Campania

Storicamente definita “Campania Felix” per la fertilità del suolo ed il clima mite, la Campania è oggi uno dei più interessanti territori italiani, ha una ricchezza di varietà di vitigni locali unica.

In Campania il vino ha sempre svolto un ruolo fondamentale, legato in maniera indissolubile alla storia e alla tradizione di questa regione. Una storia affascinante, che prende forma nelle tante uve autoctone della regione e nei suoi tanti vini celebri, a partire dal Falerno, uno dei vini più antichi d’Italia.

 

Il territorio della Campania è prevalentemente collinare, con terreni di origine vulcanica e sedimentaria che all’interno lasciano spazio ai rilievi montuosi, i quali costituiscono il 34,5% dell’intera morfologia campana. Con la presenza in minor parte di pianure fertili, di origine alluvionali. Il clima mite rende la regione adatta alla coltivazione di vitigni di diversi tipi da cui si producono molti vini, il 56% rossi ed il 44% bianchi.

La storia dell’enologia in Campania inizia con l’arrivo degli antichi greci. Essi convertirono la produzione vinicola in un’attività commerciale. Ancora più grande fu la viticoltura campana durante l’Impero di Roma. Dopo la fine della seconda guerra mondiale ci fu un crollo della produzione vinicola (a causa di una carenza di uva) ma verso la fine degli anni settanta si ristabilì la produzione.

 

Zone di produzione

  • Capri.
  • Casavecchia di Pontelatone
  • Irpinia.
  • Sannio e Falanghina del Sannio
  • Aglianico del Taburno.
  • Aversa
  • Campi Flegrei
  • Castel San Lorenzo.
  • Cilento
  • Costa d’Amalfi.
  • Falerno del Massico
  • Fiano di Avellino
  • Galluccio
  • Greco di Tufo
  • Ischia
  • Penisola Sorrentina
  • Taurasi
  • Vesuvio

Vitigni

I vitigni campani a bacca rossa sono: Aglianico, Aglianicone, Aleatico, Barbera, Cabernet Sauvignon, Merlot, Montepulciano, Piedirosso, Primitivo, Sangiovese, Sciascinoso.

Quelli a bacca bianca sono: Asprinio, Bianco Lella, Coda di volpe bianca, Falanghina, Fiano, Forastera, Greco, Moscato bianco, Trebbiano toscano, Verdeca.

 

VINI   D.O.C.G.

  1. Taurasi
  2. Greco di Tufo
  3. Fiano di Avellino
  4. Aglianico del Taburno

1. Taurasi

RIFERIMENTO STORICO

-nel 2011 è stato cambiato il nome, da lì in poi verrà commercializzato con l’etichetta Taurasi rosso rispettando il nuovo disciplinare.

-Il Taurasi è un vino che trova le sue origini nell’età preromana: il vitigno principale da cui si produce questo vino, l’Aglianico, era un tempo detto “hellenico” sottolineando l’origine greca.

-L’etimologia del nome “Taurasi” deriva da Taurasia, un piccolo borgo vinicolo che i romani fecero dopo aver sconfitto gli irpini, nell’80 d.C.

-Ebbe l’appellativo DOCG il 26 marzo1970

 

ZONA DI PRODUZIONE

La zona di produzione di questo vino comprende la provincia di Avellino: di cui fanno parte i comuni di Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, San Mango sul Calore, Sant’Angelo all’Esca, Taurasi, Torre le Nocelle e Venticano;

 

  Vitigni   aglianico (85%) e altri vitigni a bacca rossa non aromatici (massimo 15%)

 

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

La resa massima d’uva in coltura specializzata non deve essere superiore a 10 t/Ha

 

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

Colore: rubino intenso tendente al granato

Odore: tipico, gradevole, etereo, più o meno intenso.

Sapore: asciutto, aromatico, equilibrato e persistente

 

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

acidità totale minima: 5 per mille

Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,5% vol.

 

INVECCHIAMENTO MINIMO

Il vino a deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno 3 anni di cui almeno uno in botti di legno.

Se invecchiato quattro anni, di cui almeno 18 mesi in botti di legno, il Turasi può denominarsi Riserva, purchè abbia un titolo alcolometrico volumico totale di 12,5%

La resa massima delle uve in vino non deve essere superiore al 70% al primo travaso e non dovrà superare il sessantacinque per cento dopo il periodo di invecchiamento obbligatorio.

 

2. Greco di Tufo

RIFERIMENTO STORICO

Ebbe il riconoscimento DOCG il 18/07/2003

ll vitigno fu portato nella provincia di Avellino, nella zona dei comuni di Tufo, dai Pelasgi della Tessaglia (Grecia), nel I secolo a.C.

 

ZONA DI PRODUZIONE
Provincia di Avellino: comprende l’intero territorio amministrativo dei comuni di Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Petruro Irpino, Prata di Principato Ultra, Santa Paolina, Torrioni e Tufo;

 

vitigni: Greco minimo 85.0%     Coda di Volpe bianco massimo 15.0%

 

RESA MASSIMA PER ETTARO IN UVA  

Resa (uva/ettaro)  10,0 t

Resa massima dell’uva  70%

 

CARATTERISTICHE SENSORALI E ORGANOLTTICHE

       Colore   giallo paglierino carico

       Odore netto, persistente, gradevole, fine, intenso

Sapore asciutto, tenue, armonico

 

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

         Acidità totale minima Acidità totale minima: 5,0 g/l

        Titolo alcolometrico volumico totale minimo    11.5%

 

INVECCHIAMENTO MINIMO

È uno tra i pochi bianchi in Italia che si presta all’invecchiamento.

– per i reimpianti e nuovi impianti i vigneti dovranno avere una forma di allevamento verticale, la densità di impianto non potrà essere inferiore ai 2.500 ceppi per ettaro
-la resa massima di uva in coltura specializzata non deve essere superiore a 10 t/Ha, mentre il titolo alcolometrico volumico minimo naturale deve essere di 11,00%vol.;

– le operazioni di vinificazione e di elaborazione del vino devono essere effettuate nell’ambito del territorio amministrativo della provincia di Avellino;
– l’arricchimento dei mosti o dei vini aventi diritto alla denominazione di origine controllata e garantita “Fiano di Avellino” deve essere effettuato alle condizioni stabilite dalle norme comunitarie e nazionali;
-il vino “Greco di Tufo” può essere elaborato nella tipologia “spumante” con il metodo della rifermentazione in bottiglia (metodo classico) purché affinato per almeno 36 mesi in bottiglia a decorrere dal 1° novembre dell’anno della vendemmia;

 

3. Fiano di Avellino

RIFERIMENTO STORICO

-L’indicazione della denominazione di origine controllata e garantita Fiano di Avellino può essere accompagnata dalla menzione tradizionale di origine classica Apianum

-Furono i Greci a portare in Italia l’originario vitigno del Fiano, la “Vitis Apicia”: le prime viti furono piantate a Lapio, una località che prese il nome dall’uva, il comune dove tuttora si produce il Fiano. A sua volta, il nome “Vitis Apicia” o “Apina” deriva dalla caratteristica, proprio di quest’uva dal dolce profumo, di attirare sciami di api nelle vigne. Da Apina derivò “Apiana” e da questo “Afiana”, quindi Fiano.

-Si trovano documenti relativi al vino Fiano già nel XII secolo: sono ordini di acquisto da parte della corte di Federico II di Svevia relativi al periodo in cui l’imperatore si trova a Foggia.

-Altro ordine, nel secolo successivo, ma questa volta da parte del re Carlo II d’Angiò per 1600 viti di Fiano da spedire a Manfredonia Documenti risalenti al XIII secolo, fanno rilevare l’ordine impartito da re Carlo II d’Angiò al proprio commissario, Guglielmo dei Fisoni, di trovare 1600 viti di fiano da spedire a Manfredonia, a) fine di piantarle nelle proprie tenute.

-Nel 1800 si verifica il primo exploit produttivo: si arriva a cento milioni di litri per la maggior parte esportati (persino in Francia) e la vitivinicoltura diviene l’asse portante dell’economia irpina tanto da stimolare la realizzazione della prima ferrovia dell’avellinese. Ha in questo un ruolo fondamentale l’apertura della Regia Scuola di Viticoltura & Enologia di Avellino (l’attuale Istituto Tecnico Agrario) che fornisce, nella zona del Fiano, un adeguato supporto tecnico-scientifico alla neonata enologia.

-Nel 1882 Michele Carlucci, direttore della suddetta scuola, mette a punto e rende pubblici metodi di vinificazione sviluppati per l’uva Fiano per allineare le qualità del vino prodotto alla richiesta commerciale.

-Venti anni di difficile risalita e nel 1970 si arriva ai 17 ha di vigneti specializzati.

-Le tecniche di allevamento delle viti si sono evolute passando dall’antico “Sistema Avellinese” alle moderne spalliere a guyot o a cordone speronato.

 

ZONA DI PRODUZIONE

La zona di produzione della DOCG si estende per 27 600 ettari nella provincia di Avellino con i comuni di Lapio, Atripalda, Cesinali, Aiello del Sabato, Santo Stefano del Sole, Sorbo Serpico, Salza Irpina, Parolise, San Potito Ultra, Candida, Manocalzati, Pratola Serra, Montefredane, Grottolella, Capriglia Irpina, Sant’Angelo a Scala, Summonte, Mercogliano, Forino, Contrada, Monteforte Irpino, Ospedaletto d’Alpinolo, Montefalcione, Santa Lucia di Serino e San Michele di Serino.

I terreni sono caratterizzati dalla presenza dell’argilla (anche il 50% della terra fina) con scarsa presenza di scheletro siliceo-calcareo anche se spesso frammista a limo o sabbia. Questa ricchezza d’argilla costituisce un fattore molto positivo per la viticoltura poiché contrasta i periodi di siccità estiva con una maturazione più regolare dell’uva ed un suo buon contenuto di acidità fissa.

L’orografia collinare del territorio di produzione e l’esposizione prevalente dei vigneti, orientati a sudest/sudovest, e localizzati in zone particolarmente vocate alla coltivazione della vite, concorrono a determinare un ambiente adeguatamente ventilato, luminoso, favorevole all’espletamento equilibrato di tutte le funzioni vegeto-produttive della pianta.

 Vitigni

Fiano minimo 85%

Greco bianco max. 15%

Coda di Volpe bianco max. 15%

Trebbiano toscano bianco max. 15%

 

RESA MASSIMA PER ETTARO IN UVA

Resa (uva/ettaro)   10t

Resa massima dell’uva    70%

 

CARATTERISTICHE SENSORALI E ORGANOLTTICHE

colore: giallo paglierino più o meno intenso

odore: gradevole, intenso, fine, caratteristico

sapore: fresco, armonico

 

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

       Acidità totale minima     5,0 g/l

        Titolo alcolometrico volumico totale minimo    11,5%

 

INVECCHIAMENTO MINIMO

Per i nuovi impianti e i reimpianti la densità non può essere inferiore a 2 500 ceppi/ha. Sono esclusi i vigneti di fondovalle umidi e non soleggiati.

Le forme di allevamento consentite sono quelle verticali.

È vietata ogni pratica di forzatura.

Tutte le operazioni di vinificazione debbono essere effettuate nella provincia di Avellino

4. Aglianico del Taburno

RIFERIMENTO STORICO

-L’Aglianico del Taburno è un vino che, fino al 2011, ha avuto il nominativo DOC.

Come tale veniva prodotto nella provincia di Benevento.

-Attualmente non è più il nome di un singolo vino, ma la Denominazione d’origine controllata e garantita che comprende diversi vini.

-La provincia di Benevento vanta una storia vitivinicola millenaria. A partire dal 79 d.C., con l’importazione a Roma del primo vino gallico, il mercato cambiò orientamento e la viticoltura campana andò in crisi da cui si riprese solo con l’arrivo dei Longobardi intorno al 500 d.C.

-Il vero nuovo decollo però si ebbe solo intorno all’anno 1000 grazie ai vigneti dei monaci. Landulfo, vescovo di Benevento, arrivò a decretare l’obbligo di piantare una vigna presso ogni convento. Documenti risalenti al 1100 attestano una fiorente viticoltura nella zona di Solopaca.

-Nel 1811 la Statistica murattiana riporta che la provincia di Benevento produceva diverse tipologie di vino, tali da soddisfare le più svariate richieste di mercato.

-Nel secondo dopoguerra, man mano che i contadini acquisivano anche la proprietà dei terreni fino ad allora solo coltivati, cresceva la superficie dei vigneti e la produzione del vino. In questo periodo nasce perciò un grosso enopolio (1 300 000 litri) a Solopaca e per soddisfare le esigenze dei piccoli produttori, le prime quattro “cantine sociali” che ancora oggi operano nel territorio.

 

ZONA DI PRODUZIONE

La zona di produzione di questi vini comprende un ampio territorio collinare in provincia di Benevento e comprende l’intero territorio dei comuni di Apollosa, Bonea, Campoli del Monte Taburno, Castelpoto, Foglianise, Montesarchio, Paupisi, Ponte e Torrecuso ed in parte il territorio dei comuni di Benevento, Cautano, Tocco Caudio e Vitulano;

Il ristagno d’acqua costituisce il principale difetto di questi terreni, per fortuna superabile con l’adozione di adeguate tecniche agronomiche. L’abbondante presenza di argilla assicura una elevata capacità di scambio, mentre sono scarsamente rappresentati i composti azotati ed organici. Il carbonato di calcio è generalmente presente.

 

RESA MASSIMA PER ETTARO IN UVA

Per ettaro di vigneto in coltura specializzata non deve essere superiore a 9 t/Ha

 

CARATTERISTICHE SENSORALI E ORGANOLTTICHE

Colore: rosso rubino più o meno intenso.

Odore: caratteristico, gradevole, persistente.

Sapore: asciutto, leggermente tannico, che tende al vellutato con l’invecchiamento.

 

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

       Acidità totale minima      5,0 g/l

        Titolo alcolometrico volumico totale minimo   11,5%

 

INVECCHIAMENTO MINIMO

-il vino “Aglianico del Taburno” Rosato non può essere immesso al consumo prima del 1 marzo dell’anno successivo a quello della vendemmia

 

-il vino “Aglianico del Taburno” Rosso, prima dell’immissione al consumo, deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento obbligatorio di 2 anni a far data dal 1° novembre dell’anno di raccolta delle uve

-la tipologia “Riserva” l’invecchiamento minimo deve essere di 3 anni, di cui almeno 12 mesi in botti di legno e 6 mesi in bottiglia, a decorrere dal 1° novembre dell’annata di produzione delle uve

-il vino a Docg “Aglianico del Taburno” deve essere immesso al consumo in bottiglie o altri recipienti di vetro di capacità non superiore a 6 litri. Inoltre, a scopo promozionale, è consentito l’utilizzo delle capacità da litri 9, 12, 15

-i recipienti di cui al comma precedente devono essere di tipo bordolese o borgognotta, chiusi con tappo di sughero naturale e, per quanto riguarda l’abbigliamento, confacenti ai tradizionali caratteri di un vino di particolare pregio

 

VINI   D.O.C. 

  1. Ischia
  2. Capri
  3. Vesuvio
  4. Cilento
  5. Falerno del Massiccio
  6. Castel San Lorenzo
  7. Aversa
  8. Penisola Sorrentina 
  9. Campi Flegrei
  10. Costa d’Amalfi
  11. Galluccio
  12. Sannio
  13. Irpinia
  14. Casavecchia di Pontelatone
  15. Falanghina del Sannio

1. Ischia

RIFERIMENTO STORICO

La viticoltura ad Ischia ha origini millenarie. Nel 1953, nella necropoli di San Montano a Lacco Ameno, l’archeologo tedesco Giorgio Buchner ritrovò la Coppa di Nestore risalente al 725 a.C. circa. Costituisce il più antico esempio pervenutoci di poesia scritta in lingua greca. Sulla coppa di Nestore, è incisa una frase che inneggia al buon vino locale e testimonia che gli Antichi Eubei, che avevano colonizzato l’isola, avevano introdotto la coltivazione della vite e quindi la produzione del “nettare degli Dei”.

La tecnica di coltivazione della vite sull’isola richiama alla tradizione greca e differisce da quella etrusca usata nel centro Italia e nelle zone interne della Campania. La viticoltura è stata alla base dell’economia isolana per lunghi periodi storici, condizionandone la vita e i costumi degli stessi abitanti.

Le colture sull’isola si estendono dalle coste fin sugli irti pendii montani dove cellai e terrazzamenti, costruiti con rinforzi di muri a secco di pietra di tufo verde, consentono la coltivazione.

Dal 1500 il vino bianco sfuso veniva esportato via mare verso la terraferma ai principali mercati italiani e stranieri fino in Dalmazia, veniva posto in “carrati” trasportati dalle vinacciere (barche a vela). Dal 1955 a oggi il cambiamento dell’economia isolana è stato radicale. Lo sviluppo rapido del turismo, che è diventato la principale risorsa economica dell’isola, ha indebolito ma non cancellato il passato culturale di una tradizione che va protetta e salvata.

Essa è la seconda tra tutte le DOC italiane, dal lontano 1966.

 

ZONA DI PRODUZIONE

prodotte nel territorio dell’Isola di Ischia in Provincia di Napoli

 

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

Fermi restando i limiti massimi sopra indicati, la resa per ettaro di vigneto in coltura promiscua dovrà essere calcolata in rapporto al numero di viti esistenti ed alla loro produzione unitaria per ceppo, che non dovrà essere superiore a: 3,000 kg/ceppo

La resa massima dell’uva in vino finito per la produzione dei vini a d.o.c. “Ischia” non deve essere superiore al 70%.

 Per la tipologia “Ischia Piedirosso o Per e Palummo passito” tale resa non deve essere superiore al 40%.

 

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

 I vini a DOC “Ischia” bianco e “Ischia” bianco superiore prima dell’immissione al consumo devono subire un affinamento in bottiglia di almeno 30 giorni. Il vino a DOC “Ischia rosso” prima dell’immissione al consumo deve subire un affinamento in bottiglia di almeno 90 giorni.

E’ facoltà del Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali modificare, con proprio decreto, i limiti sopra indicati, per l’acidità totale e l’estratto non riduttore.

 

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

Ai fini della vinificazione della suddetta tipologia “passito” le uve devono essere sottoposte, in tutto o in parte, sulla pianta o dopo la raccolta, al tradizionale conveniente appassimento fino a raggiungere un titolo alcolometrico volumico naturale di 14,50% vol

 

Invecchiamento minimo

 

Bianco (anche superiore e spumante)

VITIGNI

“Ischia” bianco anche superiore e spumante

Forastera dal 45 al 70%

Biancolella dal 30 al 55%

Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15%.

 

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

“Ischia” bianco e bianco superiore 10,00 tonn/ettaro

 

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: giallo paglierino più o meno intenso;

 odore: vinoso, delicato, gradevole;

sapore: secco, di giusto corpo, armonico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

 titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol; (riserva: 11,50%)

acidità totale minima: 4,5 g/l;

 

“Ischia” bianco spumante

spuma: fine e persistente;

colore: giallo paglierino più op meno carico;

odore: delicato, caratteristico;

 sapore: secco, fresco, caratteristico;

 titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;

acidità totale minima: 6,0 g/l;

 

Rosso

VITIGNI

Guarnaccia dal 40 al 50%

Piedirosso (Per’ e Palummo) dal 40 al 50%

 Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve di altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, da soli o congiuntamente, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli, fino ad un massimo del 15%.

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

 “Ischia” rosso 9,00 tonn/ettaro

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: rosso rubino più o meno intenso;

odore: vinoso;

sapore: asciutto, di medio corpo, giustamente tannico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;

acidità totale minima: 4,5 g/l;

 

Forastera

VITIGNI

 “Ischia” Forastera

 Forastera minimo 85%

 Possono concorrere alla produzione di detti vini le uve di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, da soli o congiuntamente, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli fino ad un massimo del 15%.

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

  10,00 tonn/ettaro

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

 colore: giallo paglierino più o meno intenso;

odore: vinoso, delicato, caratteristico;

sapore: secco, armonico;

 

CARATTERISTRICHE ENOLOGICHE

 titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol;

 acidità totale minima: 4,5 g/l;

 estratto non riduttore minimo: 16,0 g/l;

 

Biancolella

VITIGNI

“Ischia” Biancolella

 Biancolella minimo 85% Possono concorrere alla produzione di detti vini le uve di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, da soli o congiuntamente, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli fino ad un massimo del 15%.

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

“Ischia” Biancolella 10,00 tonn/ettaro

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: giallo paglierino con riflessi verdognoli;

 odore: vinoso, gradevole, caratteristico;

sapore: secco, armonico; titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol;

acidità totale minima: 4,5 g/l;

estratto non riduttore minimo: 16,0 g/l;

 

 Piedirosso  (o Per’ e Palummo, anche passito)

VITIGNI

 “Ischia” Piedirosso o Per’ e Palummo anche passito

Piedirosso (localmente detto Per’e Palummo minimo 85%

Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve di altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli fino ad un massimo del 15%

 

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

 “Ischia” Piedirosso o Per’ e Palummo 9,00 tonn/ettaro

 

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: rosso rubino;

odore: vinoso, caratteristico, gradevole;

sapore: asciutto, di medio corpo, giustamente tannico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;

acidità totale minima: 4,5 g/l;

 

“Ischia” Piedirosso o Per’ e Palummo passito

colore: rosso rubino tendente al mattone;

odore: delicato, caratteristico;

sapore: amabile, di corpo, caratteristico, intenso; 

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 14,50% vol;

acidità totale minima: 4,5 g/l;

 

2.  Capri

3. Vesuvio

RIFERIMENTO STORICO

  • Che la viticoltura vesuviana sia antica, lo dimostra il fatto che tanti poeti latini vissuti prima di Cristo raccontavano come i Romani nutrivano delle preferenze per i vini del Vesuvio. Le antiche tradizioni enologiche dell’intera area vesuviana trovano origine con il filosofo greco Aristotele; egli sostenne che i Tessali (antico popolo della Magna Grecia) impiantarono le prime viti nella zona Vesuviana nel V secolo a.C., quando si stabilirono in Campania.
  • Il Lacrima Christi del Vesuvio è il più famoso tra questi vini ed è tra quelli più citati nella letteratura enologica. Esso è un vino circondato dalle alcune leggende: si narra che un pezzo di Paradiso precipitò nel golfo di Napoli quando Lucifero ne fu scacciato; Cristo addolorato per la perdita di colui che era stato l’angelo più buono, pianse. Là dove caddero le sue lacrime, nacquero delle viti il cui vino si chiamò appunto, Lacryma Christi. Un’altra leggenda narra che Cristo, in una delle sue discese sulla Terra, per ringraziare un eremita redento, gli trasformò un’imbevibile bevanda in vino eccellentissimo.
  • I Vitigni che costituiscono questo vino sono detti “di fuoco”, celebrati da Plinio il Vecchio e accreditati in età moderna tra i vini più prestigiosi d’Italia.
  • Il Vino DOC Vesuvio ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 13 gennaio 1983.

 

ZONA DI PRODUZIONE

La viticoltura attuale vesuviana comprende l’area che va dalle ultime falde fino a due terzi dell’altezza del Vesuvio. Il territorio è ripartito in due zone. Quella comprendente l’Alto Colle Vesuviano oltre i 200 m s.l.m., caratterizzata da terreni tutti più o meno in pendio; l’altra del Versante sud-orientale del Vesuvio, i cui terreni sono fertili ed idonei e rivolti verso il mare.

Essa é localizzata in provincia di Napoli e comprende i comuni di: Boscotrecase, Trecase, San Sebastiano al Vesuvio e parte del territorio amministrativo dei comuni di: Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale, Torre Annunziata, Torre del Greco, Ercolano, Portici, Cercola, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana. Tutti in provincia di Napoli.

 

VITIGNI

Vesuvio bianco – Lacryma Christi bianco, Lacryma Christi spumante e Lacryma Christi liquoroso:

     Coda di volpe (localmente detto Caprettone o Crapettone) minimo 35%;

      Verdeca; massimo 45%;

    Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve dei vitigni Falanghina e Greco presenti nel  vigneto fino ad un massimo 20%.

Vesuvio rosso e Vesuvio rosato – Lacrima Christi rosso e Lacrima Christi rosato:

Piedirosso (localmente detto Palombina) minimo 50%;

Sciascinoso (localmente detto Olivella) massimo 30%;

Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve del vitigno Aglianico fino ad un massimo del 20%.

 

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

La produzione massima di uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata non deve essere superiore a: 10,00 tonnellate/ettaro

La resa massima dell’uva in vino non deve essere superiore al 70%

La resa massima dell’uva in vino, per i vini qualificati come “Lacryma Christi del Vesuvio” non deve essere superiore al 65%.

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

 La DOC “Vesuvio” bianco, rosso e rosato qualificata come “Lacryma Christi del Vesuvio” bianco può essere utilizzata per designare un vino spumante naturale ottenuto con mosti o vini che rispondono alle condizioni previste dal precedente nel presente disciplinare di produzione e prodotto secondo le norme comunitarie e nazionali.

La denominazione di origine controllata qualificata come “Lacryma Christi del Vesuvio” bianco può essere utilizzata per designare il “vino liquoroso” ottenuto con mosti o vini che rispondono alle condizioni previste nel presente disciplinare, che le uve destinate alla sua elaborazione abbiano un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di: 12,00% vol e siano elaborati secondo le norme comunitarie e nazionali. 

 

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare ai vini a DOC “Vesuvio” un titolo alcolometrico volumico totale minimo di: Vesuvio rosso e rosato 10,00% vol. Vesuvio bianco 10,50% vol. La resa massima dell’uva in vino non deve essere superiore al 70%

 

Bianco

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: giallo paglierino tenue;

odore: vinoso, gradevole;

sapore: secco, leggermente acidulo;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

 titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;

acidità totale minima: 4,5 g/l;

 

Rosso

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: rosso rubino più o meno intenso

odore: gradevolmente vinoso

sapore: asciutto, armonico

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol;

acidità totale minima: 5,0 g/l;

 

Rosato

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: rosato più o meno intenso;

odore: gradevolmente fruttato;

sapore: asciutto, armonico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol;

acidità totale minima: 5,0 g/l;

 

Lacryma Christi bianco

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: giallo paglierino tenue;

odore: vinoso, gradevole;

sapore: secco, leggermente acidulo;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;

acidità totale minima: 4,5 g/l;

Lacryma Christi bianco spumante

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore:
Giallo paglierino, chiaro  (con bolle fini, persistenti)

odore: piacevole, delicato

sapore: secco, fresco

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12% vol.

acidità totale minima: 4,5 g/l

 

Lacryma Christi bianco liquoroso

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: giallo paglierino, chiaro

odore: piacevole, delicato

sapore: secco, fresco

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12% vol.

acidità totale minima: 4,5 g/l

 

Lacryma Christi rosso

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

 colore: rosso rubino più o meno intenso;

odore: gradevolmente vinoso;

sapore: asciutto, armonico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;

acidità totale minima: 5,0 g/l;

 

Lacryma Christi rosato

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: rosato più o meno intenso;

odore: gradevolmente fruttato;

sapore: asciutto, armonico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;

acidità totale minima: 5,0 g/l;

 

4. Cilento

5.Falerno del Massico

6. Castel San Lorenzo

7. Aversa 

RIFERIMENTO STORICO

La DOC Aversa è stata introdotta nel luglio 1993 e copre esclusivamente vini bianchi prodotti con il vitigno Asprinio. Gli studi sul DNA hanno dimostrato che l’Asprinio è identico alla varietà di Greco usata nel Greco di Tufo, ma tuttavia, il carattere dei vini tende ad essere molto diverso: L’Asprinio tende ad avere un’acidità molto elevata e questo fa sì che alcuni dei suoi vini possano invecchiare per un decennio o più.

I vini della Aversa DOC possono essere etichettati come Aversa o Aversa Asprinio, sebbene in pratica la maggior parte dei produttori ritenga commercialmente di includere il vitigno. Il nome Asprinio di Aversa è anche presente su alcune vecchie etichette. L’Asprinio di Aversa si presenta nelle due tipologie fermo e spumante. In alcuni vigneti sono sopravvissuti metodi di allevamento tradizionali, con le “viti maritate” ad alberate, che possono raggiungere altezze fino a 10 metri. Per la vendemmia sono necessarie scale e piattaforme aeree.

 

ZONA DI PRODUZIONE

Provincia di Caserta: Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola – Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno.

 Provincia di Napoli: Giugliano, Qualiano, Sant’Antimo.

VITIGNI

 “Aversa” Asprinio: Asprinio minimo 85%; Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve di altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione per le rispettive province di Caserta e di Napoli, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 15%.

“Aversa” Asprinio Spumante: da uve provenienti da vigneti Asprinio minimo 100%;

 

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

La resa massima, nel caso di impianti allevati ad alberata, non dovrà essere superiore ai 4 kg di uva per metro quadrato di parete e i 240 kg per ceppo con un numero massimo di 50 ceppi/ettaro. Nel caso di vigneti specializzati allevati a contro spalliera, la resa massima di uva per ettaro non deve essere superiore ai 12,00 tonn/ettaro.

 

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

E’ facoltà del Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali modificare, con proprio decreto, i limiti indicati per l’acidità totale e l’estratto non riduttore minimo.

 

Invecchiamento minimo

Aversa Asprinio

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

 colore: giallo paglierino più o meno carico;

 odore: intenso, fruttato, caratteristico;

sapore: secco, fresco, caratteristico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol.;

 acidità totale minima: 6,0 g/l;

 

Aversa Asprinio Spumante

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

spuma: fine e persistente;

colore: giallo paglierino più o meno intenso;

odore: fine, fragrante, caratteristico;

sapore: secco, fresco, caratteristico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;

acidità totale minima: 7,0 g/l;

 

8. Penisola Sorrentina

9. Campi Flegrei

10. Costa d’Amalfi

11. Galluccio

RIFERIMENTO STORICO

Si ha quindi nel comprensorio in esame il seguente quadro climatico: piovosità media, temperature primaverili estive estremamente favorevoli, ventosità di media intensità e frequenza.

La coltivazione della vite nella zona ha certamente tradizioni antiche.

 E’ possibile ritenere, con qualche fondamento, che il Falerno fosse prodotto anche in quest’area, sebbene nessuno studioso ha potuto stabilire con certezza dove fosse esattamente ubicato e quale estensione avesse l’ager falernus. Ancora lungo l’attuale Casilina è infatti possibile riscontrare antichi insediamenti agricoli ed in specie le c.d. “ville agricole” dedite alla coltivazione della vite e dell’olivo.

 

ZONA DI PRODUZIONE

I comuni: Conca della Campania, Galluccio, Mignano Monte Lungo, Rocca d’Evandro, Tora e Piccilli; tutti in provincia di Caserta.

 

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

 La resa massima dell’uva in vino finito non deve essere superiore al 70%. Qualora superi questo limite, ma non il 75%, l’eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine controllata. Oltre il 75% decade il diritto alla denominazione di origine controllata per tutto il prodotto.

 

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE 

Nelle annate favorevoli i quantitativi di uve ottenuti e da destinare alla produzione dei vini a DOC “Galluccio” devono essere riportati nei limiti di cui sopra, fermi restando i limiti resa uva/vino per i quantitativi di cui trattasi, purché la produzione globale non superi del 20% i limiti medesimi

  

INVECCHIAMENTO MINIMO

almeno due anni, di cui uno in botte, può portare in etichetta la specificazione “riserva”.

 

Bianco

VITIGNI

  Falanghina minimo 70%

 Possono concorrere alla produzione di detto vino, da soli o congiuntamente, altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei e/o in osservazione, ammessi alla coltivazione nella Provincia di Caserta, fino ad un massimo del 30%.

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA   

12,00 tonn./ettaro

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: giallo paglierino più o meno intenso;

odore: delicato, fruttato, caratteristico;

sapore: secco, fresco, armonico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;

acidità totale minima: 5,0 g/l;

 

Rosso (anche riserva)

VITIGNI

“Galluccio” rosso

Aglianico minimo 70% Possono concorrere alla produzione di detti vini, da soli o congiuntamente, altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, idonei e/o in osservazione, ammessi alla coltivazione nella provincia di Caserta, fino ad un massimo del 30%.

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA   

11,00 tonn./ettaro 8.

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: rosso rubino più o meno intenso, tendente al granata con l’invecchiamento;

odore: gradevole, delicato, caratteristico;

 sapore: asciutto, fresco, armonico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;

acidità totale minima: 5,0 g/l;

Rosato

VITIGNI

Aglianico minimo 70% Possono concorrere alla produzione di detti vini, da soli o congiuntamente, altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, idonei e/o in osservazione, ammessi alla coltivazione nella provincia di Caserta, fino ad un massimo del 30%.

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

 11,00 tonn./ettaro 8

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: rosa più o meno intenso;

odore: delicato, fruttato, caratteristico;

sapore: secco, fresco, armonico;

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;

acidità totale minima: 5,0 g/l;

 

12. Sannio

13. Irpinia

14. Casavecchia di Pontelatone

RIFERIMENTO STORICO

La storia più diffusa inerente a questo vino racconta che esso abbia avuto origine da seme, nei pressi di un antico rudere (del quale esistono ancora oggi i muri perimetrali), situato nei pressi della vecchia masseria denominata “Ciesi”, nel comune di Pontelatone. Fu verso la fine del XIX secolo che venne scoperta dal proprietario del rudere (Scirocco Prisco) la prima vite di Casavecchia.

Si dice che gente del posto iniziò a dire in gergo dialettale “l’uva é chella casa vecchia” da cui derivò appunto il nome “Casavecchia”.

Per la mancanza di documenti storici e di testimonianze attendibili, non si può essere certi del fatto che sia nata effettivamente da un seme.

Esistono ipotesi alternative: si potrebbe pensare realmente ad una vite nata da seme ma molto tempo prima del suo rinvenimento, ma anche l’ipotesi secondo la quale una popolazione del vitigno Casavecchia era già diffusa nella zona e che nei pressi del vecchio rudere un’unica pianta sia sfuggita all’abbandono e alla successiva estinzione.

Avvenimenti storici documentano che tra il XVI e la metà del XIX sec il bacino del mediterraneo fu interessato da un grande ciclo di freddo e umido; in Campania ciò si può ritenere concluso dall’epidemia di oidio che nel 1851 colpì la viticoltura, danneggiando e/o distruggendo vigneti ed arbusteti.

Esiste un’indubbia ed inequivocabile collimazione geografica oltre che temporale tra la documentata relazione sull’infestazione oidica del 1851 e i fatti emersi dalle testimonianze dei due figli del Prisco Scirocco.

 

ZONA DI PRODUZIONE

La zona di produzione delle uve usate per produrre questo vino comprende l’intero territorio amministrativo del comune di Liberi e Formicola e parte dei comuni di Pontelatone, Caiazzo, Castel di Sasso, Castel Campagnano, Piana di Monte Verna e Ruviano, tutti in provincia di Caserta.

 

VITIGNI  Casavecchia n. minimo 85%; possono concorre altri vitigni a bacca rossa non aromatici idonei alla coltivazione per la Regione Campania, fino a un massimo del 15%

 

RESA MASSIMA PER ETTARO D’UVA

La produzione massima di uve ammesse per i vini “Casavecchia di Pontelatone” per ettaro di coltura specializzata, non deve essere superiore, a 9 uva/ton sia per il rosso che per il riserva.

(Nelle annate più favorevoli le quantità di uve destinante alla produzione la resa unitaria non superi per più del 20 % i limiti stessi. Superata la percentuale del 20%, tutta la produzione decade dal diritto alla rivendicazione della denominazione di origine).

La resa massima delle uve in vino non deve essere superiore al 70% (se la resa uva/vino supera questo limite, ma che non sia più del 5% del vino totale finito, l’eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine controllata e garantita).

 

CARATTERISTICHE SENSORIALI E ORGANOLETTICHE

colore: Rosso rubino più o meno intenso, tendente al granato con l’invecchiamento

odore: intenso, persistente, caratteristico

sapore: secco, sapido, giustamente tannico, morbido e di corpo

 

CARATTERISTICHE ENOLOGICHE

titolo alcolometrico volumico minimo totale: rosso 12,50% Vol, riserva 13,00%Vol.

 acidità totale minima: 5,0 g/l

 

INVECCHIAMENTO MINIMO

Deve essere sottoposto a un periodo minimo di invecchiamento obbligatorio di due anni di cui almeno uno in legno.

Per la tipologia “riserva” l’invecchiamento deve essere di non meno di tre anni di cui almeno 18 mesi in legno.

 

15. Falanghina del Sannio

 

VINI   I.G.T.  

  1. Colli di Salerno

  2. Dugenta

  3. Epomeo

  4. Paestum

  5. Pompeiano

  6. Roccamonfina

  7. Beneventano

  8. Terre del Volturno

  9. Campania

  10. Catalanesca del Monte Somma

 

 

Sitografia

https://www.lavinium.it/le-doc-della-campania-taurasi/

http://www.vinostore.it/Schedevino/campania63.htm

http://www.vinostore.it/campania.php

https://www.lavinium.it/le-doc-e-docg-della-campania/

http://www.agricoltura.regione.campania.it/viticoltura/vite_home.htm

https://www.hellotaste.it/turismo-enogastronomico/campania/campania-terra-di-vulcani-e-grandi-vini

 

Campania