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La conquista di una nuova India: le Americhe (1444-1500)

Il crollo dell’impero dei Mongoli condusse l’Europa ad una nuova fase commerciale, nella quale stati e mercanti del nostro continente dovettero cercare vie alternative per trasportare le mercanzie dall’India verso l’Europa e viceversa. Ciò avvenne perché i traffici, in medio oriente, erano interrotti dai mercanti turchi, musulmani, con i quali i sovrani della cristianità non volevano affatto fare affari.

Dopo gli scontri e le riforme coincidenti con la Guerra dei cent’anni (tra Francia e Inghilterra, conclusasi nel 1453 con la vittoria dei francesi), l’unificazione spagnola, con il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona (dopo il 1469), e il tentativo di circumnavigare l’Africa da parte dei portoghesi (sin dal 1444, quando arrivarono a Capo Verde, nel centro dell’Africa, la parte più a ovest del continente), si capi che solo avendo alle spalle un forte stato centralizzato sarebbe stato possibile organizzare spedizioni navali ed esercitare un controllo forte sulle colonie distanti dall’Europa.

Tra le principali imprese di navigazione dell’epoca, oltre alla scoperta delle Americhe di Colombo nel 1492, ricordiamo che Bartolomeo Diaz doppiò in nome e per conto della monarchia portoghese il capo di Buona Speranza (ovvero la punta più a sud dell’Africa, ora in Sud Africa), permettendo, nel 1498, a Vasco da Gama di arrivare in India circumnavigando l’Africa.

Colombo partì da Cadice nell’agosto 1492; egli pensava, sulla scorta del geografo fiorentino Paolo Toscanelli, che la terra fosse sferica, ma avesse un diametro molto più ridotto del reale. Per questo decise, supportato dai due re cristianissimi di Spagna, di provare ad arrivare nelle Indie affrontando un viaggio di circa 4500 km (nella realtà, tra Spagna e Giappone ci sono circa 20000 km da percorrere). Non aveva infatti tenuto conto dell’esistenza di un continente intermedio: l’America.

Se Colombo fu il primo ad arrivare nell’attuale Salvador, in centro America, il suo prosecutore, Amerigo Vespucci (navigatore che dette il nome al nuovo continente) esplorò le coste americane; ad inizio ‘500 i fratelli Caboto esplorarono le coste del nord America per conto degli inglesi e, per ultimo, il portoghese Ferdinando Magellano, nel 1519, compì il periplo della terra, ovvero circumnavigò tutta la terra, tornando in Spagna solo tre anni dopo.

Gli errori di calcolo e navigazione, se resero insopportabili, per i costi e la lunghezza, i viaggi verso le Indie, permisero agli europei di conoscere il continente americano, che si scoprì abitato da popolazioni autoctone (locali) chiamate amerinde (indigeni dell’America). Tre di esse avevano sviluppato invidiabili imperi: gli Aztechi (in Messico), i Maya (nella penisola dello Yucatan, in centro America) e gli Inca (tra Ecuador e Cile).

Queste conquiste diedero modo agli europei di maturare un forte senso di superiorità rispetto alle altre popolazioni del mondo: solo loro infatti avevano squarciato il velo di mistero che gravava sulle terre sconosciute e di scoprirle prima di tutti. L’invenzione della stampa a caratteri mobili (Gutenberg), l’idea umanistica della centralità dell’essere umano nella natura e il rafforzamento dei grandi stati centralisti (raccolti ovvero attorno ad un unico re, come Francia, Inghilterra, Spagna e Portogallo) provocò il progressivo crollo dell’importanza del bacino del Mediterraneo e l’apertura delle merci verso l’oceano Atlantico.

L’attività mercantile, nel Cinquecento, così come quella di conquista di nuovi territori in America, causarono la nascita del capitalismo su scala più larga rispetto a quello comunale o regionale, venendo a togliere ai feudatari il ruolo sociale centrale che da secoli gli europei avevano riconosciuto loro.

Oltre a ciò, il colonialismo europeo finì ben presto con il sottomettere, sfruttare e far estinguere numerose popolazioni di origine americana, incapaci di reagire non solo alle armi spagnole ma anche a virus e batteri europei, sino ad allora mai affrontati. I Conquistadores, i coloni europei, ebbero la meglio velocemente sugli indigeni americani perché essi erano composti da persone che non avevano futuro in Europa: molti contadini o soldati che non avrebbero mai potuto arricchirsi in Europa, si lanciarono in questa impresa, condita anche dalla superstizione degli amerindi, che negli europei vedevano degli inviati dagli dei. Lo scontro potenziale tra Portogallo e Spagna venne in parte sedato dal trattato di Tordesillas del 1493, col quale i Portoghesi si diressero per lo più verso Africa e Asia (con l’eccezione del Brasile) e gli Spagnoli si dedicarono alla conquista delle Americhe del centro e del sud (che ancora oggi parlano quella lingua, non casualmente).

Questo articolo riassume le pagine 181-184, 192-193, 196-198 del libro di storia delle classi terze.

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