buono che ha fatto in vita, la cura nel preparare le merendine pernoi nipoti, i chilometri fatti per portare all’asilo me e i miei fratelli, quando le automobili non si usavano come oggi, i doni di Natale, preannunciati mesi e mesi prima, per cui si trepidava aspettando la festa…
    Una nonna, che è stata per altri moglie, mamma, amica, e che ha lasciato in tutti quelli che ha conosciuto una parte di sé.
    Forse noi siamo come semi, che in vita ci disseminiamo ovunque noi si vada; semi che porteranno alla nascita di alberi, fiori, anche sequoie; che daranno frutti, fiori; si polvrizzeranno, cambieranno forma, e rinasceranno in qualcuno, che porterà sempre dentro qualcosa di noi. Forse…

    1. Errata corrige:
      Caro Roberto. Le tue riflessioni riguardo al senso della vita come mistero, partite dalla considerazione del tuo saggio padre, e concluse col pensiero che se non potremo mai dare un senso, confermano che
      probabilmente il valore sta in ciò che lasceremo nel cuore di qualcuno,
      nel mondo,

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